Recensione – Preacher 2×01: “On The Road”

Pubblicato il 26 Giugno 2017 alle 15:00

“Temo di avere delle brutte notizie. Riguardano Dio …”

Dopo il filosofico faccia a faccia che Matt Jamison ha avuto con Dio in The Leftovers e dopo i tanti dei che abbiamo conosciuto in American Gods, ecco che in questo periodo di Uomini e Divinità riparte lo show più pazzo, scabroso e blasfemo della Nuova Era della televisione.

Seth Rogen ed Eric Goldberg spingono il piede sull’acceleratore fin dai primi istanti di Preacher 2: la nuova stagione dello show tratto dal celebre fumetto di Garth Ennis e il compianto Steve Dillon (che viene omaggiato alla fine di questo primo episodio e al quale noi di MangaForever mandiamo un bacio, ovunque egli sia adesso) fa rombare i motori prima ancora dei titoli di testa, in una memorabile scena d’azione condita con esilaranti gag.

L’improbabile trio di amici composto da un vampiro irlandese, una criminale tutta pepe e un predicatore con poteri divini ha deciso di mettersi sulle tracce di Dio. Come abbiamo appreso alla fine della scorsa stagione, pare che Jahvè abbia abbandonato il Suo posto in Paradiso e sia sceso sulla Terra per una bella vacanza di gozzoviglie, night club e musica jazz.

Il tocco dei due registi fuori di testa si nota in ogni singola inquadratura, e la sequenza dell’inseguimento sulle note di Come on Eileen mescola lo stile da videoclip caldo e sentimentale con le atmosfere molto sopra le righe della serie.

A giudicare da quello che si vede in questi primi cinquanta minuti on the road, fra intestini usati per travasare la benzina e donne rinchiuse in gabbia per guarire dalla Instagram-Mania, l’umorismo estremo della serie sembra ancora più contorto e black in questa seconda incarnazione. Chissà quali saranno le prossime trovate nonsense dopo quelle fantastiche dell’anno scorso (come la morte di Tom Cruise e l’odio di Cassidy per Il Grande Lebowski).

Nonostante da questa stagione la serie inizierà a seguire maggiormente la storia originale del fumetto di Ennis e Dillon, raccontando il viaggio di Jesse e i suoi compagni per trovare Dio, c’è ancora una grande differenza fra la serie e la sua controparte letteraria: lo sviluppo e l’approfondimento del protagonista.

Jesse Custer, nei comics, sarà anche un tipo difficile (allerta eufemismo) ma fin dalla prima vignetta ha un profondo, intimo e personalissimo senso morale, che sebbene sia un mix fra il frutto degli insegnamenti di suo padre e le influenze della filmografia di John Wayne, quanto meno gli permette di distinguere il bene e il male, il giusto e lo sbagliato.

Il Jesse Custer della serie tv, invece, si diverte ancora ad usare i poteri di Genesis a proprio piacimento e soprattutto senza considerare le conseguenze che l’uso di quel potere porta con se: si può anche dire che sia lui la causa della morte di tutti quei poliziotti uccisi dal Santo degli Assassini, che magari sarebbero morti comunque, ma stando alla sceneggiatura di Sam Catlin sono morti mentre Jesse li obbligava a fare cose stupide.

Questa cosa è interessante da notare perché fa di Jesse un eroe (o meglio anti-eroe) pieno di ego, che dovrà imparare non solo a conoscere i suoi nuovi poteri divini, ma soprattutto se stesso. Il fatto che sia Tulip a dare un peso alla tragedia di tutti quei morti la dice lunga su chi potrebbe essere la persona che aiuterà Jesse nella scoperta del suo vero io – e, in questo senso, è importante la sottolineatura che la donna fa parlando con Cassidy del carattere del suo uomo.

Come primo episodio di un nuovo corso On The Road funziona benissimo perché agisce su tre diversi piani: quello black comedy, che si lega direttamente allo spirito del fumetto; quello action/splatter, portato dalla brutalità del Santo degli Assassini; quello mystery/on the road, che ruota intorno al viaggio di Jesse, Tulip e Cassidy e la loro indagine per rintracciare Dio.

Insomma, ce n’è per tutti i gusti. Non vi resta che assaporare questa disgustosa prelibatezza.

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