Tom Clancy’s THE DIVISION: “New York, New York” – RECENSIONE

Pubblicato il 21 Marzo 2016 alle 15:30

“New York, New York” cantava parecchie decine di anni fa Frank Sinatra, raccontando una città piena di genio e possibilità. D’altronde da sempre si è trattato di una delle città più belle e ammirate del mondo, amata meta di sogni e turisti. Proprio per il posto che occupa nei ricordi e nel cuore di molte persone, all’annuncio di “The Division” molte persone si erano giustamente interessate.

Osservare le strade di New York coperte di neve, in preda alla desolazione ed alle conseguenza di un’epidemia che ha messo in crisi una delle perle del mondo occidentale, ha sicuramente colpito più di qualcuno.

Il prodotto Massive Entertainment era quindi molto atteso alla data di uscita, sia da coloro che si erano fatti affascinare fin da subito, sia dagli scettici, memori delle ripetute delusione riservate dalla software house francese. Stavolta però Ubisoft ha giocato a carte scoperte, e cambiando strategia dopo l’impressionante demo tecnica del 2013 ha reso possibile la prova del gioco tramite due beta, di cui una aperta a tutti i videogiocatori.

Vediamo quindi se stavolta il palato di critica e pubblico è stato soddisfatto.

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NEW YORK, NEW YORK

Si dice spesso che i soldi siano la rovina del mondo, e nel caso di The Division si tratta di pura verità. Contaminate numerose banconote in occasione del Black Friday, quando milioni di persone prendono d’assalto negozi e centri commerciali, nella Grande Mela si diffonde una versione potenziata ed ancora più letale del vaiolo, che fa cadere la città nella disperazione.

Le vittime non si contano più, migliaia e migliaia di salme avvolte in sacchi neri ricoprono i prati verdi di Central Park, i pochi sopravvissuti rimasti si sono dati al saccheggio per sopravvivere alla quarantena, o sono rimasti vittime di quelli che prima erano i loro amici, colleghi, vicini di casa. Un inferno cui gli Stati Uniti d’America non erano mai stati testimoni, capace non solo di affossare le vite di milioni di persone ma anche di mettere in ginocchio il mondo intero.

Noi siamo l’ultima speranza, soldati scelti della Divisione, un’unità supersegreta che fa capo al Presidente in persona. Inviati sul campo dopo il fallimento della prima ondata di agenti, dovremo farci strada a forza tra le vie di quella che un tempo era una delle città più belle del mondo.

L’obiettivo è molto semplice, potenziare il centro operativo e facilitare quindi la messa in sicurezza dei quartieri che la circondano. Salvare ostaggi, proteggere rifornimenti e potenziare continuamente il nostro personaggio saranno quindi il nostro pane quotidiano per le numerose ore necessarie al completamente del titolo.

The Division 1

Proprio le prime ore di The Division sono in poche parole ciò che ci si dovrebbe aspettare da ogni videogioco, un inizio affascinante capace di catturare l’attenzione del giocatore fin dai minuti d’apertura. Non a caso le prime missioni del titolo sono strutturate incredibilmente bene, articolandosi in più fasi e scenari.

Ognuna di esse richiede almeno mezz’ora, introducendoci alle meccaniche basilari su cui si fonda il gioco, gran parte delle quali ruotano attorno al potenziamento del centro operativo da cui vengono coordinati gli interventi di salvataggio. Già, perché terminate le missioni iniziali si capisce subito che le successive serviranno ad acquisire gli elementi necessari per migliorare le varie aree disponibili, da quella medica a quella dedicata alla sicurezza.

Si tratta di una scelta perfettamente comprensibile, soprattutto all’interno di un MMO, ma la consapevolezza di avanzare nelle vicende raccontate più per dei semplici meccanismi di potenziamento che per una reale voglia di sapere come possa andare a finire una situazione tragica e misteriosa come quella descritta all’interno del titolo Ubisoft, riduce fortemente quello che era l’appeal costituito dall’ambientazione.

La sensazione generale è quella di un’occasione persa, almeno dal punto di vista della narrazione, che alterna momenti di forte impatto a battute banali e fuori luogo inserite forse per sdrammatizzare le vicende e renderle accettabili anche per un pubblico più giovane.

La stessa struttura del gioco diluisce gli eventi raccontati, annullando quasi totalmente una qualsivoglia percezione di avanzamento nella storia. Non è un difetto di poca importanza, nonostante il genere cui appartiene The Division, visto che il nome marchiato in lettere maiuscole sulla copertina del gioco è quello di uno degli scrittori e sceneggiatori più famosi degli ultimi decenni.

Era lecito quindi aspettarsi qualcosa in più soprattutto in termini di colpi di scena e dialoghi, ben lontani dalla qualità raggiunta invece dalle ambientazioni presenti.

The Division 2

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MMO O RPG? QUESTO E’ IL DILEMMA

Anche prima della data di uscita, si è più volte paragonato l’atteso titolo Ubisoft con uno dei giochi più di successo degli ultimi anni, quel Destiny che ha guadagnato ancora più seguito dopo la pubblicazione dell’espansione il Re dei Corrotti. Ed in effetti le somiglianze tra i due prodotti sono molte, così come però sono molte anche le differenze, a partire dalla creazione del personaggio.

