Come il colore della terra, una favola di libertà di Marco Gastoni e Nicola Gobbi – recensione

Pubblicato il 18 Agosto 2015 alle 11:30

Nel cuore dell’America Centrale sopravvive un popolo antico, che si oppone ad un modello di vita, quello capitalista e globalizzato, che ha nella ricerca sfrenata del profitto il suo unico motore.

Il 17 novembre 1983 nasce in Messico, nello stato sud-orientale del Chiapas, uno dei più poveri del paese, l‘Ejército Zapatista de Liberación Nacional, gruppo di lotta anche armata, ma, prima di tutto, politica e sociale, formato dalle popolazioni indios costrette a vivere in condizioni di miseria e private dei loro diritti fondamentali.

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Rimasto per dieci anni nel silenzio e nell’anonimato, l’EZLN, che deve il proprio nome all’ispirazione del rivoluzionario messicano Emiliano Zapata Salazar, si presentò al mondo il 1º gennaio 1994, per protestare contro l’entrata in vigore del NAFTA (North American Free Trade Agreement), accordo commerciale tra Messico, Stati Uniti e Canada che, secondo gli zapatisti, consegnava di fatto alle grandi multinazionali straniere lo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali messicane e, in particolare, di quelle che rappresentano la fonte di sostentamento delle popolazioni rurali di origine indigena, discriminate e trascurate dalla politica.

Quel giorno ebbe inizio l’avventura del movimento zapatista, nemico di ogni forma di sfruttamento economico, sociale e politico, avverso al neoliberismo, con il suo corollario di egoismo, avidità e disprezzo per l’ambiente, e sostenitore di una differente forma di civiltà, basata sulla convivenza pacifica con ogni creatura, sul rispetto dei diritti di ogni individuo, sull’autogestione delle piccole comunità ( i cosiddetti Caracol, “chiocchiole”, lente ma solide nel loro cammino) e su una forma di rappresentanza politica davvero onesta, regolamentata e rispettosa.

Pioniere nel percepire le derive più oscure della globalizzazione, che schiaccia le differenze e spesso soffoca le voci di chi ha meno voce, L’Ejército Zapatista riuscì, con azioni di protesta non violenta e mediante comunicati attenti, ragionati e sensibili, a coinvolgere l’opinione pubblica internazionale, suscitando un’ ondata di sostegno e partecipazione davvero mondiale.

Forti di questo sostegno spirituale e materiale, le comunità autonome zapatiste non hanno mai smesso di credere in un futuro di democracia, justicia y libertad, nonostante la continua avversione di governo e poteri forti dell’economia, che non hanno esitato a spargere brutalmente il sangue di innocenti per cercare di soffocare lo spirito di rinascita indigena, come nel terribile Natale del 1997, quando i gruppi paramilitari massacrarono 45 persone indifese, riunite in chiesa a pregare.

Lacrime e dolore scorrono nella storia dell’EZLN e in quella raccontata da Marco Gastoni e Nicola Gobbi nel loro Come il colore della terra, edito dalla torinese Eris Edizioni. Ma anche tanta speranza e sentimento di fratellanza che unisce tutti coloro che sostengono la causa zapatista, da una sponda all’altra dell’Oceano.

Nella loro delicata e preziosa graphic novel, Gastoni e Gobbi riescono a fondere egregiamente queste due fiamme: quella degli incendi scatenati per distruggere le terre occupate e la selva fonte di vita, e quella spirituale del coraggio e dell’amore per la libertà, che arde nei cuori dei primi e più umili figli del Messico da tempi immemorabili, ben prima che l’uomo bianco posasse il piede nella foresta vergine, dove indios e natura coesistevano in perfetta armonia.

Protagonisti di questo racconto, che è insieme cronaca e favola, sono i fratellini José e Juana, due piccoli abitanti del Chiapas. La loro vita è quella dell’Ejército Zapatista, divisa tra la resistenza contro un governo oppressore che cerca con tutti i mezzi, dai più subduli ai più devastatori, di spazzarli via, e un tentativo di serenità, nei villaggi retti secondo le equilibrate regole del movimento di liberazione.

