Nonostante il successo al botteghino, i due Cattivissimo Me si sono rivelati piuttosto scialbi, vuoi per il tono zuccheroso e buonista a dispetto di un titolo che sembrava promettere comicità politicamente scorretta, vuoi per le gag puerili e prive d’inventiva. Più che dal protagonista Gru, molto bonaccione e poco cattivissimo, il pubblico è sembrato più divertito dai Minions, i piccoli assistenti del genio del male, un branco di simpatici deficienti.
In attesa di Cattivissimo Me 3, in arrivo nel 2017, figuriamoci se la Illumination Entertainment e la Universal Pictures potevano quindi perdere l’occasione di mungere ulteriormente il franchise con questo nuovo episodio, una via di mezzo tra uno spin-off e un prequel, che racconta le vicissitudini dei Minions prima di conoscere Gru.
Il tema è quello ormai abusato della famiglia. Nel ventre gelido di una caverna di ghiaccio nell’Antartide, i Minions cadono in depressione, tanti orfanelli privi di una guida genitoriale, finché tre di loro, ovviamente i più idioti, decidono di affrontare il mondo esterno alla ricerca di un leader. Saranno Scarlett e Herb Sterminator a fare da mamma e papà, doppiati in originale da Sandra Bullock e Jon Hamm, ed in italiano dalla collaudata coppia televisiva composta da Luciana Littizzetto e Fabio Fazio. Tra le altre voci, laddove la versione americana conta su nomi quali Michael Keaton e il premio Oscar Geoffrey Rush, in italiano abbiamo Alberto Angela e Selvaggia Lucarelli. Fate voi.
La storia è ambientata negli anni ’60, epoca presentata in maniera molto superficiale. Il periodo storico non ha neanche molta importanza e la componente satirica è del tutto assente. La sceneggiatura sembra scritta a braccio e salta di palo in frasca senza un vero costrutto con personaggi che entrano ed escono nella vicenda senza un autentico peso. Il buonismo della serie salta fuori anche qui trasformando i protagonisti negli eroi della situazione tra sketch comici che potranno far ridere solo i bambini e scene d’azione prive d’inventiva.
L’unica ragion d’essere del film è il botteghino e in tal senso è un’operazione riuscita poiché ha già incassato quasi un miliardo di dollari. Però l’opera in sè è davvero poca cosa, svogliata, prevedibile, convenzionale, strappa qualche sorriso ma non riserva guizzi particolari.