Una delle peculiarità dei prequel è quella di giocare col senno di poi del pubblico e anche i neofiti della saga di Star Wars dovrebbero sempre iniziare dalla trilogia classica per non bruciarsi tutti i migliori colpi di scena. Guardando La Vendetta dei Sith, infatti, assistiamo alla trasformazione di Anakin Skywalker in Darth Vader e alla nascita di Luke e Leia. Guardando la saga in ordine di episodi, dal primo al sesto, il legame di parentela tra i tre personaggi verrebbe svelato anzitempo.
In effetti La Vendetta dei Sith è l’episodio più fan service della serie. I cultori della saga entrarono in sala sapendo già come sarebbe andato a finire il film. Il punto era vedere come Lucas ci sarebbe arrivato. Il primo quarto d’ora e da antologia. Un piano sequenza butta il pubblico nel bel mezzo della battaglia stellare con i due Jedi all’inseguimento della nave del Generale Grievous. Lucas inanella una sfilza di funambolici combattimenti, spassose gag slapstick di R2-D2 contro i droidi da battaglia, il duello decisivo tra Anakin e Dooku, la fuga da Grievous e l’atterraggio di fortuna su Coruscant.
Come nel film precedente, la storia va a diversi in due linee narrative. La principale si svolge a Coruscant. Palpatine, alias Darth Sidious, sfrutta il dramma interiore di Anakin alimentando quei sentimenti che conducono al Lato Oscuro della Forza: la paura di perdere Padmé, l’arroganza nei confronti del Consiglio dei Jedi, un rancore mai sopito verso Obi-Wan. Una tragedia greca che sfocia nel tradimento e nell’eccidio degli innocenti.
Il crollo della Repubblica e la nascita dell’Impero è un passaggio evidentemente troppo affrettato e poco credibile ma la battuta di Padmé in risposta all’esultanza dei senatori resta scolpita nella storia della saga: “È così che muore la libertà: sotto scroscianti applausi.”
La seconda linea narrativa vede Obi-Wan affrontare il Generale Grievous. Va riconosciuto a Lucas e ai ragazzi della ILM di saper realizzare dei villain straordinari e Grievous non fa eccezione. Un cyborg asmatico, sterminatore di Jedi e collezionista di spade laser sul quale il Jedi ha la meglio con un prosaico colpo di pistola in una (auto)citazione da I Predatori dell’Arca Perduta.
Nell’ultima parte, Lucas concede ai fan il momento tanto atteso. L’epico duello tra Obi-Wan e Anakin nello scenario infernale del vulcanico Mustafar al quale fa da contraltare il simbolico scontro tra Yoda e Palpatine tra i seggi fluttuanti del Senato. Poi la dicotomia tra il parto gemellare di Padmé e Anakin che indossa l’iconica armatura di Darth Vader. Il fisico inappropriato di Hayden Christensen fu però motivo di polemiche da parte dei puristi.
La sovrabbondanza di cgi, la struttura a siparietti del film, gli attori diretti con sufficienza, una Natalie Portman troppo in disparte e qualche ingenuità di sceneggiatura gravano sul risultato finale. Però c’è lo spettacolo e c’è anche più sentimento. Le spade laser di Obi-Wan e Anakin che s’incrociano mentre la lava esplode sullo sfondo tornano a scaldare il cuore del pubblico.