Intervista a Paul Azaceta, il disegnatore di Outcast – Napoli Comicon 2018

Pubblicato il 1 Maggio 2018 alle 17:30

Dalla collaborazione con Robert Kirkman, alla sua passione per l’horror e le crime-story.

Paul Azaceta è il disegnatore di Outcast, la serie horror a cui Robert Kirkman ha iniziato a lavorare dopo il grande successo di The Walking Dead. Ma al di là dei lavori per Skybound il fumettista statunitense ha collaborato anche con Marvel e Dark Horse Comics.

Azaceta è stato ospite di Saldapress (la casa editrice che pubblica Outcast in Italia) al Napoli Comicon 2018. Abbiamo avuto la possibilità d’intervistarlo e di porgli alcune domande.

Ciao Paul, Benvenuto su MangaForever.

Ciao a tutti!

Outcast è un fumetto a metà tra thriller, noir e horror. Ci sono dei particolari riferimenti cinematografici e fumettistici che hai utilizzato, e che avevi tra i tuoi preferiti per questa serie?

«Adoro l’horror, ed ho cercato di portare in Outcast più influenze possibili da questo genere. Mi sono rifatto molto alle atmosfere dei film di John Carpenter, dell’Hellraiser di Clive Barker, e poi anche a pellicole come l’Esorcista, e Suspiria».

Gran parte dei tuoi fumetti sono realizzati in bianco e nero, ma l’edizione americana di Outcast è stata pubblicata a colori. La versione italiana proposta da Saldapress in Italia invece ha voluto mantenere il bianco e nero. Ne sei soddisfatto?

«Per la realizzazione dell’edizione americana ho lavorato a stretto contatto con la colorista  Elizabeth Breitweiser. Ho aggiunto al bianco e nero dei toni di grigio sui quali lei si è rifatta per inserire i colori, ed Il risultato finale è stato fantastico. Però quando ho visto la versione italiana in bianco e nero sono rimasto davvero contento. In quella versione vedo il mio lavoro originale, anche perché la maggior parte della mia produzione è in bianco e nero, è uno stile che amo».

Hai anche lavorato sul fumetto supereroistico. C’è un supereroe che ti piacerebbe particolarmente disegnare?

«Il mio supereroe preferito è Daredevil, e fortunatamente ci ho già lavorato. Daredevil incarna tutto ciò che amo in un fumetto, perché sono cresciuto leggendo Spiderman, Batman e Superman, ma adoro anche le crime-story, e Daredevil unisce il crime con il supereroistico. Tra l’altro in Matt Murdock ci rivedo qualcosa di personale: mia mamma era una persona molto religiosa, così come l’alter-ego di Daredevil. Perciò trovare un fumetto che incarnasse le mie passioni fumettistiche e le mie esperienze personali, e disegnarlo, è stato fantastico».

Come ti trovi a lavorare con Robert Kirkman? Come funzionano le vostre collaborazioni?

«Robert è molto aperto nei miei confronti, mi dà sempre libertà di cambiare qualcosa nelle sceneggiatura, anche se sono così solide che lascio quasi sempre tutto invariato. Non è uno di quegli sceneggiatori che dice “fai questa cosa esattamente nel modo in cui te l’ho descritta”, anzi, a volte mi dice “non sono convinto di questa cosa, perciò falla più bella possibile”. Mi fa capire esattamente che immagine ha in testa, e me la lascia completare. E mi piace molto lavorare in questo modo».

Cosa ne pensi dell’invasione dei fumetti in televisione ed al cinema, visto anche che lo stesso Outcast è diventato una serie televisiva?

«Robert Kirkman quando ha iniziato a lavorare sulla trasposizione in tv di Outcast aveva già lavorato parecchio sulla serie televisiva di The Walking Dead, perciò sapeva esattamente cosa voleva e in che direzione bisognava andare per mantenere lo spirito del fumetto. E ne è uscita una gran bella serie televisiva. Le trasposizioni di Hollywood possono rovinare un fumetto, invece la serie tv di Outcast è fantastica, e ne sono contento».

Stai lavorando a qualche altro progetto?

«La produzione di Outcast porta via gran parte del mio tempo, però ho tante idee in mente ed appena ne avrò la possibilità ho intenzione di realizzare qualcosa di mio».

Grazie mille Paul.

Grazie a voi!

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