Dopo il rilancio della serie classica di Archie operato da Mark Waid e Fiona Staples (la nostra recensione qui) con un taglio pop e moderno, passiamo a una serie innovativa e alternativa sempre ambientata nella “tranquilla” cittadina di Riverdale: Archie tra i morti viventi, che mette i celebri personaggi della casa editrice statunitense Archie Comics a confronto con una situazione paradossale – un’apocalisse zombi.
Archie tra i morti viventi parte con Jughead disperato per la morte del proprio cagnolino, investito da un’auto, che si reca dalla celebre Sabrina, la giovane strega protagonista di numerose serie TV animate e live-action, per resuscitarlo. Questa Sabrina, però, non è la solare e allegra ragazza che abbiamo imparato a conoscere in TV… e le sue ziette non sono certo le simpatiche donne che la accudiscono con amore.
Sabrina si rifiuta di aiutare Jughead ma poi decide di disobbedire alle zie e usare il Necronomicon per resuscitare il povero cagnolino. Risultato: un cane-zombi che morde Jughead e comincia a diffondere l’epidemia in tutta Riverdale, non più la tranquilla cittadina di un tempo.
Fa sorridere come il primo zombi “mangia-uomini” sia proprio Jughead, personaggio conosciuto soprattutto per i suoi insaziabili appetiti anche nella serie classica, ma questo nuovo Archie non è ricco di gag e momenti ironici, bensì l’opposto: situazioni cupe e drammatiche che raggiungono apici mai sperimentati prima in una serie sul personaggio, con scene struggenti che mettono in luce la familiarità del pubblico con i protagonisti in modo da percepire le loro stesse tragiche reazioni.
Roberto Aguirre-Sacasa non stravolge i personaggi nello stesso modo di Waid e mantiene inalterate le caratteristiche di ognuno e il “triangolo amoroso” è tra i più classici, con Betty e Veronica in continua lotta per contendersi Archie Andrews. L’apocalisse zombi è anche un pretesto per mettere in luce il lato oscuro di ogni personaggio, tra cinismo e indifferenza, come se ci trovassimo catapultati in The Walking Dead.
Francesco Francavilla e il suo inconfondibile stile retrò che richiama i fumetti horror dell’età dell’oro e i grandi classici cinematografici cui si è sempre ispirato offrono una nuova visione di Archie e compagnia: più cupa e matura, come non si era mai visto prima.
Non mancano poi i riferimenti alla cultura pop e all’horror, che abbondano e non stonano mai. Se Francavilla, quindi, non delude per nulla ai disegni, giocando con i personaggi e le ambientazioni, Aguirre-Sacasa osa solamente il giusto, seguendo una struttura classica delle storie di zombi applicata a un universo adolescenziale. I colori danno poi la giusta profondità al racconto e infondono il taglio horror di cui ha bisogno, che lo differenzia totalmente dagli altri titoli dedicati ad Archie.
Insomma, Archie tra i morti viventi non può mancare tra gli estimatori di Francesco Francavilla, tra gli artisti italiani più prolifici degli ultimi anni nel panorama americano, ma anche per tutti i nuovi appassionati di Archie che vogliono sperimentare cose sempre più nuove e diverse, e soprattutto per prepararsi al meglio alla serie TV Riverdale, in onda prossimamente su The CW, con cui condivide l’atmosfera cupa e le vicende adulte.