Haru Polish, un destino legato alla katana – RECENSIONE

Pubblicato il 27 Gennaio 2016 alle 11:05

Dall’autrice di Yoichi, professione samurai! un’altra irresistibile, dinamica e piccante commedia

Vorrei poter toccare ancora una volta la punta di quella katana.

Haru Okamoto, studentessa quindicenne, nutre una passione smodata per le katane, le tradizionali spade giapponesi. Da piccola è rimasta folgorata da quella custodita in casa sua, che brillava con una strana lucentezza blu-nerastra e sembrava assorbirla.

Quando la reclama, lo zio presso cui vive evita di dargliela, mostrandogliene una in legno. Haru però non si arrende: è convintissima che la katana che ha visto da bimba fosse dotata di una vera lama, così quando vede una giovane allenarsi con una katana in uno dei locali della scuola, si decide a entrare a far parte del club di Iaidou. Wakana, questo il nome della giovane, è l’unica allieva rimasta del club dedicato all’antica tecnica tradizionale di estrazione, rilascio e rinfodero rapidi con la katana, nella quale si affronta un avversario immaginario.

Haru che idolatra la katana come un feticcio, viene rimproverata da Wakana che le spiega che una spada è concepita per tagliare le persone.

Tuttavia, Haru non sembra rimanere turbata da quella rivelazione; prende in mano la katana e sotto lo sguardo stupito di Wakana inizia ad armeggiarla fintando una lotta con un nemico invisibile. Haru cade come in trance: si muove come piace alla katana, senza eccessi, come se la spada fosse parte di lei o come se lei stessa fosse parte della katana.

Wakana riconoscendo il suo grande potenziale si vede costretta a farla entrare nel club, il cui scioglimento sarà scongiurato solo dall’aggiunta di un terzo membro. Tra una disavventura e l’altra, viene svelato il passato di Haru con la rivelazione di un destino legato alla katana fin dalla sua nascita. La katana che lo zio le ha nascosto, infatti, era stata forgiata per lei dal bisnonno che aveva attribuito alla lucentezza dell’arma la forza per fare sopravvivere la nipote e proteggerla.

Haru Polish, di Masahiro Totsuka e Yu Minamoto, è un manga che ricorda Bamboo Blade ed è incentrato sul rapporto autentico e quasi sentimentale che lega la protagonista alla spada tradizionale giapponese. Haru che ha un rapporto conflittuale con i ragazzi, si trova a suo agio a maneggiare katane, riuscendo a fondersi con il loro fascino fino a toccarne l’anima.

Il manga, dai disegni accattivanti, è un bell’omaggio all’arte marziale antica dello Iaidou, che si propone come scopo ultimo quello della perfetta e armonica unione con se stessi e l’universo, nonché una dichiarazione d’amore alla katana, la celebre sciabola giapponese dal fascino sinistro. Un oggetto ambivalente: capolavoro d’arte ed eleganza, tuttavia anche inesorabile strumento di morte.

L’attrazione che Haru nutre per la spada sconfina nel sensuale, a tratti nel morboso, ma è l’arma a doppio taglio dell’opera.

Lettura piacevole, scorrevole e consigliata a tutti.

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