Zagor 683 + Zagor & Jovanotti | Recensione

Pubblicato il 7 Marzo 2018 alle 17:00

Il cantautore italiano viene celebrato in un albo omaggio che esalta la forza dei sognatori.

Michele Masiero apre il mini-albo speciale di Zagor dedicato a Jovanotti con un’introduzione dedicata ai sognatori. Sottolinea che Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, da assiduo lettore bonelliano, ha tra le sue serie preferite proprio quelle dedicate a Zagor e Mister No, i due personaggio creati da Guido Nolitta, ovvero Sergio Bonelli.

Ed in effetti la casa editrice di via Buonarroti così come la carriera del cantante romano non sono altro che la realizzazione di un sogno utopico, nato in una terra nella nella quale tutto ciò che hanno concretizzato sembrava irrealizzabile. La carriera di Jovanotti esplode a fine anni Ottanta, nell’epoca in cui l’eco dell’hip-hop americano era ancora lontanissima dalla cultura musicale italiana. Jovanotti e la sua voglia di fare rap furono il primo bagliore di quel genere che oggi spopola nel nostro Paese.

All’epoca di Gianluigi Bonelli una casa editrice in italia che si occupasse esclusivamente di albi a fumetti era un’utopia, ma Bonelli padre, da grande amante del West, era pronto per tuffarsi in  questa avventura, e colonizzare un territorio incontaminato.

Così lo speciale Zagor-Jovanotti intitolato Il Richiamo della Foresta rappresenta la chiusura di un cerchio: il ragazzino che negli anni Settanta si nutriva dei sogni e dell’immaginario degli albi Bonelli, avrebbe un decennio dopo aperto le porte dell’Italia ad un’altra utopia, musicale questa volta.

Le 26 pagine che costituiscono l’albo sono un vero e proprio sogno ad occhi aperti, nel quale Jovanotti, viene catapultato dal suo studio di registrazione alla fantastica foresta di Darkwood. Da spettatore diventa egli stesso protagonista dell’azione, tanto da venir rapito dai guerrieri irochesi. Ma saranno proprio Zagor e Cico a salvarlo, ed a suggellare questo grande incontro tra utopie diventate solide realtà.

La narrazione di Moreno Burattini (su soggetto di Michele Masiero) viene scandita da didascalie tratte dai pezzi musicali di Jovanotti (su tutti la nuovissima Oh vita). Divertenti sono anche le pagine in cui Jovanotti intrattiene i guerrieri irochesi  suonando e cantando Mi Fido di Te. Gustosissima è anche la presenza (nelle ultime pagine) del mitico Rick Rubin, il produttore americano, tra i padri fondatori dell’hip-hop, al quale Jovanotti si è affidato per la produzione del suo  nuovo album.

I disegni di Walter Venturi rispettano lo stile zagoriano, e adattano ottimamente il tratto fisico di Jovanotti a quello dei personaggi di Darkwood. Interessante è anche il fatto che in sole 26 pagine Venturi si prenda delle licenze dalla gabbia bonelliana, tra le quali una splash page che inquadra in figura intera lo stesso Jovanotti.

L’albo speciale è allegato (in omaggio) al numero 683 della serie regolare. In La Banda degli Spietati invece il sogno è la felicità sono ben lontani dall’essere presenti. Ci troviamo a  Scanlon Creek dove un uomo senza scrupoli di nome Allemby sfrutta la legge e le massime cariche della città per arricchirsi e condizionare l’intera popolazione.

Ma sulla sua strada ci saranno Zagor e Cico, pronti a ridare speranza ad una popolazione oppressa e priva di fiducia. La terza figura messa al centro della storia è Blondie, la pistolera un tempo arrestata da Zagor, che fuggita dal carcere di Black Rock è alla ricerca di Allemby, per ottenere la sua personale vendetta.

Il soggetto e la sceneggiatura di Antonio Zamberletti seguono il più canonico stile nolittiano. La narrazione scorre rapidamente, e sa intervallare scene d’azione, pause necessarie per portare avanti la descrizione e la storia dei personaggi, e momenti classici di eroismo con Zagor messo al centro della scena.

Molto suggestive sono le scene in cui la protagonista è Blondie, donna cinica e spietata alla ricerca della sua vendetta. Zamberletti ha dato sostanza ad un personaggio che ricorda la Beatrix Kiddo di Kill Bill. Ed il prossimo numero di Zagor avrà proprio Blondie al centro dell’albo, perciò ne vedremo delle belle.

I testi di Zamberletti vengono ben accompagnati dai disegni di  Mauro Laurenti, che segue con attenzione gli schemi della gabbia bonelliana, dando una buona dinamicità alle scene d’azione.

Insomma, Zagor questo mese offre in edicola un doppio albo che cavalca due filoni: quello dedicato alla gioia di essere sognatori, e quello che mette al centro la desolazione e l’ingiustizia, considerati benzina per chi vuole cavalcare la rabbia e la frustrazione, ma anche alimentatori di speranza, per chi cerca di ergersi sopra al male e contrastarlo con caparbietà.

Zagor ancora una volta, grazie all’avventura ed alla fantasia, riesce a insegnarci ciò che è più importante: la realtà che abbiamo di fronte non è altro che il riflesso dei nostri sogni e di ciò che facciamo per metterli in atto.

 

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