Con Stranger in Paradise Kids Terry Moore omaggia la propria serie [RECENSIONE]

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Bao Publishing porta in Italia Stranger in Paradise Kids l’ambizioso progetto di Terry Moore.

Stranger in Paradise è una serie che nasce nel 1993 dall’estro dello scrittore e disegnatore statunitense Terry Moore.



La storia ruota attorno a tre personaggi che provano sentimenti l’uno per l’altro. Katina Choovanski, detta Katchoo, ha una cotta per Francine Peters che in lei, però, vede solo una buona amica, mentre David Qin è infatuato, non corrisposto, di Katchoo. Attorno a questo strambo triangolo s’inseriscono altri personaggi ed elementi thriller legati al passato dei ragazzi.

Katchoo e Francine

Creato allo scopo di celebrare la serie che ha reso famoso l’autore, Stranger in paradise Kids ripropone al lettore i medesimi personaggi della serie originale, ma in una veste diversa: i protagonisti hanno, infatti, soltanto sei anni.



Francine e il povero David.

L’intenzione dello scrittore è evidente: realizzare un’opera dai toni tendenzialmente comici, affidandola alla tenerezza che ispirano i bambini e alle situazioni derivanti dalle loro interazioni. Alla buona riuscita delle gag contribuisce molto la caratterizzazione dei vari protagonisti: David amante della natura e, quasi sempre, nel luogo sbagliato; Katchoo, diretta e senza peli sulla lingua; la golosa e sognatrice Francine.

Le dinamiche nel loro insieme risultano piacevoli e simpatiche, ricordando da vicino le strisce dei Penauts di Schulz, ma senza averne la medesima profondità e vena caustica.



Partita di pallone?

La trama è uno dei punti dolenti del progetto di Moore. Nascendo come strisce è difficile intravedere dietro agli episodi narrati il disegno di un racconto dal più ampio respiro e dotato della giusta coesione. I personaggi vengono, infatti, scaraventati da una situazione all’altra (dalla partita di calcio allo sci in montagna, dalla staffetta scolastica alla festa di turno) in modo piuttosto casuale e senza che gli eventi precedenti influiscano troppo su quelli successivi. In altre parole si ha la sensazione di trovarsi difronte più a una raccolta di racconti che a una storia ben strutturata.

I disegni svolgono bene il loro compito, dimostrando la versatilità dell’autore, capace di passare da uno stile realistico a uno comico-demenziale. La cosa è evidente in special modo in una tavola in cui uno dei personaggi batte la testa, immaginando di vedere se stesso e i suoi amici da adulti con uno splendido passaggio di stile.

Nel complesso Stranger in Paradise Kids è un’opera godibile, ma senza particolari degni di nota che possano farla emergere rispetto alla concorrenza. Consigliato soprattutto a chi cerca un fumetto leggero, o comunque attinente all’universo dello Stranger in Paradise originale.

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