Sweet Tooth n. 6, recensione ultimo volume Vertigo RW Lion

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Si conclude una delle più dirompenti serie Vertigo degli ultimi anni: Sweet Tooth del grande Jeff Lemire! Cosa succederà al tormentato Gus e agli altri ragazzi ibridi suoi amici? Scopritelo in questo ultimo drammatico capitolo!

Si conclude una delle più dirompenti serie Vertigo degli ultimi anni: Sweet Tooth del grande Jeff Lemire! Cosa succederà al tormentato Gus e agli altri ragazzi ibridi suoi amici? Scopritelo in questo ultimo drammatico capitolo!



Ho già avuto modo di scrivere che il fatto che la DC si sia lasciata sfuggire un autore del calibro di Jeff Lemire è stato un grave errore e leggendo questo ultimo dirompente tp di Sweet Tooth, comic-book Vertigo da lui scritto e disegnato, ne ho avuto la dolorosa conferma. L’autore canadese è infatti uno dei cartoonist più inclassificabili, anticonvenzionali e personali emersi negli ultimi anni e la serie incentrata sul tormentato Gus lo dimostra. Sin dal principio della saga, Lemire ha delineato una story-line angosciosa, coinvolgente, ambientata in una specie di futuro apocalittico. Un misterioso virus ha infatti decimato buona parte della razza umana e provocato la nascita di ibridi tra l’uomo e l’animale.

Erano almeno queste le premesse narrative poiché, episodio dopo episodio, Lemire ha giocato abilmente con misteri ed enigmi, senza rinunciare ad atmosfere introspettive. In questo volume che include i nn. 33-40 della testata originale i nodi vengono al pettine. Tuttavia, considerando il tono dark della vicenda, si può intuire che le risposte saranno sconvolgenti. E’ comunque chiaro che la chiave di tutto è proprio Gus. Lo pensa Jepperd, l’uomo che l’ha sostenuto e protetto, così come lo pensano i suoi amici in fuga e gli individui senza scrupoli che gli danno la caccia. Le domande fondamentali sono queste: qual è la causa del virus? Che ruolo ha giocato il padre di Gus? E cosa c’entrano i diari di Tracker, l’esploratore che Lemire ci aveva mostrato in un flashback?



Lo ripeto. Avremo le risposte e saranno sconvolgenti. Lemire usa pathos e suspense, dosando azione e riflessione con la tipica classe che i suoi fan hanno ormai imparato ad attendersi da lui. Sweet Tooth non è solo un fumetto distopico. E’ innanzitutto un’amara riflessione sulle pulsioni deviate degli individui e una denuncia della mancanza di scrupoli della scienza. Che cos’è infatti la scienza priva di un’etica? Fino a che punto può spingersi se non si pone limiti? E che danni può provocare alla nostra civiltà? Ma siamo sicuri che il nostro modo di vivere e di pensare sia realmente civile? Di certo non esiste civiltà negli spietati cacciatori che intendono catturare Gus e sono pronti a uccidere persino i consanguinei pur di raggiungere i propri obiettivi.

Con Sweet Tooth, in pratica, Lemire descrive i lati peggiori dell’umanità e il finale è passibile di differenti interpretazioni. Dal punto di vista dell’homo sapiens, è pessimista e rappresenta un’impietosa condanna dell’uomo. Da quello di Gus è positivo, sebbene non manchino malinconia e amarezza. In ogni caso, il giudizio di Lemire è severo e non si fa fatica a comprendere quali siano le sue opinioni nei confronti del progresso e della società contemporanea. Le sue riflessioni sono espresse con testi intensi e dialoghi efficaci che farebbero la fortuna di un telefilm.



E non si deve trascurare l’aspetto grafico. Il tratto di Lemire è aspro, grezzo, a volte volutamente sgradevole ma espressivo. Le emozioni violente dei character sono raffigurate tramite gli sguardi e le smorfie e ciò che più colpisce è la continua sperimentazione che fa di Sweet Tooth un prodotto di altissimo livello. Un episodio è stampato in verticale con immagini accompagnate solo da testi in prosa e altre impostate in maniera più tradizionale. In altre tavole ci sono vicende parallele con le vignette superiori incentrate sul passato del padre di Gus e quelle inferiori su uno dei componenti del cast che scopre la verità sul virus. In altre ancora il lay-out ha una costruzione inventiva, sempre mutevole e collegata a simboli o a figure particolari.

Un episodio è in parte illustrato dal bravo Nate Powell che si rivela all’altezza di una serie come Sweet Tooth. Vanno altresì lodati i colori oscuri, ombrosi e crepuscolari dell’ottimo José Villarubia che contribuiscono a valorizzare i disegni di Lemire. Insomma, Sweet Tooth sarà senza ombra di dubbio ricordato come una delle pietre miliari della Vertigo e questo volume ne rappresenta la degna conclusione.

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