La Fine di David M. Rosenthal | Recensione

Pubblicato il 12 Agosto 2018 alle 15:00

Il film è attualmente disponibile per tutti gli abbonati della piattaforma Netflix.

Theo James e Forest Whitaker sono i protagonisti del nuovo film Netflix diretto da David M. Rosenthal, che nel suo concept pasticciato e tremendamente poco originale assomiglia ad un incrocio fra Ti Presento i Miei e The Roover di David Michôd. Il problema è che non è né l’uno né l’altro, e l’unica cosa che gli riesce è sembrare troppo simile a tantissimi film apocalittici che l’hanno preceduto, senza neanche provare minimamente a distinguersi da loro mettendo in gioco un po’ di immaginazione, ingegno o estro creativo.

Com’è facilmente intuibile dal titolo, La Fine è la storia apocalittica di come gli Stati Uniti vengono messi in ginocchio da un misterioso cataclisma. Infuso col genere on the road, racconta la storia di Will (James) e il suo futuro suocero Tom (Whitaker), che saranno costretti a viaggiare da Chicago a Seattle durante la fine del mondo, affrontando tutti i pericoli che una situazione del genere comporta.

Dramma domestico esplorato dalle soglie dell’apocalisse. La cosa sarebbe anche interessante se non fosse così opaca, stantia e povera di idee.

Will va ad incontrare Tom, il padre della donna che Will ama, Samantha (Kat Graham). La donna è incinta e Will vuole chiedere al padre la sua mano per poter iniziare la loro vita insieme. I due non si sono mai sopportati, ma il film pur di metterli insieme e farli diventare amici escogiterà un disastro ambientale che prevede terremoti ed eruzioni vulcaniche e altre cose non particolarmente chiare.

L’apocalisse arriva proprio quando Will è al telefono con la sua ragazza, che attualmente vive sulla West Coast. Quando dai telegiornali scoprono che il cataclisma sta avvenendo in tutti gli Stati Uniti e non solo a Chicago, fidanzato e padre decideranno di mettersi in viaggio per andare a Seattle e salvare Sam. Nessuno sa esattamente cosa sta succedendo, solo che bisogna arrivare dall’altra parte degli Stati Uniti e trovare la ragazza.

La cosa più fastidiosa del film è la sua natura buonista, da cui Rosenthal non prova mai a distaccarsi. Quando saranno in difficoltà i personaggi faranno sempre e solo la cosa giusta, fidandosi costantemente di persone delle quali è chiaro che farebbero bene a non fidarsi, solo per poi essere fregate e dover trovare un modo – possibilmente pacifico – di risolvere la situazione in cui sono andati a cacciarsi. E la maggior parte di queste situazioni – e con maggior parte intendiamo praticamente tutte – non si sarebbero neanche venute a creare se non fosse stato per le decisioni fondamentalmente stupide di questi fondamentalmente stupidi personaggi.

Se si vuole mantenere viva l’attenzione del pubblico in film di questo genere, bisogna prima di tutto presentargli dei personaggi cui valga la pena affezionarsi. Will e Tom semplicemente non lo sono, e siccome si fa subito ad annoiarsi di loro e dei loro battibecchi si fa ancor prima a disinteressarsi della loro avventura da un capo all’altro degli Stati Uniti d’America.

Il finale, poi, pensato per trasmettere l’epicità di un cliffhanger, raggiungerà vette di anonimo qualunquismo rare perfino per Netflix.

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