Non si può infatti non notare fin da subito che le opzioni offerte dagli sviluppatori non sono poi così numerose, limitando notevolmente la personalizzazione. Limiti che si estendono anche alle varie armi da fuoco presenti all’interno del gioco, il cui feeling risulta praticamente lo stesso per ogni oggetto di una determinata categoria, non esattamente qualcosa di poco conto in un gioco basato in larga parte su sparatorie e conflitti a fuoco.

Si tratti di parziali inciampi in un tragitto, quello di The Division, che non è stato facile fin dall’annuncio. Nonostante lo scetticismo generale in costante aumento con il passare del tempo, il lavoro dei ragazzi di Ubisoft Massive e Red Storm Entertainment si è provato molto solido ed accurato soprattutto per quanto riguarda l’aspetto RPG del titolo. Molto interessante è infatti la scelta operata dai team di sviluppo di dividere in più tipologie le varie abilità presenti nel gioco.

Ci troveremo quindi a dover decidere tra varie abilità appunto, utilizzabili tramite i tasti dorsali del controller (non ne potremo scegliere più di due), tra i talenti ed infine tra i perk. Ognuno di questi elementi si sblocca o all’avanzare di livello tramite i punti esperienza, o in seguito al potenziamento di determinate aree del centro di comando, fornendo quindi un’apprezzabile possibilità di scelta su cosa concentrarsi nelle varie fasi di gioco.

The Division 3

Notevole è anche la struttura multiplayer del titolo, che come più volte ripetuto dagli sviluppatori dà il suo meglio se giocato in cooperativa con altre persone. Già le varie missioni della storia forniscono un interessante diversità di approcci e strategie utilizzabili, obbligando, soprattutto ai gradi di difficoltà più elevati, ad un impeccabile lavoro di squadra.

Insomma, i contenuti pensati appositamente per un’esperienza da vivere insieme ai propri amici non mancano di certo ed una volta finite le missioni, o magari anche prima, ci si può tuffare nella Dark Zone, l’area più pericolosa di tutta New York.

La Zone Nera è probabilmente la migliore freccia all’arco di The Division, e fin dai primi passi mossi sulla neve tinta di sangue delle vie centrali di Manhattan ci si accorge dell’incredibile lavoro compiuto per rendere il più divertente possibile la permanenza nella Grande Mela.

Nell’area dedicata al PvP ogni cosa è incerta e pericolosa, ogni giocatore incontrato può essere una persona tranquilla interessata alla protezione del suo bottino oppure può rivelarsi un avido personaggio che non aspetta altro fuorché privarvi di tutti gli oggetti e le armi raccolte fino a quel momento.

Si capisce quindi senza difficoltà il grande apprezzamento che già nelle beta la Dark Zone ha riscosso tra i giocatori. Un’interessante esperimento rivelatosi poi una delle chiavi per il successo del gioco.

The Division 4

I AM A THING OF BEAUTY

Il downgrade, quel brutto mostro che affligge molte delle produzioni odierne, ha giocato un bel ruolo anche nelle vicende riguardanti The Division. Non si può far finta di non accorgersi delle evidenti differenze tra le varie build presentate al pubblico ed il prodotto finale. Non si può neanche però nascondere l’ottima fattura del comparto tecnico del titolo Ubisoft, sia dal punto di vista dell’impatto visivo sia dal punto di vista della totale mancanza di bug e glitch.

Su PC (configurazione di livello medio-alto), armeggiando un po’ con le opzioni grafiche e mantenendosi su livelli di dettaglio alti o molto alti, il colpo d’occhio è spettacolare. Le strade e gli ambienti esterni sono costruiti splendidamente, pieni di elementi che rendono ancora più credibili le ambientazioni.

Macchine in panne con gli sportelli aperti, indizio della fuga dei loro occupanti, negozi con le vetrine distrutte e privati ormai di ogni bene utile, sono tutti segni della caduta di una città che prima aveva così tanto da offrire ai suoi abitanti. Anche gli scenari interni, soprattutto quelli presenti nelle missioni principali sono ottimamente realizzati, che si parli del Madison Square Garden colmo di barelle e attrezzatura medica, o delle strutture sotterranee affollate da salme e cadaveri.

Insomma, nonostante le varie polemiche riguardanti le diversità riscontrate rispetto al trailer d’annuncio, il risultato rimane comunque sorprendente. Così come è sorprendente anche la mancanza quasi completa di incertezze tecniche, con rarissimi glitch riscontrati ed ancora più rare compenetrazioni o pesanti cali di framerate.

The Division 5

Molteplici possono essere le chiavi di lettura utili a descrivere l’importanza di un titolo come The Division; si potrebbe parlare di ennesima occasione persa o al contrario di riscatto da parte di Ubisoft, ma non si renderebbe completa giustizia ad un gioco che nonostante alcuni importanti difetti si presenta come estremamente solido e divertente.

Non si tratta quindi di un capolavoro, come in molti avevano sperato ai tempi del suo annuncio, quanto piuttosto di un prodotto che mantiene ciò che promette, ossia tante ore di svago tra missioni della compagna e sezioni PvP.

Se avete amato Destiny e siete in cerca di un prodotto che gli assomigli almeno in minima parte, date fondo al portafogli senza pensarci due volte, se invece siete semplicemente rimasti affascinati dalle ambientazioni ponetevi prima un paio di domande, in special modo per quanto riguarda narrazione e gunplay.

PRO

  • Ambientazione dettagliata e spettacolare
  • Grande quantità di contenuti
  • Tecnicamente ottimo

CONTRO

  • Feeling delle armi poco variegato
  • Missioni ripetitive
  • Trama piuttosto scontata

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