Il Killer del Green River, Una Storia Vera: Recensione

Categorie: Recensioni Comics
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Un serial killer che terrorizza Seattle. Un detective che gli dà la caccia. Omicidi. Interrogatori. Cadaveri nascosti. Si tratta del solito crime? Niente affatto. Questa è una storia vera. Questo è Il Killer del Green River, graphic novel di Jeff Jensen e Jonathan Case!

Il Killer del Green River – Una Storia Vera

Autori: Jeff Jensen (testi), Jonathan Case (disegni)



Casa Editrice: Bao Publishing

Genere: Thriller



Provenienza: USA

Prezzo: € 17,00, 16 x 24, pp. 240, b/n



Data di pubblicazione: settembre 2013

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Per l’immaginario statunitense Seattle ha una fama sinistra. Gli abitanti di quelle zone, vero o falso che sia, sono reputati strani e quell’area è percepita come luogo di segrete e inconfessate pulsioni. Non a caso David Lynch ambientò proprio nei pressi di Seattle il suo inquietante Twin Peaks e in tempi più recenti un telefilm come The Killing ha avuto ancora una volta Seattle come sfondo narrativo della trama. La storia di Seattle è tenebrosa e non sono effettivamente mancati casi criminosi che hanno sconvolto gli Stati Uniti. È pregna di disagio e tale disagio, espresso nei primi anni novanta dal movimento grunge (nato appunto a Seattle), persiste. Basta leggere un romanzo come ‘After Nirvana’ di Lee Williams per comprenderlo; o provare una splendida graphic novel: Il Killer del Green River, tradotta in Italia da Bao Publishing.

Il volume è catalogabile nel genere crime e di primo acchito potrebbe essere confuso nella mole abnorme di materiale di questo tipo, se non fosse che la vicenda raccontata è vera. L’autore, Jeff Jensen, giornalista di Entertainment Weekly ha narrato la storia di un serial killer di Seattle che a suo tempo terrorizzò i cittadini. E Jeff ha vissuto, sebbene indirettamente, la faccenda in prima persona, considerando che il detective che indagò sugli omicidi riuscendo a catturare il colpevole è suo padre, Tom. Lo sceneggiatore quindi ha rievocato, con ammirazione e affetto, la figura del genitore, affidando la parte grafica del progetto al penciler Jonathan Case. Dal momento quindi che la trama del libro è reale, benché siano state apportate modifiche ai nomi delle persone coinvolte e a qualche altro dettaglio, il lettore non può restare indifferente.

D’altronde, l’indifferenza è impossibile sin dal principio. La sequenza iniziale è un colpo allo stomaco, specialmente per chiunque abbia figli, e senza spoilerare aggiungo che la suddetta sequenza va considerata la chiave di lettura dell’intera story-line. C’è un serial killer, quindi, che prende di mira prostitute e semplici donne che hanno la sfortuna di accettare le sue avances. Dopo aver fatto sesso con loro, le ammazza e le seppellisce. Va avanti così per molti anni e la tensione provocata dal cosiddetto Killer del Green River, come viene definito, sconvolge la collettività. Tom Jensen è l’agente incaricato di catturare l’assassino. Tramite riusciti flashback, scopriamo diverse cose sul suo conto: in Vietnam non ha combattuto e si è limitato a svolgere lavori da segretario; dopo il conflitto si è arruolato nella polizia; si è sposato; ha costruito una famiglia; crede nella legalità e cerca di svolgere il suo lavoro nella maniera migliore possibile. Ne emerge il ritratto di un uomo integerrimo, ottimo padre e marito e soprattutto individuo capace di provare empatia nei confronti delle vittime del killer e dei loro familiari affranti.

La caccia all’omicida diventa una missione ma Jensen ce ne risparmia i particolari. Basti sapere che l’assassino viene catturato e condannato. Tutto è bene quel che finisce bene, dunque? Assolutamente no. Perché è dopo la condanna che l’incubo inizia davvero. Si scopre infatti che il maniaco si è reso responsabile non solo dei delitti per i quali è stato riconosciuto colpevole; ne ha eseguiti tantissimi, invece, tanto che nemmeno lui riesce a ricordare esattamente dove ha occultato i corpi. Sperando in uno sconto di pena, si offre di aiutare Tom, sforzandosi di dare informazioni precise al riguardo. In maniera folle e assurda, quindi, il killer diventa una specie di collaboratore delle forze dell’ordine. E i mass-media si scatenano, provocando una nuova psicosi legata all’assassino del Green River.

Tuttavia, Tom è tormentato dai dubbi: come fa un assassino a non ricordare bene i nomi delle vittime e in certi casi persino le modalità degli omicidi? Che cosa nasconde? Ma il quesito più cruciale è un altro: perché uccide? Tom scoprirà la risposta alla fine del volume e sarà sconcertante, quasi risibile, un perfetto esempio di quella ‘banalità del male’ di cui parlava Hannah Arendt in un suo celebre saggio.

Con il pretesto di un reality thriller, Jeff Jensen delinea il ritratto di un’America impazzita, ossessionata dal fascino morboso del crimine; un paese che condanna gli omicidi ma segue avidamente i programmi televisivi sui serial killer, che vede film polizieschi violenti interpretati da Harrison Ford, che si diverte la sera con il Tonight Show di Jay Leno, che ama vedere attori come il Patrick Duffy di Dallas approfittare delle brutture per partecipare a talk show spazzatura che sfruttano le tragedie e che magari ascolta il rock aggressivo degli Iron Butterfly. Ma Il Killer del Green River è anche una profonda riflessione sul concetto della paternità. Tom è un padre che vede il figlio crescere in un mondo spaventoso; lo stesso Jeff è un padre e lavora in quello stesso ambiente giornalistico e mediatico che sguazza nella cronaca nera; e anche l’assassino, a modo suo, è un padre e ha un rapporto problematico, mai del tutto risolto, con la figura paterna.

I testi sono intensi ed espressivi e Jensen caratterizza in maniera egregia le psicologie dei personaggi, a cominciare da quella di Tom, ovviamente, per continuare con i colleghi, alcuni cinici e disincantati; altri coraggiosi; altri disperati perché affetti dal Morbo di Gehrig; con la moglie di Tom, donna sensibile e dolce che aiuta il marito a rimanere ancorato, malgrado tutto, a una visione positiva dell’esistenza; e, last but not least, con il killer, agghiacciante nella sua calma glaciale e nel suo spiazzante infantilismo, dettagli che fanno rabbrividire.

Il disegnatore Jonathan Case rende giustizia alla validità dello script, rappresentando le vicende narrate da Jensen con un tratto realistico, sostanzialmente tradizionale ma efficace, privo di virtuosismi però adatto all’atmosfera cruda della story-line; può per alcuni versi ricordare gli esiti espressivi del fumetto italiano bonelliano, facendo i debiti distinguo, e nel complesso risulta piacevole. Green River Killer, pubblicato negli Stati Uniti dalla Dark Horse, è una proposta di qualità e va tenuta certamente in considerazione.

Voto: 9

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