Il fotografo Arkadiusz Podniesinski ha visitato la zona del disastro nucleare e le sue foto potrebbero far pensare che non sia passato un giorno da quell’infausto 11 marzo 2011.
Dopo l’incidente di Fukushima e l’uragano di polemiche che ne sono seguite, si potrebbe pensare che l’utilizzo di energia nucleare sia diminuito drasticamente. Non è proprio così.
Anche se Paesi come Giappone e Germania sembrano aver messo una croce sopra l’utilizzo di questo tipo di energia, il nucleare è ancora all’origine dell’11% dell’elettricità prodotta nel mondo. Non è un dato marginale, anche se il suo utilizzo è in lenta diminuzione.
A quasi 30 anni dal disastro di Chernobyl, il fotografo polacco Arkadiusz Podniesinski (avente al suo attivo ben due documentari sul disastro nucleare della cittadina ucraina), si è recato a Fukushima per un reportage che mette i brividi.
Sacchi di terra contaminata.
Uno dei procedimenti di risanamento della zona di Fukushima consiste nel rimuovere gli strati superficiali del terreno, raccoglierli in questi sacchi e trasportarli in un’area di deposito ancora da definire.
Il problema è che, ovviamente, nessuno vuole vivere vicino ad un deposito di materiale contaminato, così questi sacchi rimangono a Fukushima.
Sembra di vedere un live di Coppelion.