Trillium di Jeff Lemire, recensione Vertigo Library RW Lion

Categorie: Recensioni Comics
trillium home

Cosa succede quando Jeff Lemire decide di cimentarsi con la fantascienza? Il risultato è Trillium, eccezionale miniserie Vertigo dalle atmosfere oniriche e perturbanti! Non perdete l’ennesimo capolavoro dell’autore di Essex County Trilogy e Sweet Tooth!

Cosa succede quando Jeff Lemire decide di cimentarsi con la fantascienza? Il risultato è Trillium, eccezionale miniserie Vertigo dalle atmosfere oniriche e perturbanti! Non perdete l’ennesimo capolavoro dell’autore di Essex County Trilogy e Sweet Tooth!



Jeff Lemire è uno degli autori più inclassificabili e anti-convenzionali degli ultimi anni. Oltre all’indubbio talento, il suo punto di forza è la versatilità. L’autore canadese è in grado di ideare sia storie non in linea con il mainstream sia vicende supereroiche ma sempre in maniera personale. Di questo se ne era resa conto la DC che l’aveva utilizzato tanto in ambito Vertigo quanto in quello più generalista. Ora Lemire è passato alla Marvel e si tratta a mio avviso di una perdita enorme per l’etichetta di Superman e Batman.

Del resto, Jeff è colui che, tra le altre cose, ha ideato Sweet Tooth, comic-book Vertigo spiazzante e sconvolgente, e la miniserie Trillium che Lion ha tradotto in un unico volume. Quest’ultima è un’opera che non lascia indifferenti e va tenuta d’occhio poiché si tratta del suo primo lavoro fantascientifico. Infatti, benché nelle sue storie non siano mai mancati elementi fantastici, di solito ambienta le vicende in contesti realistici, sovente rurali e legati alla provincia, con un’attitudine alla David Lynch.



Trillium, invece, è un fumetto di fantascienza a tutti gli effetti. Ma essendo comunque firmato da Lemire, non si può parlare di sci-fi convenzionale. Jeff si collega agli esiti più estremi della new wave e della space-opera di romanzieri come Frederick Pohl (non a caso, uno dei personaggi femminili si chiama proprio Pohl). Ma si notano pure le influenze del post-modernismo poiché la story-line è composta da trame parallele situate in linee temporali differenti. I protagonisti di Trillium sono Nika, una scienziata dell’anno 3797 dal passato tormentato; e William, un soldato inglese che vive nel 1921. I due, almeno apparentemente, non hanno nulla in comune ma i loro destini si incrociano e rimangono coinvolti in un’allucinante avventura dai toni pynchoniani.

Nella società futuribile di Nika si è diffuso un terribile virus senziente che può distruggere la razza umana. Ma esiste un fiore, il Trillium del titolo, che forse potrebbe debellare questa piaga. Nika si mette quindi alla sua ricerca ma per una serie di vicissitudini giunge nel passato e incontra William. Questi, dal canto suo, intende esplorare un tempio inca per ragioni che saranno spiegate nel corso della storia. E il suddetto tempio potrebbe svolgere un ruolo importante. Può darsi che funga da passaggio dimensionale e che conduca in altri universi. E ci sono strane creature che parlano un linguaggio incomprensibile e hanno un posto ben preciso nel dirompente puzzle narrativo concepito da Lemire.



L’autore dà libero sfogo alla fantasia, delineando una story-line intensa, ricca di pathos e tensione, con testi e dialoghi introspettivi. Le situazioni oniriche e visionarie abbondano e Trillium sembra avere la stessa valenza di un trip da lsd. E non mancano sperimentalismi. Lemire ha, per esempio, ideato un alfabeto specifico per gli alieni (alla fine del volume troverete un glossario). L’idea non è nuova (Mike Allred aveva fatto qualcosa di simile con Doop in X-Statix) ma suggestiva. In certe pagine le vignette sono volutamente rovesciate e il lay-out è mutevole, creativo e imprevedibile. Alcune tavole sono impostate in maniera tradizionale, altre invece hanno una costruzione meno rigida e ciò contribuisce a rendere spiazzante Trillium. Quanto ai disegni, Lemire sfoggia il suo stile grezzo ma peculiare, raggiungendo livelli di espressività e di bellezza formale innegabili. E si occupa altresì dei colori, coadiuvato dal bravissimo José Villarubia, insistendo su sfumature tenui, a tratti cupe, appropriate per l’atmosfera claustrofobica della trama. Insomma, Trillium è da non perdere.

Condividi: