Io le pago – Chester Brown – Recensione

Pubblicato il 14 Febbraio 2012 alle 11:23

Uno dei più importanti autori del fumetto nordamericano confessa le sue esperienze di sesso a pagamento in un libro discusso e controverso.

Nell’ultimo anno, dei termini prostitute ed escort si è sentito spesso parlare nel nostro paese, talvolta (se non nella maggioranza dei casi) con molta poca conoscenza dell’argomento. Telegiornali e talk show hanno dibattuto del fenomeno, programmi d’approfondimento come Le Iene lo hanno sviscerato, perfino un regista come Steven Soderbergh lo ha voluto raccontare in un pregevole film del 2009: The Girlfriend Experience, mai distribuito in Italia. Insomma la tematica è sempre stata attuale, ma pare che nell’ultimo periodo questa pratica sia divenuta sempre più evidente.

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Nel campo del fumetto arriva finalmente Chester Brown a fare chiarezza, colmando una delle lacune del dibattito, quella del cliente.

Generalmente infatti, “l’utilizzatore finale” di prostitute tende a nascondersi, vergognarsi, esercitando il sesso a pagamento nell’ombra. Ma non è certo il caso di Brown, che, come afferma Robert Crumb nella sua (tutto sommato innocua) introduzione: non è di questo pianeta, e non solo non prova vergogna per quello che fa, ma lo racconta serenamente ai suoi amici, e ci guida anche fra le sue convinzioni e teorie in merito.

La storia inizia laddove molte finiscono, con la rottura del rapporto con la sua ultima fidanzata Sook-Yin. Un rapporto amoroso che termina, ma, in modo molto particolare, non del tutto. Perché Brown e la ragazza continuano a convivere nello stesso appartamento, mentre lei comincia a frequentare un altro uomo. Lui non viene mosso da gelosia, anzi, con la razionalità emotiva che gli è tipica, comincia a mettere le cose in prospettiva. L’osservazione del loro rapporto così a stretto contatto, e contemporaneamente in modo così distaccato, gli permette di rendersi conto di tutti quei problemi che concorrono a funestare una relazione amorosa. Ben presto, nei discorsi con parenti e amici (fra i quali hanno una parte importante gli altri grandi esponenti del fumetto autobiografico Seth e Joe Matt) Brown arriva a formulare una sua verità sui rapporti umani, di amicizia o amorosi che siano.

La serenità della liberazione da un rapporto oppresso da regole e responsabilità, dura fino a quando il desiderio sessuale torna a farsi sentire. A quel punto, il protagonista comincia a vagliare l’ipotesi di affidarsi alla prostituzione. Un ambiente in cui inizialmente si muove con titubanza, per poi acquisire sempre più dimestichezza, sia con il sistema dei bordelli che con le ragazze stesse. Così, con l’andare del tempo, Chester Brown si accorge di quanto quest’esperienza sia piacevole e giovi alla sua vita, senza mai scontrarsi con il sentimento di aridità o vergogna che i suoi amici esprimono per lui. La concretezza dei suoi incontri va a scontrarsi con l’astrazione delle parole che lo giudicano. Psicologicamente e fisicamente, l’ingresso nell’universo delle escort, fatto di un piacevole scambio di favori, gli apre la mente a tutta una serie di convinzioni e certezze a proposito del sesso e dell’amore.

Una questione che l’autore prende piuttosto seriamente, come testimoniato dal corposo apparato finale di note e appendici in cui spiega e affina il suo punto di vista, citando saggi sull’argomento, sia pro che contro, per arrivare ad auspicare una più corretta e matura concezione della pratica della prostituzione, priva di pregiudizi morali o religiosi. Ed è indubbio che grazie alla natura del suo lavoro, Brown riesca a smuovere le coscienze, anche le più perentorie.

La precisione, la trasparenza con la quale gli eventi vengono narrati, è certamente la forza del racconto. Chester Brown non si, e non ci, risparmia niente di sé e di ciò che vive. Ogni appuntamento viene descritto dettagliatamente, con tanto di date e citazione degli esatti dialoghi. Le ragazze e i luoghi vengono camuffati per rispetto della loro privacy, ma il protagonista si mostra senza indulgenza anche nei lati più negativi e, fondamentalmente, istintivi. Il sesso, sebbene sia il protagonista della storia, non viene mai spettacolarizzato. Anzi, l’autore lo rinchiude come tutto il resto nella sua fitta e immutabile gabbia di vignette, piccole ed eguali, in uno stile lontano anni luce da quello del tipico fumetto mainstream. Tratteggiandosi sempre con la medesima espressione, Brown punta ad una sorta di effetto di straniamento brechtiano, allontanando l’emotività dal lettore per fargli invece esercitare la sua razionalità.

Un fumetto per adulti quindi, ma non pornografico. Lo sforzo ultimo dell’autore canadese, infatti, è quello di suscitare una sofisticata riflessione. Non solo nei confronti del sesso a pagamento, ma più in generale sulla verità che sta dietro i nostri rapporti con le altre persone. La monogamia è il nostro destino? Il matrimonio è l’unica forma corretta di condivisione di un rapporto? La ricerca della soddisfazione e dell’appagamento, deve scontrarsi con le convenzioni sociali? E soprattutto, l’amore romantico esiste? Probabilmente, dopo il finale del libro, nemmeno lo stesso Brown ha più alcuna certezza in merito. Ma in fondo, l’importante non è tanto la risposta, quanto porsi la domanda.

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