Westworld 2×09: “Vanishing Point” | Recensione

Pubblicato il 18 Giugno 2018 alle 20:00

“Una macchiolina di oscurità.”

“Se guardi  a lungo nell’abisso, anche l’abisso guarderà dentro di te”. Una delle citazioni più stra-abusate della letteratura di Friedrich Wilhelm Nietzsche, che però ben si adatta al nono episodio della seconda stagione di Westworld (che tra l’altro in più di un’occasione si diverte a menzionare alcuni importanti filosofi classici, come Plutarco).

C’è un’altra frase nietzschiana, comunque, meno celebre della sopracitata ma precedente ad essa, e che descrive con una precisione maggiore la parabola di oscurità che ha trasformato William nell’Uomo in Nero: “Non combattere contro i mostri o diventerai tu stesso un mostro”. E, come apprendiamo in Vanishing Point, è proprio questo quello che è accaduto al personaggio. O meglio, ai personaggi.

Perché il William interpretato dal bonario Jimmi Simpson è profondamente diverso da quello col volto duro di Ed Harris, e pur essendo la stessa persona in due momenti differenti della propria vita (quello che mi ha sempre affascinato a tal proposito è che il doppio attore non serve solo per il colpo di scena della stagione uno, ma proprio a sottolineare la differenza tra il prima e il dopo e contribuire in questo modo ad aumentare il già considerevolmente ampio aspetto meta-narrativo della serie), nel corso della serie viene naturale considerarli come due personaggi ben distinti, lo Yin e lo Yang (o meglio lo Yang, il bianco, e lo Yin, il nero) che caratterizzano la stessa anima. L’episodio ci racconta il come e il perché lo yin, nell’anima di William, sia riuscito ad avere il sopravvento sullo yang. E dato che la stagione volge ormai al termine (l’ultimo episodio andrà in onda la prossima settimana) i creatori Jonathan Nolan e Lisa Joy tirano i fili di tutte le altre storyline (quella di Bernard/Ford, quella di Maeve, quella di Delos, quella di Akecheta/Tribù Fantasma e quella di Dolores e Teddy) per far avvicinare ulteriormente tutti i personaggi alla Porta, l’Oltre Valle, la Forgia, evitando i fuochi d’artificio alla penultima puntata in stile Game of Thrones per riservarsi tutto in vista dell’episodio dieci, The Passenger.

Quindi mentre i flashback su un passato non troppo lontano ci raccontano la notte in cui la moglie di William si è suicidata, lo splendido montaggio ci tiene aggiornati sull’odissea di Bernard, alle prese col pacchetto dati di Ford scaricato nella sua memoria, sulle vicissitudini di Maeve, bloccata sul lettino con le corde vocali scoperchiate e sui nuovi piani di Delos, che hanno riprogrammato Clementine per usarla contro gli androidi (violentissima e brutale la sequenza del massacro, che ancora una volta mostra la gelida spietatezza degli esseri umani).

Gran parte delle rivelazioni della puntata (quella sui cappelli è divertente) non sono state così scioccanti, dato che nelle settimane successive avevamo avuto parecchi indizi al riguardo ma due cose sono estremamente rilevanti: l’Uomo in Nero potrebbe essere un androide (sarebbe narrativamente lecito, visto che è stato William ad avviare il progetto) ma soprattutto adesso sappiamo cosa si cela nell’Oltre Valle, e cioè un’enorme banca dati con tutte le informazioni che Delos ha “rubato” agli ospiti del parco (tramite i cappelli, vale la pena ribadirlo perché fa troppo ridere).

Quello che Dolores ha intenzione di fare con le informazioni nascoste nella banca dati, però, è ancora avvolto dal mistero. Che, speriamo, verrà risolto la prossima settimana.

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