Pan – Viaggio sull’Isola che non c’è – Recensione

Pubblicato il 10 Novembre 2015 alle 23:30

Il piccolo Peter viene lasciato ancora in fasce in un orfanotrofio di Londra dalla madre Mary. Alcuni anni dopo, durante la Seconda Guerra Mondiale, Peter si ribella alle angherie della crudele Madre Barnabas che lo vende alla ciurma del pirata Barbanera. Condotto sulla fantastica Isola che non c’è per essere schiavizzato, il ragazzino verrà aiutato da Giacomo Uncino e dall’indiana Giglio Tigrato scoprendo di essere l’eroe volante in grado di affrontare i pirati, il leggendario Pan.

Pan

Viaggio sull’Isola che non c’è in un film che sarebbe stato meglio non ci fosse stato. Laddove Steven Spielberg, col suo Hook, aveva raccontato un Peter Pan invecchiato e disilluso che disseppellisce il suo fanciullino interiore tornando ad abbracciare il suo infantile sense of wonder, qui Joe Wright, regista di melodrammoni come Anna Karenina e Orgoglio e pregiudizio, presenta l’ennesima, scialba storia delle origini espansa e approfondita su un personaggio che non ne aveva alcun bisogno.

Tutto sbagliato a cominciare dal cast. Il tredicenne Levi Miller, oltre ad essere troppo impostato nella recitazione, è anche un Peter privo della spensieratezza e dell’allegria che dovrebbero contraddistinguere il personaggio. E’ invece serioso e introverso e il pubblico non riesce ad affezionarsi a lui. Hugh Jackman è un Barbanera istrionico che si rifà troppo al Capitan Uncino di Dustin Hoffman e risente della sua inclinazione per il musical che diventa qui stucchevole.

Garret Hedlund, l’eroe di Tron Legacy, è un Giacomo Uncino del tutto inappropriato, che si presenta con un look alla Indiana Jones. Oltretutto non vengono neanche gettate le basi della sua inimicizia con Peter. Evidentemente i produttori pensavano di rinviare il tema ad un eventuale sequel che difficilmente vedrà la luce. Rooney Mara è l’indiana Giglio Tigrato, una sorta di Galadriel che sta lì solo a somministrare spiegoni sulle origini di Peter e le vicissitudini di sua madre Mary, interpretata da Amanda Seyfried.

Campanellino, il coccodrillo e le eteree sirene con il viso di Cara Delevingne vengono gettati nella mischia giusto perché si tratta di un film di Peter Pan e devono esserci. In una cacofonia di colori pastello digitali ai limiti del kitsch e pessimi effetti visivi, la storia procede senza nerbo, con sequenze action coreografate senza originalità e insopportabili dialoghi intimisti.

L’unica sequenza interessante del film vede il galeone dei pirati sfuggire ai caccia da combattimento nazisti nel bombardamento di Londra, una fuga dagli orrori del mondo reale sulle vele della fantasia di un bambino. Poi tutto si appesantisce e la storia va a parare al consueto cliché del giovane protagonista che deve credere in se stesso per poter spiccare il volo.

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