Doom Patrol di Grant Morrison n. 2 – Recensione

Pubblicato il 19 Gennaio 2013 alle 09:00

Arriva il secondo numero dedicato alla delirante Doom Patrol con le avventure scritte dal geniale Grant Morrison! Cosa succede a Niles Caulder e soci alle prese con culti esoterici, entità aliene e dimensioni alternative? La risposta è in questo volume!

Doom Patrol di Grant Morrison n. 2

Autori: Grant Morrison (testi), Richard Case, Kelly Jones (disegni)

Casa Editrice: RW-Lion

Provenienza: USA

Genere: Supereroi

Prezzo: € 23,95, 16,5 x 25,2, pp. 336, col.

Data di pubblicazione: novembre 2012

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Arriva il secondo volume della collana DC Essential dedicata alla bizzarra Doom Patrol di Grant Morrison che non può mancare nella libreria degli estimatori dell’autore di Glasgow. La Pattuglia del Destino, sebbene non sia mai stata una squadra di primo piano del DCU, ha una storia gloriosa. Creato negli anni sessanta da Arnold Drake, il gruppo capitanato da Niles Caulder poteva essere considerato la versione DC degli X-Men dei primordi (e ricordiamo che Drake aveva scritto diversi episodi dei mutanti Marvel) e le loro avventure, almeno per gli standard dell’epoca, erano molto strane e colpirono coloro che ebbero modo di leggerle (tra essi lo stesso Morrison).

I personaggi rimasero in circolazione anche dopo gli eventi di Crisis e negli anni ottanta la DC varò un loro mensile scritto da Alan Kupperberg che però ottenne tiepidi consensi. Grant Morrison che stava avendo successo con Animal Man lo sostituì e cambiò le atmosfere narrative. Grant rammentava il tono inconsueto delle storie classiche e accentuò tale elemento, mixandolo con le suggestioni tipiche della sua ispirazione: l’occultismo e l’esoterismo; la filosofia; il post-modernismo; le sottoculture underground. Del vecchio gruppo conservò il freddo e cinico leader Niles Caulder, il tormentato Joshua e l’irascibile Robotman; mentre un altro membro, Negative Man, si unì alchemicamente a una donna, trasformandosi in una creatura androgina di nome Rebis. Poi inserì nella line-up Crazy Jane, schizofrenica affetta da sessantaquattro personalità differenti (e altrettanti differenti superpoteri!), e una ragazzina down, Dorothy Spinner, in grado di concretizzare i pensieri.

La Pattuglia versione Morrison fu uno shock per i lettori ma le vendite del comic-book crebbero e lo scrittore, molto più che in Animal Man, si sbizzarrì ideando situazioni deliranti inusuali per la produzione DC del periodo. L’assunto di Morrison era semplice: nel DCU supereroi come Superman o Batman possono affrontare minacce di vario tipo; ma che accade se le minacce in questione sfidano la razionalità? Che succede se sono illogiche? Ci vogliono menti folli per tenerle a bada. E chi è più folle della Doom Patrol?

In questa seconda uscita che include i nn. 31-41 del comic-book originale, le story-line assumono una valenza ancora più strampalata. Il gruppo deve vedersela con il misterioso (e assurdo) Culto del Libro Non Scritto e tra accenni alla magia nera e alla stregoneria, echi di Lovecraft, influssi di Borges e di molteplici forme espressive (poesie, filastrocche per bambini, scioglilingua), Morrison costruisce un incubo destabilizzante. Risolve poi una trama rimasta in sospeso riguardante un’altra componente della precedente formazione: Rhea Jones, alias Loadstone, finora in coma. Rhea si risveglia ma subisce un’incredibile mutazione che la rende irriconoscibile.

Ma non finisce qua: Grant introduce l’infido detective psichico Willoughby Kipling; inventa addirittura una strada senziente transessuale, Danny La Via; e fa esordire il supereroe Flex Mentallo, in seguito protagonista di una miniserie Vertigo. Il piatto forte del volume è costituito da una complessa e cerebrale trama imperniata su una guerra di entità aliene provenienti da dimensioni parallele le cui caratteristiche sono palesemente influenzate dal surrealismo, il dadaismo e il simbolismo.

Morrison dimostra di non ignorare i fumetti della Silver Age e non a caso ripesca pure due vecchi avversari del team: il Cervello e l’allucinante scimmione Monsieur Mallah, benché vengano sottoposti a un trattamento revisionista (si scopre che i due sono gay), e ciò si verifica in un divertente episodio che può essere interpretato come un omaggio ironico e affettuoso ai fumetti degli anni sessanta.

A volte Doom Patrol anticipa The Invisibles, specie quando Grant si collega alle teorie della cospirazione  (nello specifico tramite gruppi segreti che manipolano il Pentagono e gli Uomini in Nero che appaiono negli ultimi episodi) e i testi hanno un’impostazione sperimentale e richiedono una lettura attenta, talmente ricchi come sono di citazioni e rimandi. E Morrison affronta tematiche importanti come la natura della mente e del pensiero, le problematiche relative all’identità e persino la fisica quantistica.

Il penciler Richard Case, malgrado abbia uno stile grezzo e contorto, è appropriato per la rappresentazione dei mondi astrusi e sconvolgenti vagheggiati dallo scrittore di Arkham Asylum. Un episodio, basato sulla stravagante organizzazione N.E.V.E.R.W.H.E.R.E. e su un’incisiva satira del concetto di ‘normalità’, è impreziosito dalle matite dell’ottimo Kelly Jones che con il suo tratto oscuro visualizza in modo egregio lo script perturbante e onirico di Grant. In poche parole, di Doom Patrol si può dire tutto ma non che sia banale ed è sufficiente questo per prenderlo in considerazione.


Voto: 8

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