Charles Baudelaire rivive nei carnet di Alessandro Tota [Recensione]

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Charles Baudelaire, il celebre poeta pre-simbolista, non è morto: anzi, lo potete trovare in una piazzetta di Bari, grazie alle tavole di Alessandro Tota

I versi di Baudelaire sono sicuramente immortali, ma potrebbe essere che il poeta stesso sia riuscito ad eludere la morte? Nei carnet di Alessandro Tota, realizzati dal marzo al luglio del 2016, il celebre poeta maledetto visita le librerie di Bari, si ubriaca al parco e, addirittura, si innamora: insomma, è più vivo che mai.



Ma come è possibile che Charles Baudelaire sia ancora tra noi? A Tota non interessa rispondere a questa domanda, tant’è che la presenza innaturale del poeta non è di particolare stupore per nessuno: anzi, il fatto che un personaggio storico dell’Ottocento francese se ne stia seduto su una panchina a Bari non sconvolge per nulla.

Charles, come lo chiamano tutti, appare un giorno in una libreria barese, contraddistinguendosi fin da subito per la sua irruenza di poeta lunatico e scorbutico. Attraverso Claudio, uno studente con la passione per la lettura, Charles stringe poi amicizia con un gruppo di ragazzi della città: c’è chi non ha mai sentito parlare di lui, c’è chi lo conosce, c’è chi lo venera. In ogni caso, tutti finiscono con l’affezionarsi a lui.



Tavola di apertura del volume.

Charles diventa quasi la mascotte del gruppo, anche se in seguito diventa qualcosa di molto di più: non proprio un mentore, non un semplice confidente, ma addirittura un compagno, un amico, con parecchi punti in comune con gli altri ragazzi.

Ci si potrebbe aspettare che Baudelaire non riesca ad ambientarsi alla nostra epoca, ma così non è: certo, non mancano situazioni comiche e paradossali (che tradiscono una certa ingenuità da parte del poeta, che può solo intenerire il lettore), ma Charles riesce comunque a trovare un proprio posto nella compagnia. Addirittura rinuncia ai suoi abiti ottocenteschi e adotta un look punk, compreso di anfibi e spille a tema.



Look punk à la Baudelaire.

Nonostante la notevole differenza d’età, Baudelaire (sia il “personaggio” che la sua opera) dimostra di essere assolutamente attuale, anche nel XXI secolo: dallo spleen all’irrequietezza delle sue poesie, dall’angoscia che queste esprimono alla volontà di seguire un ideale, nonostante lo spaesamento nei confronti della vita.

Quello di Tota è un Baudelaire che tutti noi vorremmo accanto, un Baudelaire dotato di un vero caratteraccio, ma capace anche di grande ingenuità, schiettezza e commozione. Un Baudelaire che la notte prima si riduce allo stesso stato di un ubriacone, per poi emozionarsi il giorno dopo davanti allo spettacolo offerto dal mare.

Tota tratteggia con affetto (non è un caso che questa raccolta si chiami “Charles”, e non “Baudelaire”), tra realtà storica e libera interpretazione, non solo una delle personalità più influenti dell’Ottocento francese, ma anche i ragazzi che formano la compagnia che lo accoglie: le loro insicurezze, i loro sogni, le loro paure.

Charles si rivela un poeta e un uomo vulnerabile, che ammette di non poter fare a meno delle proprie contraddizioni: la sua personalità, il suo spirito, esprimono le stesse angosce dei giovani contemporanei, che ritrovano nei suoi scritti qualcosa che appartiene anche a loro.

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