Historica, la splendida collana di Mondadori Comics, giunge all’importante traguardo della cinquantesima uscita. La serie ha finora presentato ottimo materiale, prevalentemente di provenienza francofona, incentrato su fumetti di ambientazione storica. E ora propone gli ultimi tre episodi di Quetzalcoatl, serie scritta e disegnata da un nome ben noto ai fan della bd: Jean-Yves Mitton. La storia ha come protagonista le splendida india Maiana ma appare anche il famigerato Hernan Cortés.
Come è facile intuire, quindi, l’autore si concentra sul periodo dell’Impero Azteco. Tuttavia, al rigore storico unisce un’inventiva che lo porta a descrivere situazioni violente ed estreme che possono risultare a tratti eccessive. Oltre a Maiana, un ruolo di primo piano è giocato da Monsignor Segura e dal suo assistente Padre Tancredi. La ragazza è dunque prigioniera della Santa Inquisizione e, dopo essere stata sottoposta a indicibili torture e umiliazioni, è ora costretta a subire un vero e proprio processo.
I vari momenti della sua storia sono narrati a volte dalla stessa Maiana e a volte dagli altri protagonisti della story-line, con interessanti mutamenti di prospettiva e un uso continuo dei flashback. La ragazza ha un’importanza innegabile ma altresì vale per Cortés, uomo crudele e spietato ma non privo di coraggio, sedotto dalla sensualità di Maiana e dal miraggio di un mitico tesoro che fa gola a molti, a cominciare dai superiori di Segura.
Mitton affronta anche in questo volume conclusivo il tema della contrapposizione tra il cattolicesimo nella sua espressione più cupa e severa e le tradizioni ancestrali del Messico, altrettanto violente (stavolta insiste molto sui sacrifici umani e sulle decapitazioni senza tralasciare i dettagli più cruenti).
Nello stesso tempo, però, si coglie pure il contrasto da due epoche, quella medioevale destinata alla conclusione e quella moderna. Il sesso, sovente praticato dai soldati spagnoli così come dalla stessa Maiana, è visto non come espressione d’amore ma come arma in grado di distruggere e manipolare l’avversario.
L’analisi psicologica dei personaggi è accurata e bisogna ammettere che Mitton non cade nei luoghi comuni relativi alla Santa Inquisizione e, in generale, ai rappresentanti della Chiesa. Se infatti gli inquisitori sono perfidi, sadici e infingardi, non lo si può dire per Segura e Padre Tancredi, onesti, sinceri e animati da buone intenzioni nei confronti della sfortunata Maiana. Vengono dunque rappresentate due opposte concezioni della fede: una punitiva e un’altra basata sull’amore e sul sentimento di fratellanza nei confronti di ogni essere umano.
Come avevo già scritto nella recensione del volume precedente, Quetzalcoatl non manca di elementi di interesse ma i testi sono troppo densi e didascalici e il ritmo della narrazione è lento, con lungaggini che compromettono il risultato complessivo. Il lavoro è valido ma senz’altro datato. Non mancano però colpi di scena efficaci e va specificato che la drammatica conclusione della storia è tutto tranne che scontata.
I disegni sono di grande livello, come è lecito attendersi da Mitton. Il suo stile è naturalistico, influenzato da quello dei comic-book americani degli anni settanta, e i richiami all’arte del maestro John Buscema sono evidenti (del resto, ebbe modo di illustrare qualche episodio di Silver Surfer).
La cura dei dettagli è sopraffina e non si può non lodare la rappresentazione degli arredi, dei paesaggi, delle architetture azteche (i templi Maya sono spettacolari), nonché la maestria nell’evocare le intense emozioni che animano i protagonisti.
Non è infine trascurabile il dinamismo delle sequenze d’azione. Da questo punto di vista, perciò, la conclusione de L’Impero Azteco è da tenere d’occhio. Non è forse paragonabile ad altre uscite di Historica ma rimane in ogni caso un’opera superiore alla media.