Recensione – Animali Notturni, il nuovo film di Tom Ford

Pubblicato il 18 Novembre 2016 alle 09:00

Lo stilista Tom Ford torna nel mondo del cinema sette anni dopo l’apprezzatissimo A Single Man.

“Sound I’m so special” cantava Jay-Z nel suo ultimo album, Magna Carta … Holy Grail, del 2013. Titolo della traccia in questione? Tom Ford. 

E in un certo senso Animali Notturni è un film sul sentirsi speciali. O per lo meno sul volersi sentire speciali a tutti i costi, e su quello che succede quando scopriamo che forse non siamo speciali per niente.

Susan Morrow (Amy Adams) è una gallerista con un matrimonio alle spalle e una relazione attuale che sta volgendo al termine. Un giorno riceve per posta il manoscritto del nuovo romanzo del suo ex marito Tony, intitolato Animali Notturni. E così Susan, vittima d’insonnia, inizia a leggere il romanzo la cui storia prende vita nella sua testa, e noi assistiamo ad una vicenda cruda di amori perduti e vendette e morte. Ma che forse parla anche di come sia brutalmente terminata la relazione fra lei e il suo ex marito.

 

La cosa interessante di questa seconda opera del regista/stilista è il suo strutturarsi su più livelli narrativi. C’è l’animale notturno Susan, una donna insoddisfatta dalla vita che si è ritrovata a vivere per colpa di pessime scelte passate. Poi c’è l’animale notturno Edward (Jake Gyllenhaal), il protagonista del libro di Tony, che proprio per colpa di pessime scelte dovrà vedersela con un destino particolarmente sgradevole. E c’è anche l’animale notturno per eccellenza, il passato, con tutti i suoi errori e i rancori che si porta dietro, che torna nelle notti insonne di Susan al solo scopo di tormentarla, al solo scopo di ricordarle che cosa si è lasciata alle spalle, con quei flashback agrodolci coi quali Ford già giocava sapientemente in A Single Man.

E così mentre Susan legge il manoscritto, nella sua mente visualizza la storia di Edward, un marito e un padre la cui vita cambierà per sempre nel corso di una terribile notte, e noi osserviamo questi due film che si sovrappongono egoisticamente uno sull’altro, ognuno dei quali sembra voler rendere il sopravvento, quasi a volersi soffocare a vicenda. Un po’ come si fa nelle relazioni.

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Non per questo è soprattutto un film sulle relazioni, Animali Notturni, un film su quello che due persone che vivono una relazione si aspettano l’una dall’altra. Come riescono ad influenzarsi, o a spronarsi a migliorare, o a ferirsi a vicenda, o a sminuirsi. O a vendicarsi, anche, magari perfino a distanza di anni.

L’amore rende feroci, diceva Oliver Stone in uno dei suoi film meno riusciti, Le Belve. Coincidenza anche in quel film c’era Aaron Taylor-Johnson, qui magistrale interprete di Ray, lo psicopatico antagonista col quale Edward e il detective Bobby Andes (un gigantesco Michael Shannon) dovranno fare i conti nel film-dentro-al-film.

Una pellicola che è un mix fra David Lynch e Alfred Hitchcock, un sontuoso melodramma dalle forti tinte noir con il quale Ford conferma le eccezionali abilità di narratore e visionario già dimostrate in A Single Man. Il suo sguardo fine e meticoloso sa al tempo stesso indagare le anime dei personaggi e studiare con raffinatezza ogni aspetto formale della pellicola, dai colori delle scenografie alle composizioni delle singole inquadrature.

Per ovvi motivi un regista omosessuale non è in grado di rendere sensuale una donna (come invece erano attraenti e seducenti tutti gli uomini di A Single Man), ma non è tanto la seduzione che Ford cerca in Amy Adams, quanto l’eleganza. Com’è elegante ogni dettaglio all’interno dei due film contenuti in Animali Notturni, del resto: perfino il deserto del Texas sembra tirato a lucido, e anche la morte diventa un’opera d’arte moderna, coi cadaveri che sembrano essere in posa per farsi ammirare.

Il finale è sorprendentemente coraggioso e a prima vista potrà sembrarvi ambiguo, ma di ambiguo non ha proprio nulla. Chiude il cerchio sul discorso della vendetta che ritorna per tutto il film, ed è semplicemente perfetto per entrambe le storie.

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