“FINISH HIM!!!!! FATALITY!!” Se leggendo queste frasi non vi viene nulla in mente, allora è molto probabile che non abbiate mai sentito parlare di Mortal Kombat. Se non avete mai sentito parlare di Mortal Kombat (o se le vostre conoscenze videoludiche sono ferme a Pong della Atari ), allora è molto probabile che non siate appassionati di videogiochi, e che il fumetto di cui sto per parlarvi non faccia per voi.
Ma se siete dei videogiocatori incalliti onnivori, se i videogames hanno accompagnato la vostra infanzia nel bene e nel male, allora preparatevi a tuffarvi nel mondo di Fatality.
Dopo L’importanza di chiamarlo fumetto e Questioni di cuore, Fatality è la terza raccolta tematica edita Bao Publishing delle vignette pubblicate sul suo blog dall’irriverente artista francese Bastien Vivès.
Il videogiocatore, questo sconosciuto: è questo il topic che viene affrontato con leggerezza e ironia da Vivès, da sempre appassionato a questa materia. Vivono in mezzo a noi e in ognuno di noi può celarsene uno; da quello occasionale a quello più maniacale, il videogiocatore è un essere misterioso, competitivo, delirante, sospeso in un limbo tra la vita vera e la finzione. Con cinismo e sarcasmo Vivès mette in scena i principali luoghi comuni legati a questo stravagante mondo fatto di fps, rpg e picchiaduro, inquadrando in maniera realistica e velatamente critica il fenomeno in questione.
Dietro l’attaccamento a questo strumento di intrattenimento interattivo c’è innanzitutto una sana passione, a volte coltivata in maniera tranquilla, a volte in maniera troppo esagerata e maniacale come si evince dalle infernali sessioni di gioco online racchiuse negli episodi “rete locale” e “ban”.
In storie come Agente di commercio e Famiglie di Francia, l’autore non manca di rappresentare la diffidenza, l’ignoranza e le contraddizioni che accompagnano certi giudizi moralistici al giorno d’oggi (basti pensare al tema della violenza nei videogames).
Il ragazzo è posseduto dal “demone dei videogiochi”, l’ho capito subito dal primo momento in cui l’ho visto. È perso.
Utilizzando come fil rouge i giochi appartenenti alla saga di Street Fighter, in Arcade Street e in SF7 ci viene mostrato anche un divertente parallelismo tra il videogiocatore del passato, calmo e calcolatore, e quello moderno, sfrenato e istintivo.
In bomberman, stick, R.e.2, e Superficie, infine, si ironizza molto sul pregiudizio ancora oggi radicato secondo cui i videogames siano una prerogativa esclusiva del mondo maschile, a discapito delle ragazze.
Il comparto grafico si limita solo all’essenziale, a causa di un disegno in bianco e nero stilizzato e completamente privo di sfondi e dettagli.
Fatality, pur dimostrando una certa ripetitività in alcune storie, è una raccolta di vignette che non manca di mordente e che sa come far strappare più di un sorriso a tutti gli appassionati.