Non è te che aspettavo: una difficile paternità | Recensione

Pubblicato il 28 Gennaio 2018 alle 15:30

Il nuovo anno editoriale di Bao Publishing comincia con una non semplice autobiografia del francese Fabien Toulmé, padre di una bambina con la trisomia 21 (più conosciuta come la Sindrome di Down). Privo di buonismo smielato, Non è te che aspettavo è un fumetto che racconta il difficile incontro tra un uomo e sua figlia.

Insieme a L’Odore dei Ragazzi Affamati (che vi abbiamo già recensito), il nuovo anno di Bao Publishing inaugura anche con un altro fumetto francese, ma di stampo molto diverso: si tratta di Non è te che aspettavo, di Fabien Toulmé.

Classe 1980, Toulmé è un ingegnere da sempre appassionato di fumetti che, a partire dal 2008, si dedica alla bande dessinée. La sua prima graphic novel è autobiografica e racconta gli anni più delicati della sua vita: la nascita della figlia Julia, la sua crescita e la paura di non essere all’altezza dei suoi bisogni. Questo perché Julia ha la Sindrome di Down, anomalia conosciuta anche come trisomia 21.

“Quello che doveva essere uno dei giorni più felici della mia vita si era trasformato in un incubo”: con queste parole Toulmé descrive il giorno della nascita di sua figlia, quando l’istinto comincia a sussurrargli che Julia potrebbe avere la trisomia 21. Un’anomalia che non era stata diagnosticata né tantomeno annunciata da nessun medico, un imprevisto che di sicuro Fabien e la moglie non si aspettavano, specialmente dopo aver già avuto una figlia perfettamente in salute (Louisa, che all’inizio della storia ha quattro anni).

Non è che te aspettavo ha di sicuro un titolo molto forte, specialmente considerando il tema delicato del quale racconta il fumetto: raccontato in prima persona, narra dal secondo mese di gravidanza di Patricia (la moglie dell’autore) in Brasile fino alla nascita di Julia a Parigi, andando anche oltre e approfondendo le difficoltà che ogni genitore di un bambino con la Sindrome di Down deve affrontare.

Anche se il lettore sa fin dall’inizio che la secondogenita di Fabien e Patricia non sarà perfettamente sana, per buona parte del fumetto i due genitori sono del tutto inconsapevoli: fin dalla prima ecografia e anche poco dopo il parto, medici ed esperti affermano con sicurezza che Julia è “normale”. Anche durante la gravidanza Fabien si dipinge come il classico padre che, nell’attesa, è preoccupato e ansioso, impaziente ed eccitato.

L’anomalia genetica è quindi del tutto inaspettata, lasciando sotto shock un padre che si aspettava una figlia e una vita diversa: non riesce a riconoscere Julia come sangue del suo sangue, si rifiuta anche di prenderla in braccio e la considera solo un peso.

Questi sentimenti di rifiuto sono espressi sinceramente e senza vergogna, con la tacita promessa che il rapporto tra questo padre disperato e la bambina “inaspettata” è destinato ad evolversi. Ovviamente non sarà semplice e la “svolta” non avverrà magicamente da un giorno all’altro, ma solo gradualmente: perché l’affetto, affinché germogli, necessita soprattutto di tempo.

Dato il tema delicato, Toulmé sceglie di raccontare la sua storia con una narrazione molto semplice, scandita da pagine suddivise in tre strisce di vignette. Ogni capitolo, introdotto da una citazione che ne anticipa il contenuto, è raccontato da un colore diverso: dal seppia al rosa, dal verde al grigio. Colori che accompagnano il viaggio di Toulmé verso non l’accettazione, ma la riscoperta di essere un padre: un viaggio narrato con sincerità e senza eccessivo buonismo.

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