Zazie Nel Metrò

Pubblicato il 31 Maggio 2011 alle 13:00

Zazie Nel Metrò

Autore: Clément Oubrerie (testi e disegni)
Casa Editrice: Rizzoli/Lizard
Provenienza: Francia
Prezzo: € 16,00, 17 x 24, pp. 104, col.
Recensione


Letteratura e fumetto hanno sovente avuto contatti. Alcuni celebrati romanzieri (penso, per esempio, a Paul Auster) hanno scritto sceneggiature per i comics, a volte adattando i propri romanzi, a volte creando opere appositamente pensate per questo specifico mezzo espressivo. In altre occasioni, ci sono state versioni a fumetti di capolavori della letteratura realizzati da cartoonists (e qui potrei citare, giusto per inserire un titolo, la bella rilettura del Dracula stokeriano compiuta da Leah Moore e John Reppion).

Di conseguenza, questo Zazie Nel Metrò, pubblicato in Francia da Gallimard e tradotto in Italia da Rizzoli/Lizard, realizzato da Clément Oubrerie, di per sé non sarebbe un fatto straordinario. Ciò che, però, secondo me, lo rende, invece, straordinario, è che il cartoonist francese abbia deciso di realizzare la versione fumettistica di uno dei romanzi più inventivi, stravaganti, ma impervi dal punto di vista concettuale, del Novecento: ‘Zazie Nel Metrò’, appunto, di Raymond Queneau.

Chiunque abbia letto il testo sa che la proteiforme inventiva linguistica di uno dei più importanti esponenti del movimento surrealista è affascinante ma difficile da tradurre. E mi riferisco sia alla traduzione da una lingua a un’altra; sia, come nel caso specifico di questo volume, a quella da un medium a un altro.

Ma ci torneremo. Queneau è conosciuto proprio per questo romanzo imperniato su una ragazzina pestifera, Zazie, che, per una serie di ragioni, è costretta a passare alcuni giorni in casa dello zio. Zazie non è una signorina ammodo; e, a parte l’indisciplina, si esprime con un linguaggio che forse sarebbe più adatto a uno scaricatore di porto. Per giunta, tende a mettersi nei guai e a procurare grattacapi a coloro che dovrebbero vigilare su di lei.

Zazie, quindi, si troverà coinvolta in numerose e divertenti situazioni, piuttosto caotiche, e Queneau nel romanzo si sbizzarrì non solo con gli esperimenti linguistici, ma pure con la descrizione di personaggi che definire stravaganti è un eufemismo: lo zio che sbarca il lunario ballando in un locale (e indossando abiti femminili); un uomo di mezza età che si sente sessualmente attratto da Zazie e che farà di tutto per averla; un tassista dagli strani comportamenti; un barista che se ne va in giro con un pappagallo che ripete sempre la stessa frase; una grottesca zitella e così via. E il ritmo della narrazione, decisamente frenetico, potrebbe essere accostato, facendo le debite proporzioni, agli stilemi delle vecchie comiche del muto.

Pare che Queneau ebbe l’idea di questa storia dopo una conversazione con Vladimir Nabokov, padre dello scottante ‘Lolita’, e, in effetti, alcune tematiche presenti nel libro sono tipiche dell’attitudine provocatoria ed eversiva dei surrealisti (ammettiamolo: oggi sarebbe difficile scrivere e pubblicare qualcosa sull’attrazione che gli adulti provano nei confronti delle ninfette, dati i tempi che corrono!). Di conseguenza, ci si potrebbe chiedere: Oubrerie è riuscito a rendere degnamente tutto questo?

Dal punto di vista del testo e dei dialoghi, si può dare una risposta positiva, benché con qualche distinguo. Ci sono certamente giochi di parole e neologismi di vario genere; però non in maniera estrema come nel modello letterario di riferimento. Ma non è un appunto negativo, il mio: è evidente che il fumetto ha differenti esigenze espressive e, nel complesso, il cartoonist ha fatto tutto ciò che era possibile fare, tenendo presente la leggibilità, senza, perciò, esagerare e, quindi, scadere nell’intellettualismo fine a se stesso.

Oubrerie, inoltre, rispetta le psicologie dei personaggi e non le stravolge. E coloro che hanno letto il romanzo ne converranno. Per ciò che concerne la parte grafica, il tratto dell’autore non è realista nell’impostazione; ma non eccede con gli stilemi cartoon ed è elegante e raffinato nella concezione. Inoltre, gli sfondi, le architetture e, in generale, il paesaggio urbano parigino (essenziale nella trama) sono rappresentati con una perizia e un gusto innegabili. E non vanno trascurati i tenui e delicati toni pastello che impreziosiscono il tratteggio di Oubrerie, conferendovi un tocco e una sensibilità deliziosamente europei. Nel complesso, quindi, questo esperimento è da promuovere e rappresenta un bell’esempio di incontro tra fumetto e letteratura.


Voto: 8

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