Yellowstone 1×01 – Daybreak | Recensione

Pubblicato il 27 Giugno 2018 alle 15:00

Taylor Sheridan e Kevin Costner insieme per una serie TV in 10 parti dai toni crepuscolari che affonda le sue radici nel drama più classico.

Taylor Sheridan è lo sceneggiatore e regista dietro i film più abrasivi e ficcanti degli ultimi anni: Hell or Highwater, Soldado, Wind River solo per citarne alcuni. Con il suo stile crudo ed essenziale ma anche profondo e malinconico è diventato la voce di una certa cinematografia americana che non ha paura di mostrare lati nascosti e decadenti dell’America moderna e a cavallo fra il suo presidente più illuminato e quello più controverso.

Era lecito quindi avere aspettative piuttosto alte per questo nuovo progetto televisivo che vede Sheridan coinvolto nel triplice ruolo di sceneggiatore, regista e produttore intitolato Yellowstone e che coinvolge anche l’icona del cinema americano che meglio si adatta alle tematiche da lui predilette ovvero quel Kevin Costner che per primo, in era moderna, aveva scoperchiato il Vaso di Pandora delle contraddizioni americani con il seminale western Balla coi Lupi e che ritorna in TV dopo l’ottima mini-serie Hatfields & McCoys realizzato con History Channel nel 2012.

Le vicende di Yellowstone si svolgono in Montana e ruotano intorno alla ricca famiglia Dutton e al suo patriarca John Dutton (Kevin Costner) che ha fatto dell’allevamento di bestiame e del suo ranch – grande quanto il Rhode Island ci viene detto nel corso del primo episodio – e quindi dei vasti possedimenti terrieri, la sua principale fonte di guadagno. Ma la valle in cui sorge il ranch è l’obbiettivo di numerosi speculatori edilizi che vogliono costruire centri residenziali, ambientalisti ed è schiacciato contro la riserva indiana il capo nuovo capo tribù non nasconde di voler espandere il territorio della riserva con obbiettivi politici oltre che economici.

Questo primo episodio – intitolato Daybreak e della durata di 90 minuti circa – si snoda agilmente nel presentare il ricco mondo della serie con Dutton e i suoi numerosi, ed eterogenei, figli legittimi e non e una serie di personaggi secondari e antagonisti ma il cuore del plot è rappresentato da un “furto” di bestiame. Alcuni abitanti della riserva infatti, tagliando la recinzione con il ranch, si appropriano di alcuni capi di bestiame che Dutton è intenzionato a recuperare. Tuttavia l’operazione avrà un risvolto drammatico che lo costringerà ad utilizzare d’ora in poi il pugno di ferro contro i “trapiantati” che voglio trasformare la “sua” valle.

Già in questo primo episodio è impossibile non notare come tutti gli stilemi tipici di Sheridan vengano “riposizionati” per il mezzo meno costrittivo, in termini di minutaggio, che è la serie TV.

C’è l’amore per una America incontaminata eppure minacciata da una modernità spersonalizzante, c’è il tema della frontiera riletto e capovolto in chiave moderna – qui è l’uomo bianco a doversi difendere dall’assalto dei suoi simili e dei nativi – e c’è quel lirismo secco ma penetrante di alcune immagini più che di alcuni dialoghi, che pure non mancano, che rendono Yellowstone un prodotto estremamente “adulto”.

Pur presentato come un “wester moderno”, la serie deluderà chi si aspettava più azione, visto anche le pellicole citate in apertura di recensione, piegandosi in favore sì del genere western, ma quello di John Ford, e soprattutto al drama più classico della serialità televisiva americana. La trama, i personaggi e le situazioni non sprizzano originalità sia ben chiaro ricordando il sottovalutatissimo Longmire di qualche anno fa se non addirittura il mitico Dallas epurato, almeno per il momento, dei tratti più soapoperistici.

Sheridan quindi dal punto di vista della sceneggiatura introduce i personaggi ma fornisce pochi dettagli, lasciando l’approfondimento agli episodi successivi, mentre dal punto di vista registico non abbandona alcune scelte stilistiche spiccatamente cinematografiche come l’utilizzo di campi lunghissimi e le riprese dall’alto suo vero segno d’istintivo.

Menzione speciale va anche alla performance di un Kevin Costner perfettamente a suo agio non solo nei panni di un uomo di frontiera ma anche di un patriarca duro e inflessibile. Un personaggio il suo che non mancherà di stupire nel corso della stagione visto anche i piccoli indizi disseminati nel corso dell’episodio.

Il primo episodi di Yellowstone è una lunga e piacevolissima introduzione. Trame e intrecci devono ovviamente ancora maturare così come i personaggi ma a uno sceneggiatore del calibro di Sheridan si concede benissimo il beneficio del dubbio nella speranza che il senso di “già visto” avuto in alcuni momenti di questo primo episodio scompaia.

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