Star Trek: Discovery 2×05 – Saints of Imperfection | Recensione

Pubblicato il 15 Febbraio 2019 alle 18:10

Con Tilly scomparsa, “rapita” dal fungo-alieno multidimensionale collegato alle Spore, la Discovery sembra aver intercettato la nave di Spock.

Avevamo lasciato Star Trek: Discovery la scorsa settimana con un episodio denso – la nostra recensione QUI – che aveva filtrato le influenze, oramai chiarissime, della serie classica con un taglio decisamente abramsiano consegnandoci un episodio tutto incentrato su Burham, e con un Saru in grande evidenza, e sulla ricerca di Spock che però aveva avuto anche il merito di rivitalizzare il filone narrativo legato alle spore.

Pur avendo apparentemente esaurito la sua spinta narrativa, l’elemento era stato rivitalizzato da una svolta decisamente sci-fi: il fungo si era nuovamente legato a Tilly e Stamets era riuscito a comunicare con il parassita il quale aveva rivelato che le spore erano un universo depredato dai continui salti della Discovery. L’episodio poi si era concluso con il rapimento di Tilly da parte del fungo…

L’episodio di questa settimana intitolato Saints of Imperfection vede Stamets lavorare alacremente per capire se Tilly è ancora viva, dove effettivamente sia finita ed eventualmente come soccorrerla. La Discovery tuttavia non può permettersi distrazioni e incrocia finalmente la rotta della nave con cui Spock è in fuga.

Una volta abbordata però nella navicella Pike e Burnham si troveranno di fronte… il Capitano Georgiou.

Anche la misteriosa Section 31 è infatti sulle tracce di Spock e pur non rivelando le proprie motivazioni la Georgiou esige che la Discovery fornisca tutte le informazioni che ha sul fuggitivo e che si lavori di concerto lasciando così sulla nave un agente.

Mentre Burnham capisce che presto dovrà rivelare a Pike chi sia veramente la Georgiou, Stamets comprende che Tilly è viva ed è stata “semplicemente” teletrasportata nell’universo delle spore. La soluzione allora sembra a portata di mano: effettuare un salto “a metà” usando la Discovery come “fermaporta” e permettendo così il recupero di Tilly.

Proprio Tilly intanto si è svegliata nell’universo delle spore con May – il fungo – che le spiega come ci sia qualcosa che stia distruggendo il delicato ecosistema. Stamets e Burnham giungono nell’universo delle spore e apprendono da Tilly e da May la gravità del problema che si manifesta in una maniera inaspettata. Il ritorno nel nostro universo richiederà uno sforzo da parte di tutti, umani e spore comprese.

Saints of Imperfection capitalizza su quello che era stato il climax/cliffhanger dello scorso episodio abbracciando in toto una componente decisamente sci-fi per certi versi “moderna” e lontana dai canoni classici del franchise.

Il recupero di Tilly è il volano di tutto l’episodio, recupero che fa sponda con le vicende di Stamets con una componente drama ben dosata, e soprattutto che crea la giusta tensione nella parte centrale dell’episodio, e la cui risoluzione non solo richiede una grossa suspension of disbelief ma lascia qualche ragionevole dubbio sulla sua effettiva utilità.

L’episodio ha però anche il merito di inserire la Section 31 in maniera sempre più organica nella serie: se nel terzo episodio si inseriva nella macrotrama, in questo episodio si inserisce di prepotenza nella trama orizzontale di questa seconda stagione.

Ottima la regia che tiene altissima l’attenzione dello spettatore grazie a soluzione spettacolari che strizzano l’occhio sia a J.J. Abrams sia al classico L’Ira di Khan ma anche al franchise Alien.

Star Trek: Discovery continua la sua “lenta” ma inesorabile costruzione aggiungendo cesellando piccoli ma essenziali tasselli che compongono il mosaico, complesso, delle trame e dei rapporti fra i personaggi.

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