Autori: Kris (testi), Vincent Bailly (disegni)
Casa Editrice: Rizzoli/Lizard
Provenienza: Francia
Genere: Avventuroso
Prezzo: € 15,00, 17 x 24, pp. 128, col.
Data di pubblicazione: gennaio 2013
I bambini sono spesso le prime vittime della guerra o comunque quelle che subiscono i peggiori traumi. Se poi si prende in considerazione non una guerra qualsiasi ma il Secondo Conflitto Mondiale contrassegnato dalla piaga dell’Olocausto e dall’orrore nazista, l’affermazione acquista una valenza più drammatica. Lo dimostra un volume pubblicato da Rizzoli/Lizard, Un Sacchetto di Biglie, adattamento dell’omonimo romanzo di Joseph Joffo. La sceneggiatura è di Kris e i disegni sono di Vincent Bailly , entrambi capaci di rappresentare in maniera egregia lo struggente contesto di quell’opera.
Ma poi l’orrore che si credeva non potesse mai raggiungere la Francia fa la sua comparsa. All’improvviso i fratelli sono costretti ad andare in giro con una spilla che li etichetta come ebrei; a scuola i compagni li maltrattano e li apostrofano con l’epiteto di giudei. E questo è solo l’inizio poiché le cose si fanno più preoccupanti. Quando i nazisti occupano il paese, la famiglia decide di fuggire. I genitori dei ragazzini si nasconderanno in un luogo, i figli in un altro e andranno incontro a una lunga serie di peripezie.
Tuttavia, malgrado l’indubbio disagio della situazione, i due trovano aiuti inaspettati. A volte la solidarietà può giungere da un prete cattolico; in altre occasioni da persone impensabili. E se il male dilaga, anche il bene, in quanto forza opposta, è onnipresente e si può persino celare nei rappresentanti delle autorità francesi ormai al soldo dei nazisti. Non mancano acute riflessioni sulla follia delle discriminazioni, sull’odio, sulla violenza; e sull’insensatezza dei conflitti, espresse con frasi magistrali. Ne scelgo una tra le tante: ‘E’ assurdo. Ho undici anni e non conoscevo nessun tedesco. Come faccio a essere suo nemico?’ Una domanda apparentemente ingenua ma in verità molto più profonda e intelligente di quanto si possa pensare.
Senza anticipare nulla, specifico che la storia si conclude con un lieto fine e quindi con la speranza.
Ma il lavoro è encomiabile poiché spinge a non abbassare la guardia in tempi in cui il veleno dell’antisemitismo sembra nuovamente ricomparire in Europa. I testi di Kris sono leggibili a più livelli e rivelano una sorprendente varietà di registri: c’è un’espressività iniziale quasi infantile che diventa man mano più profonda e matura. Questo perché la storia è narrata in prima persona da uno dei fratelli, perciò da un bambino interessato ai giochi e ai divertimenti infantili che la forza delle circostanze costringe a crescere in fretta.