Soy de pueblo. La provinciale – Recensione

Pubblicato il 29 Aprile 2013 alle 16:00

Il fumetto che spopola in Spagna arriva anche in Italia grazie a Hop! Edizioni e offre ai lettori italiani tutta la freschezza dell’ironia contro la società 2.0.

Soy de pueblo. La provinciale

Autori: Raquel Córcoles e Marta Rabadán.

Casa Editrice: Hop! Edizioni.

Provenienza: Spagna.

Genere: umorismo sociale.

Prezzo: 11 Euro.

Data di pubblicazione: Marzo 2013.

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«Sei una provinciale se sei nata in un posto dove non c’è El Corte Inglés». È questa una delle tante pillole di saggezza condivise con i lettori dalla protagonista di “Soy de pueblo”, fumetto firmato da Raquel Córcoles e Marta Rabadán e portato in Italia da Hop! Edizioni.

El Corte Inglés è una catena di negozi paragonabile all’italica Rinascente: le 84 pagine dell’opera uscita in terra iberica nel 2011 sono tutte così: infarcite della personalità della moderna del pueblo e della cultura della città del terzo millennio.

Città che, nel fumetto che tanto successo ha ottenuto e continua a riscuotere in Spagna, rappresenta la summa di tutto ciò che conta per la protagonista, che appunto si trasferisce lì dal paesino nel quale è nata per cercare di coronare il proprio sogno: curare una rubrica in un fashion magazine.

E così la provinciale comincia a vivere come un’abitante madrilena alla moda, e per i lettori cominciano sorrisi, risate e riflessioni. A patto che sappiano essere autoironici, perché nel fumetto potranno riconoscere in parte anche se stessi.

Il lavoro del duo Córcoles-Rabadán è colmo di ironia verso i luoghi comuni della vita alla moda, con i suoi locali di tendenza, gli status symbol, la gente vestita di tutto punto. In città si fanno party, si leggono riviste, si fa shopping e i dj possono rapidamente scalare le vette più alte della celebrità. Si assiste insomma al proliferare della società 2.0, degli alternativi, dei trendy, dei cool e via discorrendo.

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Qui ben presto però la bionda dai grossi occhiali scuri sempre sul viso si accorge di esser «troppo di città per essere di paese e troppo di paese per essere di città». Consapevolezza che, se fossimo un tantino meno superficiali, chiameremmo dissidio interiore, ma che visto che siamo come siamo ci limitiamo ad annotare con un sorriso, magari mentre si cerca lavoro su Infojobs, si tenta di vedere un film su Megavideo o si frequentano amici intellettualoidi.

Le avventure della provinciale in città sono divise in tanti piccoli capitoli di poche pagine, ciascuno dei quali fa sorridere e pensare che in fondo, nella modernità, qualcosa di sbagliato c’è, senza però mai smettere di essere leggeri e divertenti. L’opera è scorrevole e leggibile, fila via che è un piacere.

“Soy de pueblo” assolve dunque bene il compito che si prefigge: quello di intrattenere e far sorridere, ma al tempo stesso sa puntare i riflettori su una generazione che tenta in ogni modo di trovar il proprio posto e la propria identità – entrambe, irrimediabilmente, già occupate – in una società fatta di immagini, apparenza e superficialità. Una società ingrata che, in effetti, non fa affatto ridere, ma che opere come questa proposta da Hop! aiutano a comprendere meglio.



Voto: 7

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