I Figli del Silenzio | Recensione

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La redenzione non è mai stata così oscura.

Quando in fumetteria e in libreria si prende in mano I figli del silenzio, l’ultimo lavoro pubblicato dalla casa editrice abruzzese Edizioni Inkiostro, la prima cosa su cui cade l’occhio è la splendida copertina di Mattia Surroz. Cruda, d’impatto, che offre un urlo muto allo spettatore: urlo colmo di mugolii e ruggiti dell’animo che non riescono a fuoriuscire se non da quell’ipotesi di spiraglio che si trova alle spalle dell’imponente figura a centro tavola.



Iniziando a scorrere le pagine del nuovo lavoro di Andrea Garagiola e Christian Di Clemente, si nota che la copertina è solo un piccolo preludio a tutto il mondo narrativo che si apre al lettore. Tarantellante tra l’Iraq e l’Italia, la narrazione offre varie finestre temporale dalle quali il lettore spia nella vita di Alex, soldato dell’Esercito Italiano che ha combattuto in Iraq nel 2003. In seguito a varie vicende accadute in Iraq, Alex lascia l’Esercito e, per continuare a dare un senso alla propria vita, si aggrega ai Confessori, una specie di gruppo paramilitare che difende il Vaticano dall’incombente pericolo delle Bestemmie. Queste ultime sono degli esseri umani che rinnegano Dio, dedicandosi ai piaceri della carne e della promiscuità: li si può riconoscere dalle strane fattezze serpentine, ma riescono perfettamente a mimetizzarsi tra gli esseri umani.

Non di solo Bestemmie è circondato Alex: dopo il lutto del suo collega Tomas, viene a conoscenza dei “figli del silenzio”, qualcosa che gli viene presentato come un abominio ben peggiore delle Bestemmie stesse. Il protagonista si ritroverà immerso in una ricerca della Verità e di ciò che è davvero giusto, scoprendo un vaso di Pandora che nessuno avrebbe mai dovuto portare alla luce.



Un albo sicuramente di peso e di difficile lettura, che scardina le tematiche religiose (in particolare quelle cattoliche) a favore di più verità taciute. Con un tratto noir e chiaro, Di Clemente riesce a mettere abilmente su carta il terrore e l’orrore della guerra, la paura del diverso e la rabbia del protagonista. Il disegnatore non lascia nulla al caso e ogni vignetta è colma di dettagli che smuovono la mente del lettore verso la realizzazione dell’orrore come presenza fissa nel quotidiano. L’esplosione grafica nelle pagine finali valgono indubbiamente l’acquisto dell’albo.



Ciò che attua Garagiola nella narrazione è un salto nella realtà come visione parallela e irreale del “migliore dei mondi possibili”. La rottura dell’illusione della perfezione, il senso di inadeguatezza e di beffa viene reso tramite una sequenza confusionaria di flashback e flashfoward, sballottando il lettore tra la dimensione del reale e dell’irreale, del sogno e della realtà, del giusto e dell’ingiusto, fino a chiudere il cerchio nelle ultime pagine, lasciando scendere il lettore dalla giostra del dolore con una consapevolezza in più.

In un turbinio di sequenze alla Eyes wide shut che si alternano a immagini di guerre vissute in prima persona, l’oscurità del segreto celato incombe sulle pagine della nuova produzione di Edizioni Inkiostro, che fa del bianco e nero la sua arma sanguinolenta per colpire dritto al petto del lettore.

 

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