Twin Peaks 3×13: “The Return”, parte tredici | Recensione

Pubblicato il 8 Agosto 2017 alle 15:00

“Solo tu ed io, insieme, per sempre innamorati.”

Parte 13 è, nel bene e nel male, puro Twin Peaks, e sprigiona David Lynch da ogni fotogramma.

Nel corso della durata dell’episodio si ha la costante sensazione di essere ovunque e da nessuna parte contemporaneamente.  Dagli intrighi in cui è coinvolto l’agente Cooper/Dougie alla scena della sfida a braccio di ferro, da Jim Belushi che fa il trenino con le spogliarelliste alla canzone di James Hurley, dai battibecchi fra Audrey e il marito ai loop psicologici di Sarah Palmer: tutto ciò che vediamo è allo stesso tempo inutile e indispensabile.

Twin Peaks non sono mai serviti spettacolari colpi di scena o eventi sensazionalistici. E’ più un gioco di sensi, una malia basata su impatto visivo e distorsione dei suoni, su spaccati di vite inusuali fatte di ritmi narcotizzanti e gesti di insensata follia.

Il Cooper Cattivo dà sfoggio della sua sensata follia, invece, quando si fa beffe del boss Renzo stravincendo senza alcuno sforzo la gara di braccio di ferro per poi rifilargli un pugno in pieno volto con talmente tanta forza da fracassargli il cranio dalla parte del naso. L’ennesimo scorcio della Loggia Nera non porta ad alcuna conclusione, tranne forse al fatto che gli eventi di Fuoco Cammina con Me (meno conosciuti rispetto a quelli della serie originale) stanno assumendo un’importanza sempre maggiore in questo revival. Anche qui, però, ogni nuovo dettaglio non fa che aumentare le domande in proposito.

E a proposito di domande (bel gioco di parole, eh?): la seconda scena con Audrey apre a nuove interpretazioni e, in retrospettiva, ripensando alla discussione col marito avuta la scorsa settimana, pare che la nostra abbia avuto in passato (e ancora oggi, forse) dei problemi psicologici. Si spiegherebbe l’atteggiamento così scostante del marito, chiaramente indispettito dalle richieste folli della moglie. E inoltre, dove si trovano i due? Perché si ha la continua e pressante sensazioni che siano separati dal resto del mondo?

Naturalmente queste non sono che le supposizioni di un povero scribacchino, un povero scribacchino che, tra l’altro, di qualcosa deve pur parlare. E, sfortunatamente per noi tutti, Twin Peaks è una bestia piuttosto schiva con la quale provare a stabilire un contatto.

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