Aurora West volume 1, la recensione del prequel di Battling Boy

Pubblicato il 5 Febbraio 2015 alle 10:15

Autore di opere come batman 100, 100% e THB, Paul Pope si è sempre contraddistinto come un autore indipendente dallo stile versatile e unico.

autora-west-cover

Le sue storie e i suoi disegni costituiscono un mix frenetico di underground, manga giapponese, comics supereroistici e hardboiled. Dopo aver ottenuto un buon successo dalla sua ultima opera Battling Boy, l’autore ha deciso di scriverne una sorta di prequel/spinoff, spostando l’attenzione su un personaggio femminile minore: Aurora West. L’omonimo volume pubblicato dalla Bao Publishing raccoglie la prima parte delle avventure scritte dall’autore. Questa volta Pope si è dedicato solo ai testi, mentre la parte grafica è appannaggio dell’artista David Rubin.

Nella caotica metropoli di Arcopolis gli abitanti non possono vivere sogni tranquilli a causa di misteriosi mostri che, spinti da una motivazione ancora sconosciuta, rapiscono i bambini durante la notte. Il leggendario scienziato Haggard West, grazie ad un arsenale tecnologico all’avanguardia (con tanto di West-mobile), si erge come principale cacciatore di mostri a protezione della metropoli. L’arrivo delle creature ha cambiato profondamente anche la sua vita: la notte in cui salvò la città dall’ennesimo attacco, sua moglie venne uccisa da uno dei mostri. Nonostante l’accaduto, Haggard decide di mettersi il passato alle spalle, coinvolgendo sua figlia Aurora nella sua crociata contro i mostri. Aurora non è un adolescente come tanti; è costretta a vivere la sua vita tra gli studi, le arti marziali e le ronde notturne insieme al padre. Durante la solita missione a caccia di mostri, Aurora scopre un simbolo che rievoca alcuni ricordi riguardanti il suo amico immaginario(?) dell’infanzia:il signor Monello. Questa scoperta sarà il primo passo di una ricerca della verità che si cela dietro la morte della madre.

Il plot impostato da Pope insieme a JT Petty potrebbe non sembrare originalissimo, seppur impreziosito da alcune intuizioni interessanti. Leggendo le avventure di Aurora e suo padre Haggard, è molto difficile non fare paragoni con il rapporto Hit-girl / Big Daddy già visto in un classico come Kick Ass di Mark Millar: una ragazzina che viene strappata dalle braccia dell’infanzia e viene costretta dal padre a “giocare” a fare i supereroi. Tuttavia, rispetto ad un personaggio come Hit-girl, Aurora non è un’assassina a sangue freddo; è ancora fragile ed emotiva, non ha la minima idea di come si uccida ancora ucciso un mostro. Tra tutti i freak e che abitano Arcopolis, Aurora è la più “umana” di tutti. L’intelligenza e la caparbietà che dimostra nelle situazioni difficili le permetteranno di trovare da sola il suo posto nel mondo. L’alone di mistero che circonda lei e la scomparsa di sua madre contribuisce a rendere Aurora una protagonista potenzialmente molto intrigante.

Haggard West, il padre di Aurora, si presenta a prima vista come un genitore schivo e protettivo, che, però, sembra dare molta più importanza al suo ruolo da supereroe. Molto divertenti i siparietti tra i due, sopratutto quando Haggard intima alla figlia di non chiamarlo ‘papà’ durante le missioni. Il rapporto Padre/figlia è sviluppato in maniera più che egregia , riuscendo a divertire e ad emozionare in più di un’occasione. Emblematica una scena in cui Haggard e Aurora devono impedire ad un padre, a cui i mostri hanno rapito la figlia, di gettarsi da un ponte; Il parallelismo tra un ponte costruito su un fiume secco e una figlia che non potrà essere cresciuta è suggestivo e commovente.

Il ritmo della narrazione risulta abbastanza lento per buona parte della storia, risollevandosi solo in occassione del climax finale.

Nel complesso, la storia e il microcosmo di Aurora West risultano comprensibili e godibili anche per coloro che non hanno ancora letto l’opera a cui si collega: Battling Boy, individuando un target di pubblico ancora più giovane.

Intervistato al Comic-con di New York a proposito di Aurora West, Paul Pope ha rivelato di essersi ispirato a Lovecraft, in contrapposizione al mondo di Battling Boy influenzato da Jack Kirby, Moebius e Miyazaki.

Nei disegni in bianco e nero di David Rubin si ritrovano molti elementi stilistici di Paul Pope e dei manga giapponesi. Il tratto incredibilmente espressivo e caricaturale viene impreziosito da efficaci chiaroscuri, che valorizzano i numerosi dettagli dei disegni. L’impaginazione risulta dinamica e, a tratti, geniale, grazie a tavole che si conformano alla struttura dell’ambiente circostante. Solo in occasione di alcuni combattimenti l’azione viene rappresentata in maniera un po’ troppo confusionaria. Il design dell’ambiente e dei personaggi risulta essere molto accattivante, soprattutto quello dei mostri, che si presentano come buffi e terrificanti.

Questo primo volume di Aurora West, pur partendo con un’idea non innovativa e un ritmo apparentemente troppo lento, riesce a coinvolgere emotivamente il lettore, grazie a personaggi solidi e ad un comparto grafico che sorprende per versatilità e livello di dettaglio.

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