Partiamo dal pessimo titolo italiano. Contagious: Epidemia mortale farebbe pensare ad un film di zombi sui generis che punta sulla presenza di Schwarzenegger per attrarre il pubblico. Non aspettatevi di vedere Terminator che fa a pezzi gli zombi perché non è quel tipo di film. Il titolo originale, Maggie, indica molto meglio il carattere intimista della storia.
Si tratta di uno young adult nel quale la trasformazione in zombi della giovane protagonista interpretata da Abigail Breslin diviene metafora di una depressione adolescenziale che ha come perno la scomparsa della madre, rimpiazzata dalla matrigna che non riesce ad empatizzare con la giovane, anzi, ne è spaventata. Non a caso, il film si svolge alla fine dell’estate, periodo malinconico, su cui grava anche la fine forzosa di un amore. L’atmosfera è resa ancor più angosciante dalla fotografia desaturata di Lukas Ettlin.
Arnold Schwarzenegger mette a riposo i muscoli e fornisce una grandissima prova introspettiva esaltata dalla regia di Henry Hobson, praticamente un esordiente, che fa uso di handycam per catturare scorci, dettagli, l’intensità di primi e primissimi piani e lunghi silenzi. L’attaccamento, la disperazione e la forza del padre si dimostrano nel tenere alla larga le autorità dalla figlia. Tra le righe si legge anche un messaggio chiaramente eutanasista.
Le classiche dinamiche da film di zombi vengono somministrate solo a scopo funzionale e mai ludico. L’opera scade in un paio di momenti nel sentimentalismo a buon mercato ma riesce a trascinare il pubblico nell’inquietudine della giovane Maggie fino ad un epilogo drammatico, giusto e toccante.