I bambini che inseguono le stelle: il ragazzo di Agartha, una storia di amore fraterno [RECENSIONE]

Pubblicato il 5 Agosto 2016 alle 11:25

Dopo il successo di Viaggio verso Agartha, tornano le emozionanti avventure di Shin e Shun

“Nel mondo in cui vivo non ci sono le stelle.”

Un tempo in superficie vivevano gli Dei chiamati Quetzaltor. Quando il genere umano si è evoluto, i Quetzaltor, dopo aver concluso il loro compito, si recarono nelle profondità della terra fondando una civiltà sotterranea e dando vita ad Agartha.

Shin e suo fratello maggiore Shun vivono in questo luogo leggendario sognando quello in superficie, ignari tuttavia della sua reale esistenza. Shun nonostante la giovane età ricopre un ruolo importante all’interno del clan: è incaricato del rito di accompagnamento dei defunti – ad Agartha la morte è considerata come una chiamata degli Dei – e riesce a vedere il mondo dei Quetzaltor. Shin è molto legato al fratello per questo soffre per le lunghe e forzate assenze che li costringono lontani.

Inoltre Shun è malato da tempo, e il cruccio più grande di Shin consiste nel fatto che non è in grado di prendere il posto del fratello e concedergli quindi il meritato riposo. Shun, però, ha già deciso da sé di lasciare il suo incarico e Shin sulle prime crede che l’abbia fatto per rinsaldare il loro legame.

In realtà il fratello ha trovato il modo per raggiungere la superficie, dove la sua esistenza, come già noto, è destinata ad avere fine. Shun parte alla volta della terra al suo inseguimento… La storia da questo punto in avanti si intreccia inesorabilmente con quella di Viaggio verso Agartha…

Il ragazzo di Agartha, scritto e illustrato da Asahi Hidaka su soggetto originale di Makoto Shinkai, può definirsi una sorta di prequel del film omonimo da cui è stato tratto il manga che lo precede.

Protagonisti sono i due fratelli Shun e Shin e l’affetto che li ha legati per tutta la vita. Un affetto colmo di inquietudine e dolore a causa della loro forzata lontananza, tema ricorrente nelle opere di Shinkai. Ritroviamo Asuna, protagonista di Viaggio verso Agartha e il professor Morisaki, che vuole riportare la moglie in vita.

Una storia che arricchisce di nuovi particolari quella principale e che grazie alla rilettura di Asahi Hidaka torna a splendere di una nuova luce, proiettata dal punto di vista di Shin.

Le pagine sono pregne di sentimenti: abbandonato il viaggio di scoperta di un mondo misterioso, il leitmotiv stavolta è l’esplorazione intima e sacra dell’animo dei protagonisti; un’indagine minuziosa su ciò che muove i loro cuori e alimenta le loro speranze. Su quell’attaccamento sentimentale per cui la morte di un caro è inconcepibile e spinge verso l’ignoto e oltre l’immaginabile inseguendo la chimera della resurrezione.

Le meravigliose atmosfere concepite dall’estro inesauribile del maestro Shinkai sono interpretate deliziosamente da Hidaka che riesce a dar voce ai bisbigli delle anime dei protagonisti grazie a belle trovate linguistiche, alternando punti di vista interni, flashback e scorci di realtà contemporanee a un’arte essenziale che predilige i primi piani su visi i cui tratti esprimono le forti emozioni che scuotono i personaggi.

Un’altra perla, i due volumi, da aggiungere alle altre regalateci da Makoto Shinkai.

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