Recensione – Westworld 1×09: “The Well-Tempered Clavier”

Pubblicato il 28 Novembre 2016 alle 15:25

“Ricorda”.

Prima di cominciare, vorrei far presente che The Well-Tempered Clavier è finora l’episodio più importante della serie, evidentemente pensato per rispondere alla maggior parte degli enigmi prima del season finale, dunque per evitare di rovinarvi la sorpresa il consiglio è di interrompere qui la lettura di questo articolo qualora non aveste ancora goduto dei 60 minuti che Jonathan Nolan e Lisa Joy hanno pensato per noi. Recuperate lo spettacolo del nono episodio di Westworld, e tornate qui in seguito: vi aspettiamo.

Se invece siete già arrivati alla fine dei titoli di coda, infilatevi con me in questa tana del bianconiglio folle e oscura (e lunghissima: si tratta della recensione più lunga per la serie).

Cominciamo, allora.

Siccome a Jonathan Nolan piace fare le cose in grande, una sola clamorosa rivelazione per questa puntata non gli bastava, e infatti The Well-Tempered Clavier è infarcito con ben due colpi di scena, altrettanto importanti.

Il primo è che il dottor Ford ha costruito Bernard rifacendosi al suo vecchio amico Arnold, l’uomo che lo ha aiutato a costruire Westworld. Già nelle scorse recensioni avevamo parlato dell’eventualità che Bernard in realtà potesse essere una versione androide di Arnold (tra l’altro Bernard Lowe è l’anagramma di Arnold Weber), ma la lenta, sentimentale e drammatica rivelazione è stata perfettamente orchestrata in fase di scrittura e ancor meglio scandita nel montaggio.

L’ottima sceneggiatura di Dan Dietz e Katherine Lingenfelter ha pescato a piene mani dagli episodi scorsi, riproponendo scene chiave del passato di Bernard mentre l’androide scavava nella propria mente alla ricerca di risposte: è stata una bella trovata, che oltre a riepilogare la storia del personaggio è servita soprattutto per aumentare la suspance e la drammaticità dell’evento, che è drammatico a livelli platonici: Bernard è lo schiavo che trova la verità al di fuori della propria caverna, com’è già successo a Maeve e come sta succedendo a Dolores, ma del resto un po’ tutta la serie è una palese metafora filosofica sullo scoprire la differenza fra verità e menzogna.

Proseguendo, trovano collocazione anche quelle sequenze mooooolto estemporanee nelle quali abbiamo visto Bernard e Dolores conversare nei laboratori: erano scene passate, ovviamente, ma quello che non potevamo sapere prima di oggi è che Dolores non stava parlando con Bernard, ma con Arnold. Non solo: è stata proprio lei, Dolores, ad uccidere Arnold, e anche se questo pezzo del puzzle non ha ancora trovato una sua collocazione, a rivelarci che le cose sono andate così è stata nientemeno che la bella cowgirl interpretata da Evan Rachel Wood, sconvolta nel ricordare questo triste particolare.

Il fatto che siamo a conoscenza dei dissidi che Arnold e Ford ebbero in passato (dissidi legati soprattutto al modo differente di concepire la filosofia del parco) potrebbe farci ipotizzare che Dolores abbia ucciso Arnold influenzata dal controllo di Ford. Visto il legame che si era creato fra lei ed Arnold, non vedo ad oggi un altro motivo per cui avrebbe dovuto ucciderlo se non per volere di Ford.

Fino alla scorsa settimana era lecito pensare che un’altra vittima delle macchinazioni del buon dottore fosse stata Elsie, che abbiamo visto strangolata da Bernard, ma considerato il cliffangher col quale si è conclusa la vicenda di Stubbs non mi sorprenderebbe se nell’ultimo episodio dovessimo scoprire che la ragazza è ancora viva (del resto, non ci è stata effettivamente mostrata la sua morte). Come non sono del tutto convinto che la storia di Bernard sia finita qui: il modo in cui Ford ha ribaltato il pronostico del confronto in suo favore potrebbe implicare che lui e Bernard siano già passati più e più volte per questa conversazione, che si è sempre conclusa col suicidio forzato dell’host, che Ford ha poi successivamente resettato ancora e ancora e ancora.

Quindi chissà.

Per chiudere il discorso su Ford e Bernard/Arnold e passare ad altro, è interessante notare come il tema dell’esplorazione della coscienza umana che Nolan e Joy hanno affrontato per tutta questa prima stagione di Westworld, abbia trovato una sua chiusa con il monologo di Ford: “Gli umani ti deluderanno sempre.” E’ questa la conclusione alla quale i due creatori della serie sono arrivati, o il cinismo lascerà un po’ di campo all’ottimismo nell’ultimo episodio?

