La Prima Notte del Giudizio di Gerard McMurray | Recensione

Pubblicato il 6 Luglio 2018 alle 20:00

Arriva in Italia il nuovo capitolo della saga di fanta-politica ideata da James DeMonaco.

Un vecchia pistola con cinque proiettili nel tamburo è comunque meglio di un mestolo.

La battuta – la più esilarante di tutto il film, che per la verità perde pochissimo tempo a cercare di suscitare qualsivoglia tipo di risata – arriverà nel bel mezzo dell’atto finale e mi è sembrata molto ma molto calzate per riassumere la situazione dei protagonisti: bisogna fare quel che si può con i mezzi a nostra disposizione, qualsiasi essi siano, e soprattutto bisogna imparare ad adattarsi se si vuole sopravvivere a questa società; soprattutto alla società raccontata da James DeMonaco nella saga di fanta-politica de La Notte del Giudizio.

Una saga mutevole ma sempre sul pezzo, quella che oltreoceano chiamano The Purge, che da thriller home invasion qual era nella sua prima incarnazione con Ethan Hawke (2013) ha saputo reinventarsi come action suburbano grazie ai muscoli di Frank Grillo con Anarchia prima (2014) ed Election Year dopo (2016). Ora, nel 2018, il franchise cinematografico rimane per la prima volta orfano del suo creatore: DeMonaco, impegnato nella realizzazione tv spin-off che arriverà a settembre, affida una sua sceneggiatura all’esordiente Gerard McMurray, che porta in questo prequel La Prima Notte del Giudizio atmosfere riprese a piene mani dal cinema  della blaxspoitation: se riuscite ad immaginare la saga come se fosse stata ideata da Ryan Coogler avrete un quadro piuttosto preciso di ciò che troverete nel film.

McMurray tratta il materiale a sua disposizione proprio come se si trattasse di un b-movie anni ’70 e ci porta per la strada, fra magnaccia e gangster, boss di quartiere e ragazzi con difficoltà economica alla ricerca di un posto in una società che non li vuole. Il tutto mentre l’ascesa del governo del neonato partito dei Nuovi Padri Fondatori sta organizzando il primo Sfogo, venduto al pubblico come ‘esperimento sociale’ per cercare di risolvere i problemi dell’America: per 12 ore ogni tipo di crimine, compreso l’omicidio, sarà totalmente legale, e i nostri protagonisti dovranno riuscire a sopravvivere alla notte.

Purtroppo le tematiche politiche e sociali così fini, eleganti e velate nei precedenti film, da sotto-testi qual erano qui diventano un vero e proprio manifesto, per di più urlato a gran voce verso il pubblico attraverso lo schermo in maniera piuttosto sfacciata e pedante. A gravare sulla qualità del film, poi, ci si mettono pure i personaggi, alcuni meno che abbozzati, altri dimenticati (per poi ricomparire trenta minuti più tardi) e altri ancora totalmente incoerenti con loro stessi (nel caso di Marisa Tomei, perfino imbecilli).

McMurray dimostra di saperci fare con le scene d’azione, concentrandosi spesso e volentieri sul Dmitri di Y’Lan Noel, chiaramente il personaggio che il regista ama di più e col quale avrebbe passato tutto il minutaggio del film: quando seguiamo Dmitri, infatti, i problemi dell’opera vengono messi da parte (nonostante gli schizzi di sangue in CGI continueranno a tormentare i nostri occhi fino all’ultima scena), ed è divertente assistere al passaggio dal lato oscuro al lato chiaro del personaggio, che da gangsta di quartiere si trasforma in un mix fra il John McLane di Die Hard e l’antieroe afroamericano Super Fly. 

Però era lecito aspettarsi di più. Speriamo che la serie televisiva sarà in grado di risollevare le sorti della saga, che per la prima volta, purtroppo, ha steccato.

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