Spider-Man: La Morte di Jean DeWollf – Recensione

Pubblicato il 22 Maggio 2012 alle 11:04

Panini Comics ripropone una delle saghe anni ottanta più memorabili di Spider-Man: La Morte di Jean De Wollf! Scoprite una delle avventure più intense dell’Uomo Ragno ideata dal grande Peter David!

Spider-Man: La Morte di Jean DeWollf
Marvel Gold

Autore: Peter David (storia), Rick Buckler, Sal Buscema (disegni)

Casa Editrice: Panini Comics

Provenienza: USA

Genere: Supereroi

Prezzo: € 15,00, 17 x 26, pp. 168, col.

Data di pubblicazione: maggio 2012

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Benché avvincenti, i fumetti dei supereroi per diversi anni furono caratterizzati da una sostanziale solarità e il crimine e la violenza vennero presentati in forma edulcorata. Poche volte si ebbero eccezioni e se prendiamo in considerazione l’Uomo Ragno si può affermare che sin dai tempi di Lee e Ditko gli elementi noir non mancarono, mutuati da suggestioni pulp, ma con eccessi inesistenti. Quando John Romita Sr. sostituì Ditko alle matite fu introdotto un villain come Kingpin, boss che sembrava uscito da un racconto di gangster, ma bisognerà attendere gli anni ottanta e Frank Miller per conoscere lo spietato capomafia attuale.

Solo il terribile Goblin, alias Norman Osborn, era un palese psicopatico e fu proprio per questo motivo che Gerry Conway lo utilizzò per eliminare l’amatissima Gwen Stacy, in una delle story-line più scioccanti mai realizzate nei seventies. Però nel complesso le rassicuranti situazioni supereroiche, anche se drammatiche, contrassegnarono per parecchio tempo i comic-book di Spidey e degli altri eroi della Casa delle Idee.

Negli eighties del Rinascimento americano, invece, la situazione si modificò e autori del calibro di Chris Claremont, Frank Miller, Ann Nocenti, J.M. De Matteis, iniziarono a concepire storie più adulte, cupe e opprimenti. Tale tendenza fu definita ‘morte e disperazione’ e il culmine lo si ebbe con il Daredevil di Miller prima e della Nocenti poi, con gli X-crossover Massacro Mutante e Inferno o con sequenze ragnesche come L’Ultima Caccia di Kraven di De Matteis, Cani Impazziti della Nocenti e La Morte di Jean DeWollf di Peter David, proposta da Panini Comics in un tp della linea Marvel Gold.

Tra la fine degli anni settanta e i primi ottanta, gli albi del signor Parker erano in crisi e solo Roger Stern, con la sua run di Amazing Spider-Man, riuscì a risollevarne le sorti, mantenendosi comunque in un ambito tipicamente supereroico. L’allora editor in chief Jim Shooter, notorio estimatore del noir, fece sì che un altro comic-book, Peter Parkar The Spectacular Spider-Man, si differenziasse dalla testata principale. Se su Amazing l’eroe combatteva i soliti super cattivoni, nella seconda le minacce erano più quotidiane. E se nel mondo reale i cattivi sono ladri, maniaci, scippatori e così via, non possono mancare i serial killer.

Fu questa l’intuizione di Peter David che proprio con tali storie incominciò a farsi apprezzare dai fan americani (e con il quasi contemporaneo Incredible Hulk) e scrisse avventure in cui l’Uomo Ragno affrontava criminali poco fantasiosi ma più credibili (basti pensare al leader di colore di una gang, Ace, che sembrava la controfigura di Michael Jackson versione Thriller). In quel periodo, peraltro, Peter alternava il costume classico a quello nero e quest’ultimo, secondo David e Shooter, conferiva un tocco macabro al personaggio, adatto quindi a una serie dai contenuti dark.

La Saga del Mangiapeccati (la sequenza è conosciuta anche così) sconvolse il pubblico. L’Uomo Ragno ha infatti a che fare con un pazzo ossessionato da pulsioni religiose che ammazza le vittime a colpi di fucile. Una di esse è nientemeno che il commissario Jean DeWolff, noto comprimario delle serie ragnesche (e che, si scoprirà, nutriva profonda passione nei confronti dell’Arrampicamuri). Peter David conquistò il comidom con l’intensità della trama, i testi hard-boiled, i dialoghi incisivi (la battuta del ‘pazzo senza Dio’ è leggendaria) e una scansione narrativa dai ritmi serrati ispirata allo stile del serial tv ‘Hill Street Blues’, ideato da Mark Frost che poi collaborerà con David Lynch in un altro capolavoro, Twin Peaks.

Per giunta, la Saga del Mangiapeccati fornì l’occasione a David Michaelinie di impostare le premesse della nascita del mostruoso Venom e perciò se ne comprende la rilevanza. Se non l’avete letta, potrete colmare la lacuna con questo volume. Ai disegni c’è Rick Buckler, dal tratto non eccezionale, sinceramente, ma funzionale. Inoltre è incluso il seguito, realizzato qualche anno dopo, stavolta con Sal Buscema alle matite e anche in questo caso la tematica affrontata è imperniata sulle devianze della psiche e sull’intimidente realtà degli assassini seriali, rovello di molta fiction dell’epoca (è sufficiente ragionare sui casi di Thomas Harris e Bret Easton Ellis per accorgersene).

In definitiva, La Morte di Jean DeWolff è un classico Marvel e non può mancare nella libreria degli estimatori dell’Uomo Ragno e di Peter David. Se volete quindi farvi un’idea di quello che è tuttora reputato uno dei vertici della stagione noir di Spidey concedete una chance a un volume ben realizzato dal punto di vista editoriale.


Voto: 7,5

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