La storyline di Maeve è stata lasciata quasi del tutto da parte in questa puntata, e quando dico “lasciata quasi del tutto da parte” intendo dire che è bastata una scena intrigante e riuscitissima per preparare il gran finale della prossima settimana: la metafora della cassaforte eternamente vuota per spiegare i piani che Dio ha per noi umani è splendidamente pensata e ancor più splendidamente scritta, e considerate tutte le volte che lei ed Hector sono morti in questa stagione, il sesso fra le fiamme non è poi così male.

Tutti i riflettori ora sono puntati su Dolores e la sua vicenda. E’ sempre più chiaro ormai che la storia della prima host creata per il parco sia strutturata su time-line differenti (almeno tre, escludendo ovviamente le conversazioni con Bernard/Arnold): l’ennesima prova è lo squarcio nell’addome provocatole da Logan, scomparso l’attimo dopo la la fuga dall’accampamento.

La qualità della sceneggiatura di Westworld si denota dal fatto che nulla è campato in aria: riguardando con attenzione gli episodi precedenti potrete notare tantissimi indizi che lì per lì non sembravano tali, ma che in retrospettiva diventano evidenti come campanelli d’allarme colorati al neon. La frase che Ford dice a Bernard (“Un piccolo trauma per gli host può essere illuminante”) può essere ricollegata direttamente al primo episodio di stagione, quando l’Uomo in Nero assaliva Dolores e la stuprava.

Per Dolores quel trauma è stata la miccia che ha acceso l’incendio che ha illuminato la sua mente. E da lì è iniziato il suo viaggio. Viaggio che aveva già compiuto, ma che è riaffiorato nella sua mente, e grazie al bug nel codice, e per colpa dell’Uomo in Nero.

L’idea è complessa, ma facilmente spiegabile. L’avventura che Dolores sta vivendo con William non sta avvenendo nel presente, ma è già successa. Grazie a William lei arrivò più vicina di quanto mai fosse stata al labirinto di Arnold, e oggi sta ripercorrendo quel viaggio DA SOLA, ma con la sensazione che William sia con lei (questa sensazione scaturisce dal fatto che gli host, quando ricordano, rivivono quel ricordo come se stesse accadendo nel presente).

Oltre a queste due linee temporali che si sovrappongono continuamente, poi, Dolores rivive anche altre esperienze passate (ad esempio quelle che ci hanno mostrato la “città sepolta dalla sabbia” quando ancora non era stata sepolta da nulla), che servono a suggerirci che lei è andata alla ricerca del labirinto tantissime volte, sia prima che dopo il suo incontro con William.

Tra l’altro, qualche puntata fa abbiamo visto un flashback nel quale era Dolores a causare la sparatoria ad Escalante. Che si tratti della stessa sparatoria che tormenta Teddy? Che Wyatt sia in realtà Dolores? Del resto, l’unica cosa certa che sappiamo della storia di Teddy è che Teddy è uno degli host che non sono riusciti a vedere la verità, ed è rimasto bloccato nei loop narrativi del parco.

E’ molto probabile che nell’ultima puntata questa teoria delle multi-timeline nella storia di Dolores giunga a compimento e venga esplicitata. Se dovessi puntare un euro sul come Nolan abbia intenzione di farlo, scommetterei sul fatto che William, alla ricerca di Dolores, la troverà ormai morente a causa della coltellata infertale da Logan.

E visto che ci siamo, permettetemi di spararne una ancora più grossa: se dovesse rivelarsi vera la teoria secondo la quale William e l’Uomo in Nero sono la stessa persona, scommettiamo che verrà fuori che l’Uomo in Nero per trent’anni è tornato nel parco per stuprare Dolores nel tentativo di causare quel trauma che le avrebbe permesso di ricordare il loro passato?

Un po’ troppo cervellotico, si, ma chissà. Con i Nolan non si può mai dire.

Quel che è certo, è che si è trattato di una delle cavalcate più entusiasmanti della storia della televisione, e tagliare il traguardo sarà di certo molto soddisfacente.

 

NOTA: il titolo dell’episodio fa riferimento ad una raccolta musicale del compositore tedesco Johann Sebastian Bach, intitolata Il Clavicembalo ben temperato (The Well-Tempered Clavier, appunto). Bach compose la raccolta per tutti coloro che fossero avidi di apprendere la musica e capirla, un po’ come Bernard è stato desideroso di comprendere il proprio passato e la propria natura.

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