In sottofondo, la voce narrante di una guerrigliera indios, con il volto nascosto dal passamontagna diventato il simbolo della resistenza, e circondata dal mais dorato di una milpa, la coltivazione tradizionale maya. È lei a condurre il lettore attraverso rievocazione storica e creazione letteraria, mostrandoci la violenza insensata dell’esercito messicano e l’ancor peggiore crudeltà del governo, che, sotto una facciata di accondiscendenza, offre carta bianca alle milizie pagate dalle grandi aziende per sterminare quei fastidiosi contadini ribelli. Ma gli anni passano e, contro ogni aspettativa, contro ogni logica, l’EZLN è ancora là, tra la sua gente e le sue montagne, amate e protette.

José e Juana sono diventati grandi ed è grazie all’impegno e al lavoro di persone come loro che il sogno zapatista continua, non solo lottando, ma anche costruendo, sostenuto da un alleato che eserciti e consigli di amministrazione non possono neppure immaginare e che mai hanno messo in calcolo: la Natura, quell’unica e multiforme realtà di cui facciamo parte e che, se impariamo a rispettare e a trattare con giustizia, non tarderà a ricompensarci con altrettanta saggezza. Come nel caso di Juana e dei suoi corvi, che la ascoltano e aiutano, perché nella grande danza della vita non sia solo la legge della sopravvivenza ad imperare, ma anche quello della cura reciproca.

Metafora della certezza zapatista che il sostegno ai bisognosi e la condivisione dei diritti e dei doveri sia una via migliore verso un mondo felice della solitaria e distruttiva “scalata al successo” capitalista, la fiaba di José e Juana, della volpe e dei corvi, è il proseguimento naturale della prima parte, più “storica” del fumetto edito da Eris, il primo (forse al mondo) a raccontare l’avventura zapatista. Fatto e Progetto, Realtà e Sogno, Radice e Frutto, Passato e Futuro.

L’Ejército Zapatista de Liberación Nacional non fu mai utopico tentativo di ricostruzione di un mondo perito sotto le spade dei conquistadores, bensì promessa di un avvenire migliore per chi, adesso, non solo in Messico, ma in tanti altri luoghi dell’America Latina e del mondo, è emarginato, calpestato, sacrificato all’altare del progresso.

E Marco Gastoni e Nicola Gobbi sono stati ottimi interpreti di tutto questo, il primo distillando con parole pure ed espressive questo intreccio incantevole di racconto e realtà. Il secondo rappresentandolo con disegni ricchi e semplici, fanciulleschi e fiabeschi, che sembrano provenire direttamente da uno di quei racconti indigeni che prendono il volo attorno alle fiamme dei falò delle comunità riunite al calar della sera.

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Un fumetto affascinante ed istruttivo, Come il colore della terra, che, già dal titolo, dichiara il suo inscindibile legame con la causa per cui è nato: far conoscere anche in Italia, anche tra il pubblico delle storie a fumetti, la lunga battaglia e i sogni degli zapatisti (quegli eredi del popolo Maya che si definiva “del colore della terra”).

Il volume è poi incorniciato dalla sapiente introduzione di Pino Cacucci e dallo scritto conclusivo EZLN: 21 (31) ANNI TRA GUERRA A BASSA INTENSITÀ, UTOPIA POLITICA E AUTOGOVERNO, di Annamaria Pontoglio, del Comitato Chiapas Maribel di Bergamo, che, meglio di qualsiasi pagina Wikipedia, illustrano sinteticamente le tappe fondamentali e le dinamiche del movimento zapatista, dal suo nascere alla sua prima apparizione, passando per le varie fasi della sua protesta, sempre osteggiata con durezza dai governi che si sono succeduti in Messico.

Come il colore della terra prende forma grazie all’impegno di Eris, casa editrice di grande coraggio ed impegno nella pubblicazione di opere ad alto contenuto sociale ed umano, che inserisce il libro in un progetto più ampio di sostegno alla realtà zapatista, come illustrano le ultime vignette, in cui viene presentato il lavoro della Torrefazione Artigianale Autogestita Caffé Malatesta, associazione lavorativa autogestita lecchese che si occupa della lavorazione e del confezionamento del Caffé Durito prodotto dalla Cooperativa zapatista Yachil Xojobal Chulchan (Nuova Luce nel Cielo).

Impresa solidale, lavoro equo, arte, fumetto, letteratura, cultura. Un vero e proprio universo alternativo cui Eris ha voluto dar voce con questo nuovo progetto “Creative Commons”, svincolato cioè dalla logica tradizionale dei diritti d’autore, condivisibile e riproducibile da tutti purché non a fini commerciali e riconoscendone la paternità.

Una proposta editoriale e culturale davvero rivoluzionaria, da seguire con attenzione.

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