Dal Giappone un sistema di classificazione per gli otaku

Categorie: Speciali
tabella otaku
Yohei Harada, esperto di marketing, analizza la subcultura degli appassionati di anime di oggi e li divide in quattro categorie.

Con “Otaku”,che letteralmente significherebbe “casa”, si indicano in Giappone da quasi 40 anni gli appassionati, al limite della maniacalità, di anime e manga (ma anche di altro: armi, videogame, idol…). Il termine aveva e in parte ha ancora una forte connotazione negativa, essendo comunemente riferito a persone che si isolano volontariamente dalla società per inseguire passioni ritenute sconvenienti. Le cose, però, stanno cambiando.



Mentre in occidente l’immagine del nerd non è più (solo) quella di un solitario con manuale di D&D e testa china sul computer o su un fumetto, in Giappone ci si inizia ad interrogare sullo “stato” degli otaku; lo fa ad esempio un recente libro di Yohei Harada, analista ed esperto di marketing, intitolato Shin Otaku Keitai, ovvero L’Economia dei Nuovi Otaku.

Secondo Harada il classico otaku, mal vestito con zaino in spalla che evita il contatto umano, è ormai solo uno dei “tipi” in cui è possibile imbattersi nel vasto panorama dei fan di anime e fumetti. Basandosi sul grado di socialità e sull’apertura verso gli altri riguardo alle proprie passioni, Hamada suddivide gli otaku in quattro categorie, riassunte nello schema qui sotto (di Casey Baseel di Rocket News, traduzione nostra):



Un otaku abbagliante



Probabilmente questi cambiamenti sono in parte conseguenza del mutato atteggiamento delle autorità nipponiche nei confronti dei loro più famosi prodotti d’intrattenimento, oggi essenziali per la fama del “brand” Giappone all’estero. Anche di questo, in effetti, si occupa il libro di Harada. Chissà se ne avremo mai una traduzione italiana.

Fonte: Rocket News

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