Black Lightning 2×01 – The Book of Consequences, Chapter One: Rise of the Green Light Babies | Recensione

Pubblicato il 10 Ottobre 2018 alle 17:00

Dopo una prima stagione carica di buoni propositi ritorna Black Lightning: riuscirà questa seconda stagione a concretizzare il potenziale visto lo scorso anno?

Black Lightning è stata l’oggetto misterioso della passata stagione televisiva targata The CW/DC. La serie, partita discretamente e con premesse estremamente nobili, si era poi persa risultando alla fine della sua corsa un po’ acerba e soprattutto delineandosi come un lungo prologo senza riuscire a capitalizzare sulla risonanza dei temi sociali che timidamente si erano affrontati in alcuni episodi.

Se volessimo riassumere il meglio ed il peggio della prima stagione si potrebbe tranquillamente dire che da un lato la mancanza di un villain vero e proprio aveva reso la serie, soprattutto nella parte centrale della stagione, abbastanza evanescente mentre le sottotrame delle due figlie dell’eroe, Anyssa e Jennifer, e dei loro poteri nascenti, avevano dato un tocco fresco alla serie trasformando Jefferson Pierce quasi in un mentore, prospettiva inedita e interessante.

Avevamo lasciato Black Lightning sventare i piani della ASA, l’agenzia che con i suoi esperimenti aveva creato metaumani come lui, che avevano minacciato tutta la popolazione di Freeland e nel contempo gestire i poteri nascenti delle due figlie che, in maniera diametralmente opposta, avevano reagito alla rivelazione che il padre era l’eroe Black Lightning. All’orizzonte intanto Tobias Whale aveva iniziato a riorganizzarsi forte delle “informazioni” trafugate proprio alla ASA.

La premiere della seconda stagione – intitolata The Book of Consequences, Chapter One: Rise of the Green Light Babies – poggia tutta sulle conseguenze della battaglia avvenuta alla Garfield High e sulle azioni della ASA.

La scuola è per il momento chiusa e Jefferson è sotto investigazione per non essere stato lì al momento dell’attacco – in realtà era lì come Black Lightning ma questo al consiglio scolastico non interessa – mentre Lynn è interrogata dalla ASA circa i soggetti rapiti e posti in stasi da Proctor, l’agente ribelle che aveva dato il via l’operazione a Freeland.

Mentre nelle retrovie succede questo, le strade di Freeland sono pervase dal timore della Greenlight, la droga con cui la ASA rintracciava possibili metaumani, e che rischia di trasformarsi proprio in una fobia da metaumani, lo sa bene Jenn che ha ancora problemi ad accettare e soprattutto gestire i suoi poteri rischiando di ferire proprio la madre.

Anyssa dal canto suo prende di petto la situazione e, con la comunità bisognosa di denaro per portare avanti la battaglia legale contro il governo e la ASA, decide di iniziare dei piccoli raid contro le maggiori famiglie criminali della città.

Jefferson intanto deve piegarsi all’evidenza: l’ispettore Henderson ha scoperto la sua identità. Sarà un prezioso alleato? Al centro delle preoccupazioni dell’eroe però si staglia la valigetta trafuga a Proctor che pare contenere “informazioni” vitali e che sappiamo essere in mano a Tobias Whale…

Formula vincente non si cambia ma sicuramente si può rendere più organica e in tal senso Black Lightning inizia molto bene la sua seconda stagione.

Sfruttando un inedito ritmo estremamente teso, “The Book of Consequences, Chapter One: Rise of the Green Light Babies” non solo fa il punto della situazione, e delle molte sotto-trame ancora aperte dalla prima stagione, ma cerca di farle convergere in un unico filone narrativo dalla molteplici sfaccettature.

E’ una scelta sicuramente coraggiosa da parte degli showrunner che però, almeno per questo primo episodio, funziona cristallizzandosi superbamente nel dialogo fra Lynn e Jefferson sull’idea di aiutare il prossimo e sull’idea stessa dell’eroe e di indossare un costume – riflessioni “classiche” in ambito supereroistico ma sempre pregnanti.

Questa season premiere è ben lungi dall’essere un episodio perfetto – le ingenuità non mancano e la mancanza di un villain vero si fa sempre sentire – tuttavia non solo dal punto di vista della scrittura ma anche da quello registico la serie sembra volersi ispirare a certe serie Netflix supereroistiche: basti raffrontare i movimenti di camera delle due scene d’azione dell’episodio oppure la particolare attenzione proprio ai dialoghi e all’intreccio fra i personaggi.

Black Lightning sembra voler maturare, pur in modalità poco ortodosse, un proprio “stile” il che unito a qualche piccola ma sostanziale correzione potrebbe portare la serie davvero a fare il proverbiale salto di qualità. Inizio senz’altro incoraggiante.

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