Sheriff of Babylon di Tom King & Mitch Gerads | Recensione

Pubblicato il 29 Maggio 2018 alle 10:00

Siete pronti per leggere una delle opere più sconvolgenti di Tom King? Allora provate Sheriff of Babylon, il noir a forti tinte ambientato nel contesto terribile della Baghdad post-Saddam Hussein! Non perdete una delle più dirompenti serie Vertigo degli ultimi anni!

Se c’è qualcuno che può essere considerato uno degli autori di punta dell’attuale fumetto americano, quello è Tom King. Sta, infatti, facendo parlare molto di sé con la sua gestione di Batman ma era comunque già noto agli estimatori dei comics d’oltreoceano. King non è uno sceneggiatore qualsiasi e firma spesso opere controverse che non possono lasciare indifferente nessuno, basti pensare a Omega Men, sconcertante interpretazione di alcuni supereroi DC o alla sconvolgente The Vision che ha presentato il celebre sintezoide della Marvel in una versione a dir poco scioccante.

E scioccante è un termine che si addice pure a Sheriff of Baylon, maxiserie Vertigo di dodici numeri che Lion pubblica ora in volume. Apparentemente è un fumetto di guerra, dal momento che la trama si svolge in una Baghdad occupata dall’esercito americano nel periodo successivo alla morte di Saddam Hussein. Di fatto non mancano gli elementi tipici delle war stories ma la story-line è un inquietante noir che si apre con la scoperta di un cadavere e si conclude, con agghiacciante simmetria, con il rinvenimento di un altro corpo senza vita, nello stesso luogo.

E la morte è l’elemento fondamentale della trama, considerando che i protagonisti vivono in una situazione di costante pericolo e potrebbero morire in qualsiasi istante, a causa di una bomba, di un attentato terroristico o di un soldato che non ha conservato il sangue freddo. King si concentra su tre personaggi: Chris, consulente militare americano che deve addestrare gli uomini destinati a diventare agenti (le forze di polizia irachene non esistono quasi più); Nassir, ex poliziotto traumatizzato dalla morte delle sue tre figlie; e Sofia, una musulmana influente e potente che collabora con gli americani e con le varie fazioni irachene ed è al centro di complesse operazioni.

Chris trova il cadavere di una delle sue reclute, brutalmente assassinata, e decide di indagare sull’omicidio, spinto da un innato senso di responsabilità. Non può però sapere che rimarrà implicato in un gioco più grande di lui che coinvolge fanatici terroristi, uomini d’affari senza scrupoli, rappresentanti dell’esercito americano con molte magagne da nascondere e, in generale, persone di ogni credo e nazionalità disposte a fare qualsiasi cosa. La trama si dipana sullo sfondo di un mondo sconvolto dalla distruzione, privo di una guida e compromesso da pulsioni deviate.

Ciò che più colpisce di Sheriff of Babylon è l’ambiguità morale. King non parteggia per nessuno e soprattutto non ricorre a una semplicistica divisione tra buoni e cattivi. La guerra è guerra, sembra volerci dire l’autore, e quando si vive al centro di essa non ha senso stabilire cosa sia il bene o il male, chi abbia torto o ragione, perché l’unica cosa che conta è sopravvivere. King descrive tutto questo con testi e dialoghi profondi e intensi e svolge un’analisi psicologica impeccabile dei personaggi.

Non rinuncia però all’azione e non mancano sorprese e continui colpi di scena che conferiscono alla storia un ritmo serrato e coinvolgente, degno di un film. Sheriff of Babylon va poi tenuto d’occhio per i disegni di Mitch Gerads, il cui tratto dettagliato e naturalistico ben si adatta al crudo realismo della vicenda. .

Gerads è efficace sia quando si concentra sui primi piani dei protagonisti, riuscendo a evocarne le emozioni, sia quando raffigura gli oscuri sotterranei usati per gli interrogatori, le case semidistrutte dai bombardamenti o il paesaggio urbano di Baghdad che, malgrado tutto, conserva le tracce dell’antica maestosità. Sovente costruisce le tavole in stile Watchmen, con una griglia di nove piccole inquadrature per pagina, ma in altre occasioni ne ne propone altre di dimensioni più ampie, e tale scelta rende imprevedibile la lettura. Gerads si è occupato inoltre dei colori, insistendo su sfumature cupe e ombrose che valorizzano la sua arte.

In poche parole, Sheriff of Babylon è davvero da non perdere.

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