Insecto | Recensione

Pubblicato il 9 Gennaio 2018 alle 17:15

Dopo Heartbeat Edizioni BD ci porta un’altra dura e profonda opera di Maria Llovet, che continua a cercare di fare riflettere su una società malata.

Lea e Lucas sono sorella e fratello che vivono in una famiglia all’apparenza perfetta: nessun problema di denaro, genitori con buoni lavori – che però li portano spesso fuori casa -, possibilità di soddisfare ogni loro capriccio e passione. Tuttavia la pressione su di loro è molto alta a causa di una madre che tiene più a dare l’impressione all’esterno di avere figli perfetti (Lea suona il violoncello, anche se non lo ama) piuttosto che alle reali aspirazioni di Lea ed ai problemi di Lucas. Ai due non resta dunque che il loro rapporto esclusivo, nel quale possono mostrarsi per quello che veramente sono ed in cui uno trova nell’altra l’unico sostegno sincero per continuare a vivere. Ma Lea sa che in realtà il sentimento che Lucas prova verso la sorella travalica il normale amore fraterno; ed anche Lea in Lucas vede più di un fratello.

Il tratto distintivo del fumetto è che la narrazione avviene per la maggior parte tramite immagini, con i dialoghi che lasciano spesso il compito di spiegare ai disegni: tutto nasce dagli sguardi di Lucas attraverso i buchi delle serrature, dagli scambi di sguardi tra i fratelli, dallo sfiorarsi delle loro mani. La tensione sessuale per tutto il fumetto è alta, ma graficamente è sempre limitata, molto spesso concentradosi sui dettagli dei rapporti.

Da un lato evidentemente il fumetto rappresenta una denuncia dell’apparire moderno, che spesso schiaccia l’individuo per favorire la sua immagine con gli altri; tuttavia sarebbe una lettura un po’ banale (e certo non originale) dell’opera, in quanto il fumetto tende invece a sottolineare anche la necessità di trovare un sostegno nella vita, che copra ogni dimensione, anche quella intimista, a prescindere da chi questo sostegno sia e con tutti i dubbi che un rapporto di tale tipo può ingenerare. Ma sarebbe un errore credere che Lucas e Lea siano in realtà gli unici innocenti in un mondo corrotto; anche loro alla fine cedono al loro egoismo, a costo di far soffrire chi sta loro intorno. Alla fine è la solitudine il male che aleggia in tutto il fumetto e ciascuno cerca di salvarsi come può: la madre intessendo una rete sociale più ampia possibile, seppur vacua, il padre giramondo cercando compagnia, i figli stringendosi l’un l’altra.

Interessante è anche il tentativo dei fratelli di cercare all’esterno quello che hanno sempre trovato solo nel loro esclusivo rapporto, con le difficoltà del caso, ma con la consapevolezza pian piano acquisita di avere forse già tutto quello di cui hanno bisogno.

A differenza della maggior parte dei fumetti europei (e del precedente Heartbeat), l’autrice ha deciso di utilizzare tavole in bianco e  nero. Del resto il suo stile è molto inflluenzato dalle scuole giapponese e coreana, quindi è abbastanza ovvio che Maria Llovet si trovi a suo agio anche nelle realizzazioni senza colore.

La linea, che richiama tuttavia la tradizione occidentale, ricordandomi Guido Crepax (anche per alcune costruzioni delle inquadrature), è sporca, con lineee rotte, che ben si addicono ai sentimenti contrastanti dei personaggi. La costruzione delle tavole è studiata per sopperire ai pochi dialoghi, chiarendo il pensiero dei personaggi (e dell’autrice) al lettore, con largo uso di panel orizzontali.

 

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