Ofelia Vol. 1 | Recensione

Pubblicato il 2 Aprile 2018 alle 17:00

Dopo Mafalda, arriva dall’Argentina un’altra ragazza con i problemi di ognuna

Ofelia è una giovane donna con i problemi di tutte le donne: i rapporti di coppia, i rapporti con gli altri, l’autostima, le proprie passioni, la violenza di genere, la bellezza, le nuove tecnologie, insomma la vita in ogni suo aspetto, positivo o negativo che sia.

Julieta Arroquy è stata la vignettista della rivista argentina Ohlalá, prima di ottenere la sua prima pubblicazione in volume dal titolo Oh No! Mi sono innamorata (in originale ¡Oh No! Me enamoré) per le Ediciones de La Flor, ovvero lo stesso editore che ha pubblicato la celeberrima Mafalda di Quino e che ora pubblica nella sua edizione originale anche Ofelia.

Non sembrano esserci dubbi sul fatto, come accade nelle opere di questi tipo, che Ofelia sia il riflesso nel mondo del fumetto della sua autrice, quasi una versione fumettistica della vita reale di Julieta Arroquy, che cerca di trasferire in Ofelia le sue riflessioni e le sue esperienze di vita, creando un personaggio fondamentalmente insicuro sul rapporto con gli altri, ma forte nelle sue scelta di vita. E ciò soprattutto in questo primo volume, in cui Ofelia è l’unico personaggio presente (se non per poche vignette…) e tiene praticamente un monologo su di sè.

Artisticamente la Arroquy è un’artista autodidatta, che ha iniziato solo a 32 anni a disegnare; tuttavia, evidentemente, non è il disegno la parte fondamentale di questo fumetto, che serve solo come medium, il più immediato possibile, per comunicare il messaggio dell’autrice. Le linee usate sono dunque semplici, senza un ricorso alla tecnica, così come semplice è la tavola, divisa in nove piccole immagini per pagina (che a volte diventano una). Spesso i disegni sono in bianco e nero, con l’uso del colore limitato ad alcune caratteristiche, come i vestiti del personaggio.

Il design del personaggio è quindi molto basilare ma ben caratterizzato, con un vestito rosso, un taglio di capelli corto e degli stivaletti grigi che garantiscono che il personaggio sia facilmente riconoscibile; cosa fondamentale per un personaggio nato su Facebook. Inoltre, l’uso dei colori riesce certe volte a distrarre su alcuni difetti nel disegno, che ovviamente qui non vuole essere realistico.

Dato che Ofelia è spesso presentata come un personaggio che si richiama a Mafalda è necessario però fare un distinguo: Mafalda è una bambina che parla “innocentemente” di cose che riguardano il mondo degli adulti, non limitandosi alla vita quotidianna, ma toccando tutti i temi, che vanno dalla politica alla religione. Ofelia è un personaggio più intimistico, che tratta temi che possono anche dirsi universali, ma li tratta in relazione alla vita della singola persona.

Inoltre Mafalda tiene un atteggiamento estraneo nei confronti della vita degli adulti, limitandosi a commentarlo, ma senza mai volerne fare parte integrante; Ofelia è l’esatto contrario, perchè porta le sue esperienze reali e non giudica, ma spesso chiede un aiuto per capire.

Questo in effetti può anche limitare la comprensibilità e l’interesse di alcuni lettori, soprattutto maschi, che si trovano ad affrontare tematiche e problematiche che sono prettamente femminili. Ciò non toglie che Ofelia possa contribuire a svelare a molti un universo spesso non ben compreso come è quello femminile, con i pensieri di una ragazza relativamente a molti aspetti della vita di ogni giorno.

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