The Flash 4×19 – Fury Rogue | Recensione

Pubblicato il 26 Aprile 2018 alle 15:00

There is not outrunning grief…

The Flash si sta avvicinando a piccoli, piccolissimi passi verso il season finale. In tal senso l’episodio della scorsa settimana – la nostra recensione qui – aveva mostrato la cronica indecisione della serie in termini di tono e soluzioni stilistiche risollevandosi solo nel finale con l’ennesima stoccata di Thinker che aveva in un colpo solo conquistato il corpo di Ralph e eliminato direttamente Killer Frost e indirettamente Wells.

L’episodio di questa settimana, intitolato Fury Rogue, inizia subito con una importante rivelazione: l’utilizzo improprio del “cappello da pensatore” ha alterato la mente Wells che inizierà progressivamente a regredire. Intanto Barry cerca di elaborare il lutto dopo la perdita di Ralph ma dovrà fare i conti con la prossima mossa di Thinker: catturare Neil Borman, ovvero il meta-umano con poteri radioattivi Fallout.

Il Team Flash decide quindi di prendere in consegna l’uomo ma adottando alcune precauzione per evitare che un attacco di Thinker causa un olocausto nucleare, contattare Leo Snart, il Captain Cold di Terra-X, per sfruttare la sua pistola congelante. Peccato però che Snart non sarà l’unico a saltare da una dimensione all’altro… anche la Black Siren di Terra-X arriva a Central City con l’intenzione di catturare proprio Fallout…

Sarà proprio Siren-X a sconvolgere i piani di Thinker, che per la prima volta sembra non aver calcolato tutte le variabili per la realizzazione del suo piano, rapendo Fallout, Joe e Caitlin e barricandosi nella centrale di polizia.

Flash dovrà dare fondo a tutte le sue forze, non tanto in termini fisici quanto emotivi, per evitare una strage e consegnare così Fallout all’ARGUS e apparentemente sventando il piano sia di Siren-X che di Thinker.

Utilizzando la formula del “villain della settimana”, Fury Rogue riesce benissimo a capitalizzare quello che era stato il finale dell’episodio della scorsa settimana. Con la morte di Ralph infatti showrunner e sceneggiatori avevo nettamente alzato la posta in gioco, specialmente dal punto di vista emotivo, dello scontro fra Barry e Thinker.

Il perno su cui ruota l’episodio è quindi le conseguenze di questa perdita su Barry che si sente del tutto responsabile.

A differenza di altri tentativi simili nel passato, anche recente della serie, qui la componente drama viene diluita in maniera sapiente grazie al supporto di un Leo Snart/Wentworth Miller davvero stellare non solo nell’interpretare la versione alternativa di Captain Cold in maniera impeccabile ma nell’individuare, attraverso alcune linee di dialogo davvero azzeccate, quella che è lo stato emotivo di Barry senza appesantirla, soprattutto per i telespettatori. Il confronto fra i due assume quindi toni “critici” anziché melodrammatici facendo uscire rafforzati entrambi i personaggi.

Se per Wentworth Miller si tratta di un’ottima uscita di scena “definitiva” dalla serie – gli showrunner e gli sceneggiatori si sono lasciati aperti la solita immancabile possibilità – per la prima volta la serie riesce ad inquadrare la grandezza del personaggio di Flash grazie proprio a Cold: la compassione e la pragmaticità del Velocista Scarlatto come tratti distintivi rispetto agli altri eroi dell’Universo DC.

La sceneggiatura è tutto sommato semplice ma efficace grazie ad una regia che non si perde in fronzoli e bada a mantenere alto il ritmo.

Gli unici punti interrogativi di Fury Rogue solo legati da una parte alla sottotrama di Wells – probabile a questo punto che sia uno degli elementi risolutori nel finale di stagione – e dall’altra a Thinker. Il villain è da qualche episodio stato defilato e anche questa settimana la sua entrata in scena sapeva di già visto così come l’idea del “grande piano” sta iniziando a risultare stantia perché non supportata neanche da piccoli indizi che possano rendere il villain nuovamente interessante come nella prima metà di stagione.

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