Aquaman di James Wan | Recensione

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Il nuovo film DC, il primo targato Worlds of DC, arriverà in Italia dall’1 gennaio 2019.

Ad essere sorprendente non è tanto che con Aquaman il regista James Wan sia riuscito nella piccola impresa – perché di impresa si tratta – di realizzare il più lineare, quadrato e divertente film dell’Universo Cinematografico DC o DC Extended Universe o ancora Worlds of DC, che dir si voglia; la cosa che davvero lascia stupefatti di questa opera, è che per prima ha avuto l’idea di indirizzare verso il cinema d’avventura il filone dei supereroi al cinema.



Perché è questo ciò che è Aquaman, un enorme, lungo (forse anche fin troppo lungo), spassoso, coloratissimo film d’avventura, figlio in parti uguali di Indiana Jones, de La Mummia (quella degli anni ’90) e de Le Avventure di Tin Tin (c’è tanto Steven Spielberg in questo Wan versione supereroi); lo è nei tempi e soprattutto nella struttura, che chiederà al protagonista – un Jason Momoa nato per la parte – di cercare tesori perduti, seguire indizi, ricostruire puzzle, spostarsi a queste coordinate o raggiungere quelle terre e quei mari inesplorati. Narrativamente l’elemento è sviluppato in maniera rapidissima, perché il film volendo inglobare suggestioni ed elementi da tantissimi altri generi – dal fantasy del ciclo arturiano alla fantascienza di James Cameron e George Lucas – non ha proprio tempo da perdere, ma per impostazione e svolgimento è la matrice avventurosa a prevalere su ogni altra, e contribuisce ad enfatizzare la specificità di Aquaman, specificità necessaria al giorno d’oggi per farsi notare in un panorama così affollato e pieno di concorrenza: se il genere cinecomic fosse un acquario, insomma, Aquaman sarebbe uno dei pesci più grandi e variopinti, di quelli che intravedi in mezzo agli altri perché dotati di tutti i crismi per spiccare ed essere immediatamente riconoscibili.

E così, nel disastro di produzione che infuriava negli uffici Warner, Walter Hamada sembra aver definitivamente fatto piazza pulita dell’idea oscura e mitologica con la quale Zack Snyder aveva impostato l’universo DC al cinema: e se già Wonder Woman, che per quanto non proprio perfetto aveva avuto il merito di essere il primo cinecomic con una protagonista donna, aveva virato forzatamente e in corso d’opera in direzione dei lidi dei Marvel Studios, James Wan e Aquaman in quei lidi ci sguazzano con estremo piacere. E’ nettamente la fine del primo DC Universe e la nascita di qualcos’altro, questo film, che raccoglie i cocci di Justice League e li rimette in sesto elaborando un prodotto d’intrattenimento assolutamente sgargiante e convincente.



Non tutto è perfetto, per forza di cose, siamo ben lontani dall’equilibrio fra comicità e dramma che caratterizza in modo così squisito, elegante e millimetrico i film della concorrenza, e come già detto sopra gli eventi narrati si susseguono fin troppo rapidamente, a volte dando addirittura la sensazione di accadere solo per far andare avanti la trama e non perché diretta conseguenza di azioni precedenti, ma fatta eccezione per alcuni momenti di stanca i 143 minuti di durata non annoiano e Wan li gestisce andando per abbondanza, con scene d’azione coreografate meravigliosamente, sia di stunt che di movimenti di camera.



Ci sono tantissimi film dentro Aquaman, da The Abyss a La Minaccia Fantasma, da Jurassic Park ad Avatar, con James Wan che ha anche trovato il modo di sfogare – appena appena – la sua vena horror inserendo un cameo di Annabelle e perfino svariati omaggi alla narrativa di H.P. Lovecraft. Recentemente abbiamo visto come questa operazione di assemblaggio non sia riuscita affatto a Macchine Mortali, che ha preso da tantissimi film e gettato nel proprio calderone senza provare a dare alla minestra un sapore differente. La minestra che esce fuori dal calderone di James Wan, invece, non solo ha un sapore differente ma è perfino prelibata.

 

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