Recensione: Silverfish – David Lapham

Pubblicato il 14 Febbraio 2011 alle 11:38

Autore: David Lapham
Casa editrice: Planeta DeAgostini
Provenienza: USA
Prezzo: €12,95, 23,5 x 18, 160 pp. b/n


Ultimamente il nome di David Lapham compare molto più spesso in fumetteria, in diverse vesti e su svariati albi. Come sceneggiatore ha firmato storie di Spider-Man, Wolverine, Daredevil e il Punitore per la Marvel; di Batman e dello Spettro per la DC comics; e di altri personaggi di case editrici minori, come The Darkness per la Top Cow. In qualità di disegnatore invece ha prestato la propria arte a serie come DMZ e Fables (tra l’altro proprio negli episodi raccolti in Streghe, il volume ora in libreria!), realizzando episodi sparsi. Una costante comunque, è che alle grandi icone abbia preferito progetti particolari, come la miniserie Sparta, e quella sulla serie televisiva Fringe, per la Wildstorm. E così, mentre dovrebbe finalmente giungere in Italia la sua serie regolare, già conclusa, Young Liars (a marzo, stando all’annuncio della Planeta) è utile tornare a dare un’occhiata ad uno dei suoi primi lavori per la Vertigo: Silverfish.

Un graphic novel di genere, in bianco e nero (più i toni di grigio di Dom Ramos), risalente al 2007, che può essere un po’ considerato l’antesignano dei Vertigo Noir attualmente editi dalla Panini. Realizzato da Lapham in veste di autore unico, fa tornare alla mente il suo capolavoro, Stray Bullets, che l’autore continua a portare avanti a cadenza irregolare, lavorando maggiormente per le major per questioni economiche. Pur essendo un noir abbastanza classico, anche se contaminato da elementi horror, in Silverfish sono riconoscibili alcuni tocchi personali dell’autore, come l’attenzione all’adolescenza, lo scenario da provincia americana del New Jersey, la violenza impulsiva e bestiale, e il respiro corale del racconto, dove ogni personaggio è un ingranaggio con una precisa funzione. A parte un lungo salto temporale la storia si svolge tutta in una ristretta fascia di tempo, e l’indagine della giovane Mia e dei suoi amici sulla sua odiata matrigna Suzanne, si trasforma nel giro di poche ore da innocua a fatale. I ragazzi trovano una valigia con il doppio fondo piena di soldi, un coltello insanguinato e una misteriosa rubrica telefonica con una pagina mancante. Telefonare a quei numeri però, anche se solo per scherzo, potrebbe non rivelarsi una buona idea. La situazione degenera rapidamente trasportando i personaggi ed il lettore nel gorgo oscuro degli abissi dell’animo umano.

Stilisticamente Lapham mette in piedi un thriller da film hollywoodiano, dove con grande mestiere porta a galla tutti i retroscena e i misteri un po’ alla volta, in modo naturale e non forzato. Anche nei disegni dimostra un’attitudine cinematografica, con vignette simili a storyboard di una pellicola, molto serrate e ritmate. Il suo tratto è solido ed efficace, ma del resto al virtuosismo ha sempre preferito il pragmatismo e la chiarezza. Di contro, l’ambiguità dei personaggi, l’ambientazione notturna, e le tetre ombre che prevalgono sui bianchi, ricordano certe atmosfere hitchcockiane, per un fumetto che ha la sua miglior dote nel saper creare brivido e suspense nel lettore, avvincendolo dalla prima all’ultima pagina. Come i pesci che arrivano ad infestare la psiche di Daniel (pericoloso assassino o povera vittima?), Silverfish conduce in una realtà oscura e morbosa, con pochi tenui sprazzi di speranza. È un libro che si legge tutto d’un fiato, e non è detto che quello che si tira alla fine, sia un sospiro di sollievo.


Voto: 8

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