Il Tocco di Mida: quando l’oro uccide | Recensione

Pubblicato il 16 Luglio 2017 alle 10:00

Cosa succede quando un antico mito greco come quello di Re Mida incontra la fantascienza e la guerra tra navi spaziali? Provano a spiegarcelo Ryan North, Shelli Paroline e Braden Lamb con Il Tocco di Mida, edito in Italia da Edizioni BD

Il team della serie a fumetti di Adventure Time, composto dallo scrittore e sceneggiatore canadese Ryan North (noto anche per The Unbeatable Squirrel Girl) e dal duo di disegnatori, nonché marito e moglie, Shelli Paroline e Braden Lamb, si mettono alla prova con un fumetto che ha atmosfere e toni completamente diversi dalle avventure di Finn e Jake: Il Tocco di Mida, una serie fantascientifica di otto numeri che, però, ha anche molto a che fare con la mitologia greca.

Tutto iniziò milioni di anni fa, quando la cultura greca era al suo apice e la Terra era un pianeta vivo e promettente. Tra tutti i re spiccava Mida, talmente giusto e generoso che gli venne concesso un desiderio, il primo che gli venisse in mente. Sfortunatamente re Mida fu troppo precipitoso e desiderò che tutto ciò che toccasse si trasformasse in oro e, purtroppo, venne accontentato.

Il mito lo conosciamo tutti, ma non le sue più catastrofiche conseguenze: in questa versione della storia, infatti, tutta la Terra divenne un gigantesco globo d’oro a causa del tocco di Mida e il nostro pianeta morì, dimenticato da tutti i popoli della galassia e custodito poi dalla Federazione, un governo militare da identificare come “identità malvagia” della serie.

Secoli e secoli dopo questi avvenimenti, l’astronave Prospect esplora lo spazio alla ricerca di un’arma capace di fermare per sempre gli sterminii dei quali la Federazione continua a farsi responsabile. All’equipaggio troviamo un trio di personaggi: il capitano Joey, il navigatore Fatima, e Cooper, un dinosauro parlante. Sanno che la Terra custodisce l’arma che stanno cercando: un’arma potenzialmente pericolosa anche per chi la possiede, nonostante sia solo il dito di un essere umano…

Il Tocco di Mida parte da un’idea interessante, ma fin dall’inizio non viene sviluppata adeguatamente: i personaggi sono insipidi sia caratterialmente che esteticamente e i loro dialoghi risultano spesso “annacquati”, con fin troppe frasi ripetitive che rallentano ulteriormente il ritmo della narrazione. Il lettore si ritroverà annoiato più di una volta, chiedendosi come mai le “parti d’azione” non siano poi così tanto “d’azione”.

Persino nelle scene più drammatiche è veramente difficile provare un minimo di coinvolgimento: questo perché il lettore non riesce ad empatizzare con personaggi appena delineati, che parlano troppo e si emozionano poco. Grande pecca anche il finale, fin troppo frettoloso e poco chiaro. Insomma, Il Tocco di Mida è una sperimentazione che avrebbe voluto fondere coerentemente fantascienza e mitologia, senza però riuscirci: i problemi risiedono soprattutto nei personaggi poco carismatici e nell’assenza di ritmo narrativo.

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