Autori: Adam Glass, Ales Kot (testi), Henrik Jonsonn, Cliff Richards, Patrick Zircher (disegni)
Casa Editrice: RW-Lion
Genere: Supereroi
Provenienza: USA
Prezzo: € 9,95, 16,8 x 25,6, pp. 96, col.
Data di pubblicazione: maggio 2014
Tra le serie DC del reboot, Suicide Squad è una delle più intriganti e imprevedibili. Il gruppo di criminali che agisce per conto del governo americano in cambio di un considerevole sconto della pena non è nuovo per i lettori. Ma la formazione della Squadra Suicida nell’attuale contesto del New52 è diversa da quella del passato e i toni pulp delle vicende narrate dal bravo Adam Glass costituiscono uno dei punti di forza del comic-book. A guidare il gruppo c’è Amanda Waller e lo sceneggiatore l’ha descritta sin dal principio come una donna dura, spesso spietata, ma non priva di fragilità interiori che si sforza in tutti i modi di reprimere.
La Waller è stata al centro dei plot, dal momento che le sue finalità sono misteriose e non è detto che coincidano con quelle del governo statunitense. In pratica, la donna ha obiettivi personali e in questo quarto volume di Suicide Squad che include i nn. 18-21 della testata originale i componenti della squadra incominciano a farsi domande sul suo conto. Vale soprattutto per Deadshot, che non tollera che Amanda non fornisca mai informazioni complete relative alle missioni da compiere, e per la bella Harley Quinn che, pur essendo psicopatica, non è affatto stupida e ha intuito che la donna ha parecchie cose da nascondere.
Un altro elemento che fa di Suicide Squad un serial da seguire è la mutevolezza della line-up, a causa dell’elevato tasso di mortalità del gruppo. All’inizio del tp, il team deve affrontare Orchidea Rossa, sorella di Yo-Yo, al soldo dell’inquietante Regulus, leader della setta denominata Basilisco, che tutti credevano morto. E, senza spoilerare, mi limito a scrivere che anche in questo caso non mancheranno i decessi. Dopo la battaglia, la paranoia che tormenta i personaggi si accentuerà e i misteri abbonderanno. Adam Glass firma i primi due episodi, valorizzati dai consueti toni grotteschi e sopra le righe che i suoi fan hanno imparato ad apprezzare.
Negli altri due, invece, la trama è appannaggio di Ales Kot che si mantiene sugli stessi registri espressivi e dà il via a una nuova sequenza narrativa che si preannuncia interessante. Innanzitutto, Amanda dà la caccia ad O.M.A.C, per ragioni, tanto per cambiare, enigmatiche ed è evidente che il character creato da Jack Kirby farà prima o poi la sua apparizione. E ci sono due new entries. La prima è il Soldato Fantasma, altro personaggio DC intimidente. La seconda sarà uno shock per molti e getterà una luce ulteriormente sinistra sull’operato di Amanda. Mi limito a specificare che è un pericoloso serial killer, nonché vecchia conoscenza dei lettori di Batman. E, a giudicare dai presupposti, persino l’aggressiva Cheetah potrebbe svolgere un ruolo importante nei prossimi volumi.
Dal punto di vista delle storie, quindi, Suicide Squad continua ad essere avvincente. La parte grafica è valida ma discontinua. In questo tp sono coinvolti Henrik Jonnson che fa un buon lavoro, pur non discostandosi più di tanto dagli standard visuali dilaganti nel comicdom; Cliff Richards che, a mio avviso, realizza le versioni più convincenti di Harley, di Deadshot, del Re Squalo e degli altri schizzati protagonisti della serie; e Patrick Zircher, anche lui suggestivo. Ma il comic-book forse guadagnerebbe di più con un penciler regolare in grado di fornirgli una specifica impronta visiva. In ogni caso, Suicide Squad è da valutare positivamente. Non si tratta di un fumetto innovativo o rivoluzionario ma c’è qualità. Da provare.