Ryuko Volume 2, tra onore e crimine | Recensione

Pubblicato il 15 Maggio 2018 alle 17:00

Dopo un anno tornano gli intrighi malavitosi di Ryuko, la bella e letale assassina a capo dell’organizzazione criminale del Drago Nero, creata da Eldo Yoshimizu. Figlia di un boss della Yakuza, Ryuko in questo volume dovrà affrontare il proprio passato e, soprattutto, un futuro che si rifiuta di vedere realizzato… anche se potrebbe avere un potere inimmaginabile.

Dopo il primo numero, Bao Publishing completa la pubblicazione di Ryuko con questo secondo e ultimo volume dedicato al gekiga di Eldo Yoshimizu, artista giapponese che, dopo essersi dedicato per anni alla scultura (le sue opere sono esposte in Giappone e in tutto il mondo), debutta a 45 anni come mangaka proprio con questo fumetto, vero e proprio omaggio del manga anni Sessanta e Settanta.

Per chi non lo sapesse già, Ryuko è un manga indipendente che ha raggiunto il successo anche in Europa, prima in Francia e dallo scorso anno anche in Italia. Questo titolo fa parte di una recente scelta editoriale di Bao Publishing, sempre più interessata al fumetto d’autore orientale.

Il secondo volume di Ryuko prosegue a raccontare gli intrighi dei clan della Yazuka giapponese, che coinvolgono anche le altre nazioni dell’Oriente e del Medio Oriente… persino gli Stati Uniti d’America. Ryuko continua ad essere il fulcro della narrazione, ovviamente, ma in questo numero lo è ancora di più. Se il volume precedente era caratterizzato da un certo grado di coralità, in questo Ryuko è decisamente centrale: la storia infatti si concentra sul suo passato e su quello che potrebbe essere il suo futuro, tra inganni e rivelazioni sconvolgenti.

Ovviamente ritroviamo anche gli altri membri dell’organizzazione del Drago Nero, nonché altri personaggi come Harim, ora a capo della Brigata Volontaria Senza Frontiere: un’organizzazione terroristica che si oppone al lato spietato del Capitalismo.

L’attenzione del lettore, però, ricade quasi esclusivamente su Ryuko. La donna infatti apprende una verità sconcertante: il suo destino è quello di diventare la nuova Longtou, ossia la regina di una prestigiosa organizzazione malavitosa cinese chiamata Hei Hua. Solo chi ne possiede il sigillo d’oro e ha ucciso il proprio padre ha la possibilità di diventarlo, e Ryuko possiede entrambi i requisiti.

Essere la Longtou comporta un enorme potere, dato che garantirebbe a Ryuko una forza militare senza paragoni, capace di influenzare in modo decisivo la politica mondiale. Esiste però un’altra candidata, oltre a Ryuko: Tsu Suto, una studentessa universitaria che è anche a capo di un’altra organizzazione malavitosa, la Japinchan.

L’aspetto più intrigante di questo secondo volume è l’approfondimento su Ryuko, che non viene dipinta come un’assassina fredda e brutale ma come una donna capace di compassione, una donna che si rifiuta di subire gli avvenimenti e che è sempre in grado di reagire. Il momento più toccante è sicuramente il ricongiungimento con la madre Shoryuhi, scomparsa da anni.

Così come la prima parte, anche questo secondo capitolo continua a prendere ispirazione dai gekiga degli anni Sessanta e Settanta, sia per quanto riguarda il realismo della storia che per il tratto del disegno. Quella di Yoshimizu è una linea elegante e precisa, che però sa anche essere frenetica e sporca, specialmente per quanto riguarda gli inseguimenti adrenalinici e le ambientazioni di città.

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