Wonder Woman vol. 1 – Sangue: recensione

Pubblicato il 18 Febbraio 2014 alle 15:30

Cosa succede quando la serie di Wonder Woman viene scritta dal geniale autore di 100 Bullets, l’unico e solo Brian Azzarello? Non perdete l’edizione in volume del primo story-arc targato New52 pubblicato nel comic-book della Principessa Amazzone con i disegni di Cliff Chiang e Tony Akins!

wonder_woman_1_sangueWonder Woman vol. 1 – Sangue

Autori: Brian Azzarello (testi), Cliff Chiang, Tony Akins (disegni)

Casa Editrice: RW-Lion

Genere: Supereroi

Provenienza: USA

Prezzo: € 17,95, 16,8 x 25,6, pp. 160, col.

Data di pubblicazione: settembre 2013

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Quando la DC diede vita al discusso reboot, molti fan provarono curiosità nei confronti della nuova serie di Wonder Woman, personaggio, al pari di Superman e Batman, di valenza storica e facente parte della cosiddetta Trinità del DCU. Del resto, che la Principessa Amazzone sia fondamentale è un dato di fatto, se non altro poiché ha rappresentato il prototipo della supereroina. Creata da William Moulton Marston, Diana di Temiscyra ottenne subito successo, non senza polemiche da parte dei lettori più conservatori a causa del look discinto e del fatto che combattesse gli uomini, differenziandosi quindi dalla concezione della donna fragile e sottomessa dilagante nei comics della Golden Age.

Nel corso dei decenni, il comic-book di Wonder Woman ha subito alti e bassi qualitativi ma ha continuato ad avere riscontri, benché a un livello inferiore rispetto agli albi di Superman e Batman; di conseguenza, pensando all’operazione New52, la DC era consapevole della sua rilevanza. Inoltre, Wonder Woman aveva bisogno di un rinnovamento, magari con uno sceneggiatore anti-convenzionale. E nel momento in cui la casa editrice annunciò che lo scrittore regolare della Wonder Woman versione reboot sarebbe stato Brian Azzarello, parecchi, come ho scritto all’inizio, si incuriosirono.

Azzarello è conosciuto per il capolavoro 100 Bullets della Vertigo, per crudi e incisivi one-shot dedicati  a Joker e a Lex Luthor e in generale per opere dalle atmosfere for mature readers. Ha una sensibilità noir, influenzata dalla narrativa crime e hard-boiled e, sebbene in passato si sia occupato anche di Superman, parrebbe a prima vista fuori luogo per una testata fantasy come quella di Diana. L’eroina è infatti un’amazzone e le sue vicende hanno spesso avuto a che fare con la mitologia greca. Nel periodo post-Crisis George Perez aveva accentuato tale aspetto, facendo interagire Diana con divinità e personaggi mitici e rendendo dunque il mensile una specie di versione al femminile di quello del Thor marvelliano. E pure gli autori che lo sostituirono si concentrarono su tali aspetti. Perciò molti si chiesero: cosa potrà mai combinare Azzarello con un personaggio simile?

In questo tp che ristampa i primi sei episodi della serie, Azzarello si dimostra a suo agio con gli dei greci e con contesti narrativi che non hanno niente a che vedere con gangsters, femme fatales, poliziotti corrotti e altri tipici elementi delle sue storie noir. Ma non rinuncia a delineare una story-line drammatica, avvincente, ricca di azione e pathos, non priva di suspense e influenzata da stilemi thriller. Nel DCU del reboot, quindi, Wonder Woman si trova sulla terra e per una serie di vicissitudini entra in contatto con Zola, una ragazza che, suo malgrado, è coinvolta nelle macchinazioni di crudeli divinità.

Tutto sembra ruotare intorno alla misteriosa scomparsa di Zeus, il sovrano dell’Olimpo. A quanto è dato intuire, ha tante colpe da scontare e la moglie Era, in particolare, nutre parecchio rancore nei suoi confronti e non si fermerà di fronte a nulla pur di ottenere vendetta. È peraltro fomentata dalla Discordia e, come se non bastasse, l’infido Apollo si è prefisso alcuni obiettivi che non lasciano presagire nulla di buono. L’intreccio è reso ulteriormente complicato dalla presenza di Ermes, Ares, Poseidone e Ade e va riconosciuto ad Azzarello il merito di essere riuscito a costruire un intrigante mystery, utilizzando in maniera personale le divinità, lontanissime dalla versione solare di Perez, tanto per fare un esempio. Gli dei di Azzarello sono mostruosi e dark, contrassegnati da una peculiare ambiguità morale che li rende sconcertanti.

L’autore modifica poi le origini di Wonder Woman e i rapporti tra l’Amazzone e la madre, la Principessa Hyppolita, subiranno un cambiamento. I personaggi femminili sono preponderanti e lo scrittore si collega al femminismo degli esordi (il creatore di Diana, Marston, era in effetti un convinto femminista), descrivendo donne forti, aggressive e sicure di sé. Gli episodi sono quindi appassionanti e la trama ha un perfetto equilibrio di azione e introspezione che fa di Wonder Woman una serie coinvolgente.

I primi episodi sono illustrati dal bravo Cliff Chiang. Sebbene il suo stile sia forse poco adatto alla visualizzazione dell’allure sensuale di Diana, è all’altezza della sceneggiatura e realizza ottime versioni dei character, concependo in maniera inventiva la tavola e dando il meglio di sé nelle sequenze d’azione, rese efficaci dai colori cupi e crepuscolari di Matthew Wilson; gli ultimi due capitoli sono invece disegnati da Tony Akins, senz’altro migliorato dai tempi di Jack of Fables, che con il suo tratto fluido ed elegante rende giustizia alle situazioni immaginifiche ideate da Azzarello. Insomma, se non seguite l’albo spillato di Diana perché non gradite gli antologici, con questo tp avrete modo di scoprire l’attuale versione di un’autentica icona del fumetto americano. Da provare.

Voto: 8

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