E la chiamano estate, la recensione del fumetto vincitore del Gran Guinigi 2014

Pubblicato il 28 Novembre 2014 alle 10:15

Fumetto vincitore del Gran Guinigi 2014 per la miglior sceneggiatura, E la chiamano estate è una storia commovente ed introspettiva che colpisce a fondo!

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 Ci sono alcune storie in cui sono i colpi di scena, le esplosioni, i misteri a far andare avanti la trama. Ci sono alcune storie in cui queste cose mancano, ma dove bastano atmosfera, disegni, e soprattutto empatia ed immedesimazione a rendere memorabile il tutto. E la chiamano Estate, graphic novel delle cugine Tamaki, è uno di questi casi, dove una storia realistica e senza trovate sensazionali riesce a colpire nel segno e rimanere impressa nella mente del lettore.

L’estate, per le sue caratteristiche di periodo in cui gli adolescenti, liberi dalla scuola, crescono, interagiscono e si confrontano con le prime esperienze di vita, è al centro di molte storie sull’adolescenza: Awago Beach, dove è ambientata la storia, è un posto qualsiasi di villeggiatura, un po’ sperduto, per famiglie normali con problemi normali.
Mariko Tamaki, la sceneggiatrice, fa girare la storia intorno alle sue giovani protagoniste: Rose, magra e timida, il vero centro del fumetto, e la sua amica vivace e paffuta Windy.

Le ragazze girano per tutta Awago, incontrano i personaggi del luogo, ragazzotti un po semplici e un po’ volgari, ma soprattutto si confrontano con i grandi temi dell’adolescenza, tra cui sopra tutti la scoperta del sesso, argomento delicato ma trattato in maniera non morbosa.
E poi tanti piccoli eventi che saranno accaduti a tutti: le prime parolacce, i primi film horror, la prima cotta.
Le due ragazzine vivono nella loro ingenuità, ancora piccole, e il lettore riuscirà ben ad immedesimarsi nella situazione: quando si è piccoli si sentono e si vedono tante cose, che appaiono misteriose e “per grandi”, e che solo dopo anni acquisiscono un senso.

Su queste parole misteriose, su queste situazioni che appaiono enormi, sull’impressione che fanno sulle due giovani protagoniste si costruisce un po’ questa storia, e anche sulla loro ricerca innocente e senza inibizioni di tutto quello che non sanno ancora, di tutte quelle esperienze che le faranno maturare.
Tutta quella fretta di crescere ma non troppo, di voler comunque giocare nella sabbia, che le cugine Tamaki sono riuscite a rendere in maniera eccellente in questa storia, in maniera dolce e delicata ma senza tirarsi indietro su alcuni temi.

La famiglia di Rose  è in una situazione un po’ turbolenta, i due genitori non riescono ad avere un altro figlio e questo sta creando delle tensioni che rischiano di rovinare la vacanza e coinvolgere Rose stessa: la ragazzina ha percepito il problema ma non vuole andare a fondo, vede la difficoltà dei genitori ma, come le dirà il padre, capisce che sono cose da adulti a cui non deve e non vuole pensare, ma che sicuramente non la faranno stare tranquilla.
E così tutti gli eventi diventano un po’ sfondo delle vicende quotidiane della ragazza, senza però mai passare in secondo piano ma acquisendo una grande importanza, anche se non evidente, sulla sua crescita.

La narrazione procede per episodi brevi, per tavole mute, e i dialoghi davvero fanno pensare a degli adolescenti moderni in tutto e per tutto, non si avverte mai artificialità nella scrittura; come quando le due pronunciano qualche parola che sanno essere importante, ma di cui non sanno completamente il significato. Troppo spesso ho letto di adolescenti che poi, di fatto, erano un po’ troppo sicuri per come avrebbero dovuto essere tratteggiati: Rose e Windy invece sono vere nei loro dubbi e nel loro entusiasmo ingenuo.

E ad impreziosire il tutto, citazioni di cultura pop, dai Rush allo Squalo, che fanno piacere e che soprattutto contestualizzano la storia. Guardando lo Squalo originale infatti, Windy noterà come non faccia poi così paura, avendo la tipica reazione di un ragazzo di oggi davanti ad un horror non recentissimo.

Se della sceneggiatura e della scrittura di Mariko abbiamo parlato quindi, vanno citati i disegni di sua cugina Jillian: morbidi e sfumati,  come si addice ad un estate afosa, ma soprattutto come si addice a dei ricordi un po’ vaghi e passati ma con dei moneti vividi che hanno segnato la crescita.
Grande sintonia quindi tra le due autrici, anche nella disposizione molto riuscita delle vignette che rende piacevole e scorrevole la lettura.

Insomma di storie di adolescenti se ne vedono sempre, ma questa è una di quelle che mi ha più convinto perché, oltre che bella e ben disegnata, sembra davvero trattare di adolescenti esistenti! Quindi chi è alla ricerca di un certo tipo di fumetto forse farà bene a dare una chance a quest’opera, anche visto il rapporto qualità prezzo cavallo di battaglia di Bao, da cui molto difficilmente rimarrà deluso.

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